Carpe Diem è la pizzeria che nasce dal sogno di Emilio Brighigna e di sua moglie Angelica De Berardinis. Assieme diffondono quotidianamente in Abruzzo la cultura della vera pizza napoletana.
Il progetto Carpe Diem inizia a Montesilvano nel 2012 e oggi conta tre pizzerie in Abruzzo (con la quarta in arrivo). Ma dietro c'è molto di più.
Com’è nata la sua passione per l’arte bianca?
È nato tutto per necessità. O meglio a causa di uno spiacevole episodio. Quando aprii Carpe Diem a Montesilvano avevo 20 anni, allora io ero in cucina e a fare le pizze c’era un pizzaiolo napoletano che purtroppo un giorno ebbe un malore. Fui costretto a sostituirlo. Cercai di cavarmela ma capii in quel momento quanto potevo imparare per essere davvero all'altezza. Decisi di formarmi adeguatamente, seguendo diversi corsi, a partire da quello sul pane, che considero il padre di tutti i lievitati. Il primo corso lo feci con il maestro Piergiorgio Giorilli.
Quando la pizza prese il "sopravvento" sulla cucina?
Prima facevo il cuoco, poi il panificatore e poi divenni pizzaiolo. Più seguivo i corsi, più mettevo le mani negli impasti e più cresceva la passione per i lievitati, così capii che quello sarebbe diventato il mio mestiere. Ricerca, studio e aggiornamento erano diventate le mie parole d’ordine.
C’è qualcuno che considera il suo maestro o che ha più di altri influito sulla sua formazione di pizzaiolo?
Franco Pepe, senza alcun dubbio. Quando andai a mangiare da lui, proprio nell'anno in cui avevo aperto Carpe Diem, rimasi folgorato dalla sua pizza e dalla classe in cui lui svolgeva il suo lavoro. Dagli impasti alla sala, tutto era perfetto. Già dieci anni fa lui creava degli accostamenti straordinari che nessuno faceva, pensai che un giorno mi sarebbe piaciuto diventare come lui.
Oggi le sue pizze "speciali" sono uscite dai confini di Montesilvano...
Ad oggi assieme a quella che è mia moglie, oltre che mia socia, Angelica De Berardinis, gestisco tre pizzerie, a Montesilvano, a Villa Raspa di Spoltore, a L’Aquila. E a brevissimo arriverà la quarta, a Chieti. Da subito abbiamo puntato tutto sulla pizza napoletana e sui veri fritti come si fanno in Campania, poi recentemente abbiamo inserito anche la pizza al padellino, sempre mettendo la qualità al primo posto.
Come descriverebbe l’ambiente delle sue pizzerie?
Tutte le nostre pizzerie hanno uno stile particolarmente riconoscibile. Abbiamo scelto un design moderno e glamour che rispecchi in primis i nostri gusti e anche la nostra giovane età. L’ambiente è accogliente, informale ma stiloso.
E il suo menu?
Il nostro è un menu che racconta il territorio con le sue eccellenze, seguendo sempre la stagionalità. Ci sono le pizze tradizionali e altre sperimentali. Faccio una grande ricerca di materie prime per la farcitura, coinvolgendo importanti produttori agricoli e Presidi Slow Food abruzzesi e non. Una novità fresca di questo mese è l’introduzione di uno speciale menu di otto pizze gourmet: quattro a base padellino, e cioè con un impasto fritto che fa vapore e viene poi asciugato in forno ventilato, e quattro a base della classica napoletana. Per le farciture abbiamo fatto un lavoro a quattro mani con lo chef Gianni Dezio di Atri. Le pizze si possono ordinare intere o con due proposte di menu degustazione.
La sua pizza in tre aggettivi?
Scioglievole, leggera e digeribile.
C’è una pizza che la rappresenta più di altre?
La Indivia, fegatini di pollo, nocciole e pasta di nocciole a base napoletana. Io adoro i fegatini di pollo. Appartiene al nuovo menu degustazione della collezione di pizze gourmet.