Edoardo Sandri occupa uno dei palchi di maggior rilievo nel mondo della mixology fiorentina. Suo è infatti il ruolo di Head Bartender dell'Atrium Bar al Four Seasons di Firenze. È proprio qui che la sua carriera è iniziata e cresciuta negli anni.
Eccolo dunque a ripercorrere con Fine Dining Lovers le diverse tappe che dal 2008, quando ha incominciato come stagista, l'hanno portato ad oggi.
Quando è nata la passione per questo settore?
È nata per caso, appena finite le scuole superiori, nell'estate del 2003. Fui attratto da un drink, il Tequila Sunrise, mentre ero in discoteca. Mi colpirono i suoi colori. Già il giorno dopo corsi in libreria ad acquistare manuali sui drink e le loro preparazioni. Siamo parlando di circa vent'anni fa e in questo settore era spesso necessario costruirsi un percorso, totalmente o parzialmente, come autodidatta. Ero molto curioso: il weekend, quando non potevo andare allo stadio a vedere l'Inter, mi recavo al pub.
La sua prima volta dietro il bancone di un bar?
Poco tempo dopo aver acquistato il celebre libro American Bar: The Artistry of Mixing Drinks in alcune discoteche di Firenze.
C’è qualcuno che considera il suo maestro?
Devo ammettere di non avere un grande background antecedente l'Atrium Bar del Four Seasons, sono nato e cresciuto qua dentro. Dapprima mi cimentai con il Flair, ahimè con scarsi risultati. Poi con Aibes appreso un approccio classico alla professione. Ho imparato molto da Massimiliano Prili, la prima persona a credere in me, Luca Angeli e Jacopo Rosito. Attualmente apprendo quotidianamente da Tommaso Ondeggia e da tutti i miei colleghi.
Quando è arrivato esattamente all’Atrium Bar del Four Seasons Firenze?
Poco prima del Natale 2008, il mio ruolo era quello di stagista. Mi venne offerta questa chance importante. Com'è noto si tratta di un prestigioso hotel 5 stelle e, come dicevo, il mio curriculum vitae allora e pressoché privo di esperienze.
Come definirebbe la carta dell’Atrium Bar oggi?
È un viaggio introspettivo, a ritroso nel nostro percorso di questi anni. Un po' quello che sto facendo io in questa intervista... Da un lato la carta dei cocktail del nostro bar propone i Greatest Hits realizzati dal 2008 al 2020. Dall'altro lato troviamo invece quello che considero il presente e il futuro dell'Atrium Bar, quindi i molteplici inediti. Si tratta dunque di una drink lista cui hanno partecipato, più o meno volontariamente, tutti i professionisti che sono passati da questo importante bancone.
Quali sono i sapori che preferisce far emerge nei suoi drink?
Come racconto spesso a colleghi e clienti, sono più portato a imbattermi in toni e atmosfere scure e fumose, dunque a rievocarle con le mie ricette. I miei colleghi possono confermarlo. Per fortuna ci sono loro a riequilibrare con un "tocco di luce".