In principio fu Rene Redzepi. Lo chef del Noma di Copenaghen fu il primo a parlare di foraging, la raccolta di cibo selvatico, nell'ambito dell'alta cucina. Da allora sono passati diversi anni, di foraging si riempiono la bocca e i cesti di vimini cuochi di tutte le latitudini, ma per Redzepi conoscere le piante - e i fiori, i funghi, le alghe - del proprio paese rimane importantissimo, al punto da aver creato anche un'app dedicata.
Vild Mad - "cibo selvatico" - è uno strumento utilissimo per capire quali piante sono edibili e quali no, ma soprattutto per imparare a muoversi tra boschi e prati con sicurezza. Per ora è disponibile solo sulla Danimarca: non sarebbe bello se arrivasse anche in Italia?
In compenso abbiamo Wood*ing, il "wild food lab" guidato da Valeria Margherita Mosca, primo centro di ricerca italiano sul foraging. Se siete interessati a sapere cosa fa Valeria nelle sue escursioni tra le montagne lombarde comprate Wild mixology (Mondadori, 143 pagine), il suo libro che insegna ad applicare gli ingredienti selvatici - fiori, foglie, licheni, radici, cortecce - ai cocktail. Ve ne parliamo qui.
E se la curiosità per il foraging vi ha preso un po' la mano - e il portafoglio - ecco l'atrezzo che fa per voi: una bici con equipaggiamento per la raccolta e il consumo in loco di cibo selvatico. Il prezzo è un po' alto, ma volete mettere la soddisfazione di sentirvi avventurieri dei boschi? Qui maggiori informazioni.
E ovviamente non possono mancare le ricette. Insomma, dopo tutta la fatica che facciamo a raccoglierlo, questo cibo spontaneo, neanche lo mangiamo? Erbe, bacche, piante selvatiche e fiori edibili hanno molteplici utilizzi in cucina. Noi ne abbiamo sperimentati quattro: Crema di Fave Fresche e Tarassaco, Insalata di Lenticchie Nere e Gamberi, Risotto al Luppolo Selvatico e Frittelle con Fiori di Sambuco e Acacia. Trovate tutte le ricette qui.