È una macchina inarrestabile Heinz Beck, chef nato in Germania ma italiano nell'anima, che da Roma ha portato il suo marchio in tutto il mondo senza mai abbassare la qualità della cucina e dei suoi piatti: da La Pergola di Roma è infatti approdato in Toscana, Portogallo, Londra e Algarve. E il viaggio non finisce qui.
Prossima tappa dello Chef dell'Anno - riconoscimento ricevuto durante Identità Golose 2014 - è infatti Dubai, dove lo chef aprirà il Social Heinz Beck. Da lì, ancora più a oriente, destinazione Giappone: è Tokyo la città scelta dallo chef per l'apertura di un nuovo ristorante, per la prima volta svincolato da una struttura alberghiera.
Fine Dining Lovers ha incontrato lo chef che, in questa intervista, illustra i suoi nuovi progetti e condivide ancora una volta il suo messaggio salutista: perché, come ricorda Beck, "il pasto non finisce una volta che ci si alza da tavola, ma continua il giorno dopo quando lo digeriamo per bene".
Ci parli della nuova apertura di Dubai e del nome Social Heinz Beck.
Questo ristorante nasce da un concetto più moderno, più giovanile, più comunicativo: gli antipasti, per esempio, qui si dividono fra i clienti, che ci aspettiamo essere giovani. Dubai era il posto giusto per questo tipo di operazione: è una città all'avanguardia, c'è tanto movimento e c'è sempre un bel tempo. Una città veloce e informale come questa aveva bisogno di un ristorante più snello rispetto agli altri: la qualità, naturalmente, sarà sempre quella "Heinz Beck".
Cosa aspettarsi dopo Dubai?
Apriremo a Tokyo, in una parte molto bella della città, e per la prima volta il ristorante non sarà ospitato da una compagnia alberghiera. Sarà una struttura a due piani: quello superiore sarà dedicato al fine dining e quello inferiore più casual. Avremo una parte più proiettata quindi sul lusso, mentre la parte inferiore sarà perfetta per chi ha meno tempo o vuole divertirsi senza rinunciare al buon cibo. Ultimamente la mia attenzione si è focalizzata molto su un pubblico di appassionati più giovane, che vuole mangiare piatti molto ben preparati, ma ad un costo minore. È giusto trovare sempre formule nuove, salvaguardando sempre il gusto e ovviamente facendo sempre attenzione alla salubrità delle pietanze.
Com'è cambiata la richiesta di cibo salutare, da parte della clientela?
L'esigenza del cibo sano c'è già da tempo, inutile dirlo: siamo ciò che mangiamo. Le patologie legate agli errori nell'alimentazione sono tantissime, perciò è fondamentale la comunicazione su un tema sensibile come fine dining e salute. Io ho cominciato nel 2000 con il primo progetto dedicato proprio a questo tema e da quel momento ho eseguito per 14 anni una cucina sempre più equilibrata, una cucina del togliere e non dell'aggiungere. È questo il mio credo. Un buon piatto non ha bisogno di troppo: ha bisogno di pochi ingredienti giusti, valorizzati con le cotture e con la tecnica.
Dopo i suoi libri dedicati alla salubrità del cibo, ha altri progetti sempre in questo campo?
Si, un nuovo progetto sulla salute molto completo, con dei partner importantissimi. È una cosa alla quale tengo davvero molto, non è un progetto di lucro ma più sociale, per chi ne ha davvero bisogno. Dimentichiamo che le problematiche alimentari cominciano quando si è piccoli, nei primi mesi di vita. Appena cresci iniziano i problemi, con le ossa o cardiovascolari, e lì dobbiamo intervenire facendo da mangiare bene e non dimenticando ovviamente il gusto.