Ein Prosit si conferma una delle manifestazioni enogastronomiche più importanti d’Italia. L’edizione 2018 aveva fissato un’asticella molto alta, ma quella 2019 l’ha decisamente superata. E ha portato con sé molte novità, a cominciare dalla location: Udine. Abbandonato il Tarvisiano, le montagne al confine sloveno dove Ein Prosit si è svolta per ben 20 edizioni, la kermesse si è spostata nel capoluogo di provincia, dove tra cocktail bar, ristoranti, teatri e castelli, ha portato il meglio dell’alta cucina mondiale in città, dal 23 al 27 ottobre.
Ein Prosit 2019 | Le cene
Le cene (“Itinerari del Gusto”) sono sempre state una delle parti più interessanti di Ein Prosit. Che ancora una volta ha superato le aspettative. Poteva capitare di partecipare alla cena a sei mani con il russo Anatoly Kazakov del Selfie di Mosca, il “nostro” Giuseppe Iannotti e l’americano di stanza a Bangok Tim Butler, che ha stupito tutti cucinando cavatelli ‘nduja e aragosta. Di assaggiare piatti iconici come il Caldo-freddo di uovo alla coque, sciroppo d’acero ed erba cipollina di Alain Passard.
Ein Prosit è riuscito a richiamare 60 dei migliori cuochi di tutto il mondo e a creare loro un contesto adeguato per esprimersi, a volte “in solitaria”, a volte insieme ai loro colleghi: e così c’è stata la cena dei siciliani Corrado Assenza e Martina Caruso, degli amici Diego Rossi e Federico Sisti, dei giapponesi Yoji Tokuyoshi e Zaiyu Hasegawa. E infine una cena con i nostri cuochi presenti nella 50 Best, ovvero Massimiliano Alajmo, Niko Romito, Mauro Uliassi, Norbert Niederkofler, Riccardo Camanini, Enrico Crippa e Luca Fantin.
Photo credit: Enrico Stefanel per EP19
Sold out da subito - come molte altre serate. Da notare come molti di loro abbiano usato ingredienti rigorosamente locali: “Coinvolgere gli chef è sempre stata una nostra caratteristica”, spiega Claudio Tognoni, creatore e organizzatore del festival insieme a Paolo Vizzari. “Ma ci interessa anche coinvolgere i produttori, il territorio.”
Ein Prosit 2019 | Il Talk
“Per questa edizione abbiamo volutamente scelto un tema provocatorio: Nemo propheta in patria” spiega Tognoni. E su questo tema hanno organizzato un talk in teatro, perché “Volevamo qualcosa ricco di contenuti, basta con i soliti showcooking”.
Sul palco si sono avvicendati personaggi come Josko Gravner, che ha parlato del concetto di tempo nella produzione vinicola, mentre il percussionista Trilok Gurtu “suonava” le celebri anfore in cui nasce il suo vino, o Mauro Uliassi, che ha raccontato il suo essere profeta in una patria, Senigallia, che in pochi anni è diventata una cittadina da cinque stelle Michelin.
E poi una parte del talk è stata dedicata alle donne: tema sempre spinoso da affrontare, in cui il confine tra “ghettizzare” e “dare spazio” è molto labile, ma per cui si è trovato uno spunto intelligente, ovvero elencare, insieme a chef come Ana Roš e giornaliste, le frasi che le donne si sentono continuamente ripetere, dai piatti “femminili e delicati” alle donne “iper-sensibili”.
Ein Prosit 2019 | Alla conquista di Udine
Inutile chiedere a Tognoni se ha qualche numero sulla manifestazione. “I numeri sono l’ultima cosa che mi interessa”, conclude lapidario. Bastava aggirarsi per la città, però, per accorgersi di quante persone si stessero godendo la pacifica invasione mangereccia. A Palazzo Kechler si tenevano le degustazioni di vino e birra che hanno reso la manifestazione famose.
Qua e là erano disseminati food truck e cubi di vetro in cui ad esempio Corrado Assenza sfornava le sue ormai iconiche colazioni. Mixologist di fama mondiale stavano dietro al bancone dei cocktail bar cittadini. Per chi aveva ancora un po’ di fegato rimasto, la Chiesa di San Francesco ospitava la fiera dei produttori. E a Palazzo Morpurgo si dava spazio al Friuli Venezia Giulia e al suo paniere gastronomico, con laboratori su prodotti tipici.
Impossibile riassumere tutti gli appuntamenti che si sono svolti in cinque giorni di manifestazione. Ein Prosit si è mostrato capace di spingere l’asticella un po’ più in là, di fare quello che gli altri ritengono possibile. Di creare, in un piccolo angolo del Nord Est italiano, un hub di idee, di incontri e di scambi per tutto il mondo dell’alta cucina internazionale. Senza dimenticare, quando la cena è finita e i tavoli sono sparecchiati, di fare festa: e forse il segreto di un evento di successo sta tutto lì.