"Nel mio ristorante vige la massima libertà. Non mi dà fastidio ma, sinceramente, mi fa abbastanza tristezza": parola di Pier Giorgio Parini, chef dell'Osteria Povero Diavolo, due stelle Michelin a Torriana. Di cosa sta parlando? Della mania di fotografare i piatti al ristorante. E la parola mania non è usata a sproposito: è ormai impossibile finire la cena senza fotografare neanche un piatto. Anzi, senza fotografarlo, instagrammarlo, condividerlo sui social newtork.
Parini sembra perplesso. "Io vado al ristorante per passare una bella serata con la mia ragazza o gli amici. Penso si sia perso il senso della tavola e soprattutto quello della convivialità: un valore che andrebbe recuperato assolutamente". Lungi da lui, però, l'idea di vietare lo smartphone a tavola. Come fanno molti ristoranti a New York - ma anche Nadia Santini nel suo Al Pescatore.
Alcuni ristoranti si muovono nella direzione opposta. C'è chi monta una #dinnercam per fotografare meglio il cibo, e chi addirittura offre la cena a chi posta foto su Instagram. L'idea è del ristorante londinese Birds Eye: i clienti che scattano una foto e la caricano su Instagram con l'hashtag #BirdsEyeInspirations ricevono un piatto gratis. I clienti si divertono e il ristorante riceve visibilità social.
Controindicazioni? Perdita di convivialità, certo. Iperconnessionismo. Gli stessi problemi per ovviare ai quali un bar brasiliano si è dotato dell'offline glass: un bicchiere che, per stare in piedi, deve essere appoggiato sullo smartphone. E pazienza se non potete far sapere ai vostri contatti Facebook che state bevendo una birra "Ogni cliente/ospite è libero di scegliere quale memoria voglia usare per conservare il ricordo del piatto, se quella mentale o digitale" spiega Eugenio Boer del Fish Bar di Milano. "Se usi solo la seconda, senza interagire con lo chef, tutto l'impegno messo al servizio del cliente si riduce a un mero scatto in 2D, senza spiegazione e contestualizzazione".
D'altronde, ci sono esperienze durante le quali è difficile rinunciare al foodstagramming. Una cena al miglior ristorante del mondo, per esempio. Al Noma, il ristorante di Copenaghen quattro volte in cima alla 50 Best, la prendono con filosofia. Come spiega Roberto Flore, che lavora al Nordic Food Lab di René Redzepi: "In linea di massima, non ci son problemi: su You Tube girano addirittura video fatti dai clienti con i piatti. I camerieri e gli chef sono sempre di una gentilezza estrema, accompagnano tutto il percorso gustativo presentando i piatti e facendosi pure fotografare".