Si chiama Guerra e pane l'ultimo libro di Margherita Oggero, in uscita il 4 settembre per la Piccola biblioteca di cucina letteraria di Slow Food Editore (97 pagine, 10 euro).
La scrittrice torinese, che ha esordito nel 2002 con il romanzo La collega tatuata, da cui è stato tratto il film Se devo essere sincera con Luciana Littizzetto e Neri Marcorè, con questo volume ci riporta all'inizio degli anni Quaranta, e ci racconta storie di famiglia e di vita quotidiana. A fare da sfondo a gesti e sapori del tempo, la città di Torino, sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale e nell'immediato dopoguerra.
È in questo difficile contesto che è ambientato il racconto, che descrive riti e oggetti familiari legati al cibo, ma anche la gestione giornaliera dei razionamenti e l'arte di arrangiarsi a tavola, per garantirsi un pasto caldo a pranzo e a cena. Un'epoca in cui sono nate molte ricette della gastronomia italiana, che affonda le sue radici nella semplicità della cultura contadina.
Così, la narrazione trasporta in quell'Italia divisa tra cultura industriale e contadina, con citazioni significative di quelli che sono i piatti della memoria: dalla panada, la zuppa di pane raffermo, alla panissa e al pinzimonio.
E poi appare il "baracchino", che oggi chiamiamo con il nome milanese di "schiscetta", la classica pietanziera da portare al lavoro. Un oggetto cui viene dedicato un approfondimento alla fine del racconto, firmato da Grazia Novellini, che ne ripercorre la storia, da utensile rurale a oggetto postmoderno.
Non manca il ricettario della memoria di Margherita, per imparare a preparare - come una volta - panada, panissa, minestra con semolino e riso con latte e castagne.