Di guide ce ne sono tante. Di Rossa ce n'è una sola. Volenti o nolenti, in Italia - e nel mondo - è la Guida Michelin che detta le regole. Mesi prima della presentazione gli chef si scambiano chiamate e messaggi carichi d'ansia, sperando che i fondi di caffè o il volo degli uccelli rispondano alle loro domande: sarà l'anno fatidico della terza stella? Finalmente conquisterò la prima?
Dopo esserci dilettati in sospetti e previsioni, noi di Fine Dining Lovers abbiamo ripercorso la storia della Michelin, dagli esordi a oggi. Volete qualche curiosità in più, per stuzzicare a dovere l'appetito prima della presentazione ufficiale il 4 novembre a Milano? Eccovi accontentati.
1. Non è un paese per donne
Immagine: Wired
Rossa sì, rosa decisamente meno. O almeno, in Italia finora è stato così. L'anno scorso la rivista Wired ha analizzato la percentuale di donne nei ristoranti stellati. Il risultato? Nel 2013 solo il 15,6% degli stelle (quasi tutti al Nord) era gestito da una donna. Una situazione che rispecchia quella generale dei ristoranti italiani, almeno quelli della fascia di livello medio-alto. Anche se poche, però, le stelle "al femminile" sono davvero luminose: Aurora Mazzucchelli, Cristina Bowerman, Sara Preceruti, o un pilastro della ristorazione italiana come Nadia Santini, solo per citarne alcune. Non resta che vedere se Alice, il ristorante di Viviana Varese, manterrà la stella nella nuova sede di Eataly Smeraldo. E se Alba Esteve Ruiz, la (giovanissima) chef di Marzapane, la conquisterà.
2. I just can't get enough
Amate ripetere che "Lungi da me l'invidia, non vorrei essere nei panni di nessun altro"? Allora non avete mai sentito nominare Andy Hayler, l'uomo che ha mangiato in tutti i tre stelle Michelin del mondo. Cominciati come hobby, i suoi tour gastronomici sono diventati un (quasi) lavoro a tempo pieno: Andy cena fuori dalle tre alle sei volte la settimana, e riporta le sue esperienze in un blog.
3. Anche i migliori sbagliano
Decine di paesi, centinaia di ispettori, migliaia di ristoranti. Come non commettere errori? L’anno scorso è stata pubblicata una recensione del Cambio di Matteo Baronetto - peccato dovesse ancora aprire. In passato lo stesso errore è capitato in Belgio: scuse ufficiali e 50000 copie della Rossa ritirate. Un altro errore commesso ben due volte, sia in Francia che in Inghilterra, è la fuga di notizie: stelle pubblicate, sui siti ufficiali, con una settimana di anticipo rispetto alla guida cartacea.
4. Il gran rifiuto
C'è chi le stelle, invece che bramarle disperatamente, le rifiuta. Ezio Santin (Antica Osteria del Ponte a Cassinetta di Lugagliano) e Gualtiero Marchesi decisero di "uscire" dalla Guida con dichiarazioni pubbliche che fecero molto rumore. Le motivazioni? Marchesi, uscito nel 2008, contestò il sistema di attribuzione punteggi della Guida - attribuiti, per giunta, da francesi e non da italiani. Santin, l’anno dopo, si limitò a dire che era stanco di subire lo stress del giudizio Michelin. Meglio lavorare per se stessi e i clienti, e tanto basta.
5. Oltre confine
Chi l’ha detto che gli chef italiani con tre stelle sono otto? Ce n’è un nono, che però non lavora in Italia: Umberto Bombana, 3 stelle Michelin all’Otto e Mezzo di Hong Kong. E il primo chef italiano ad ottenerle, invece, è stato Heinz Winkler: lo chef di origini altoatesine ha guadagnato la terza stella nel 1982, al Tantris di Monaco, e l'ha mantenuta per 25 anni, (record ancora imbattuto).