La chiamano piazza di Spagna, ma non c'è luogo più inglese in tutta la città. La casa del poeta Keats a destra e la sala da tè Babingtons a sinistra sembrano le guardie dal cappello di pelliccia che vigilano sulla scalinata.
Fondata nel 1893 da due giovani signore inglesi, Babingtons da 125 anni è il custode dei segreti e della ritualità del tè.
Foto: Aromi Creativi
Una ricorrenza importante, che merita di essere celebrata degnamente. Per festeggiare questo genetliaco centenario, Babingtons ha creato un nuovo tè, semplice e tutto speciale. Classico, senza fronzoli, dalla miscela magica e sublime il tè è dedicato al sogno di due donne, due pioniere. Tè nero, vaniglia, miele, sambuco, petali di rosa, mirtilli, bacche di ginepro e foglie di mirto uniti in un blend che celebra l’unione tra Roma e l’Inghilterra attraverso la scelta di ingredienti in totale sintonia tra loro.
BABINGTONS: LA STORIA
Passata di figlio in figlio per quattro generazioni, qui si possono assaporare le migliori miscele in circolazione. Così buone da essere servite anche alla Regina in persona, a cui è stato dedicato un tè tutto speciale a firma Babingtons.
Per fare acquisti, bere una tazza di tè caldo o mangiare un boccone, le porte sono sempre aperte, soprattutto all'ora del tè: ogni lunedì, dalle 17 alle 19, l'appuntamento è con l'Ora del Tè Vittoriana, dove si celebra l'arte della conversazione sulle note di un'arpa, mentre cameriere vestite con abiti d'epoca servono una selezione di tè accompagnandola a deliziosi spuntini salati e dolci.
Ci sono i sandwiches, ma soprattutto ci sono le antiche ricette del periodo, come i muffin inglesi, cotti a lungo su pietra, ripieni di spalla affettata e formaggio filante.
E chi meglio di chi lavora a contatto con il té da così tanto tempo poteva darci qualche dritta sul tè, su come riconoscerne uno buono e abbinarlo in maniera giusta? Il latte e il limone vanno utilizzati si o no?
Siamo andati a farci dare qualche risposta e suggerimento da Chiara Breda e Rory Bruce, che il tè l'hanno servito alla Regina Elisabetta in persona. Anzi, gliene hanno creato uno apposta.
Riconoscere un buon tè
Innanzitutto date uno sguardo al tè e alle foglie.
Per farlo al meglio, sono necessari (quasi) tutti i sensi.
Vista
Per riconoscere un buon tè è necessario comprendere la condizione delle foglie. La grandezza delle foglie deve essere omogenea e l'aspetto deve risultare sano, non polveroso.
Se per caso trovaste dei germogli bianchi, niente paura. È sinonimo di qualità.
Tatto
Bisogna maneggiare la foglia per verificare la freschezza, per controllare se sia sgretolata o tutta intera.
Olfatto
Al naso deve pervenire un senso gradevole, benefico. Se ha un odore tipo di saponetta, non siete sulla buona strada.
Il profumo troppo carico è sintomo di aromi artificiali: non deve nauseare, pizzicare o aggredire. L'odore deve essere quello del tè, bisogna sempre cercare quello e riconoscerlo, come una nota distinta ma non prepotente.
Gusto
Come deve essere il sapore? Non esageratamente aggressivo, il tè si deve sentire. La sua purezza deve essere percepita in modo precisa e deve essere gradevole. Come di foglie recise, ma non secche.
Foto: Aromi Creativi
Acqua e infusione
Ogni aspetto è importante. Per poter goderne appieno una delle cose più importanti è l'uso dell'acqua. Meglio metterla a scaldare da fredda. Una volta portata a temperatura ricordatevi che ogni tè ha il suo tempo di infusione se volete gustarlo al meglio.
Nel tè il latte si o no? Limone e zucchero?
Partiamo dalla base: la distinzione più netta da fare è tra caldo e freddo.
C'è poi il dilemma di latte, limone e zucchero. Si mettono, non si mettono?
Utilizzare il latte nasce per stemperare l'acqua calda che avrebbe rotto le tazze in porcellana. E possiamo dirlo, è questione di gusti. Limone e zucchero, invece, sono una cosa diversa: l'acidità del limone riduce molti benefici della spezia, mentre lo zucchero ne altera il sapore. Meglio l'arancia, meglio ancora consumarlo in purezza.
Abbinamenti
Foto: Aromi Creativi
A Parigi lo fa Yam'Tcha, qui Heinz Beck a La Pergola. È la dimostrazione che anche il tè può viaggiare insieme ai piatti di alta cucina, che non è solo una bevanda estemporanea, ma un altro modo per amplificare l'esperienza.
Quali ingredienti e quali tipologie accostare?
Formaggi
Con formaggi caprini e stagionati, l'affumicatura di pino o cedro che fa da contorno ai sentori di frutta secca, sottobosco e fiori del Lapsang Souchong è quello che ci vuole.
Per gli erborinati, invece, si consiglia un floreale delicato e profumato come un Darjeeling o un tè verde cinese, che ha note erbacee.
Pesce
In Giappone la bevanda più consumata è il tè. E il loro tè verde è il più indicato per il pesce fresco e proprio con il sushi. Anche se i toni poco invasivi di un Oolong non si sposano male.
Se invece a tavola avete un pesce più grasso o dei crostacei, anche questa volta il Lapsang è una buona idea.
Carne
Con la carne non si sbaglia. Il tè migliore è quello nero.
Qui è interessante giocare con le varie sfumature, soprattutto se si hanno carni di cottura lunga, come il brasato o carni forti come la cacciagione. Alice, blend di cinque tè neri firmato Babingtons, ha ad esempio un corpo forte, la dolcezza della vaniglia e l'inaspettato dei frutti rossi. Se invece è il pollame la tipologia da abbinare, allora il Lapsang Souchong affumicato col pino è l'ideale.
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