"Piantare una vigna la prima volta è stata una delle cose che più mi ha fatto comprendere i lati duri, e anche quelli affascinanti, di questo lavoro. Mio nonno ha voluto che lo facessi subito, appena ho deciso di entrare in azienda. È faticoso, si sta bassi con la schiena piegata, molto vicini alla terra. In tutti i sensi, però: si sta con i piedi per terra! Si capisce anche così la bellezza di questo mestiere, vedendo crescere il frutto della tua fatica". Volto adolescenziale e personalità matura, Anton Robert Zaccheo parla con la freschezza di chi ha scoperto una strada, ma anche con la maturità e la consapevolezza di chi sa di lavorare in una delle cantine più quotate della Toscana.
Classe 1998, rappresenta la terza generazione della Carpineto per parte Zaccheo, una delle due famiglie amiche e fondatrici della maison toscana tra le Top 100 al mondo. È cresciuto in un substrato ideale per acquisire la passione, la sensibilità e l'amore verso il mondo del vino e delle tradizioni toscane seguendo le orme del padre, Antonio Michael Zaccheo e di suo nonno, Antonio Mario Zaccheo che nel 1967 fondò la Carpineto con Giovanni Carlo Sacchet.
Anton è nato a San Francisco proprio l'anno in cui Wine Spectator ha fatto la prima classifica e il vino di famiglia veniva annoverato tra i migliori rossi del globo. Ora è lui che produce uno dei cento migliori vini al mondo della classifica: è il più giovane vignaiolo della Top 100. È tornato in Italia all'età di 4 anni ed è cresciuto nella campagna di Montepulciano, presso una delle tenute dell'azienda, tra le colline toscane decorate da vigneti e oliveti intercalati da lunghe teorie di cipressi.
Ecco che cosa ha raccontato Anton Robert Zaccheo a Fine Dining Lovers.
Si ricorda come è andata la prima volta che ha assaggiato il vino?
Amore a prima vista! Ho sempre cercato di assaggiare dal calice di vino di mio padre, anche se lui giustamente me lo impediva per la mia giovane età, fino al momento che da bambino prese il suo dito, lo inzuppò nel calice di vino e me lo mise sulle labbra... Quella fu la prima volta che io assaggiai uno dei nostri prodotti. E devo dire che mi piacque, mi sembrava un sapore insolito che mi dava gusto. Poi ho capito che era la strada giusta per me.
Ci racconta la sua giornata tipo: come la trascorre?
Al momento rivesto il ruolo di cantiniere e di vignaiolo, che nei fine settimana si trasforma in un lavoro più di relazioni, con le visite dei clienti o, prima del Covid, con eventuali viaggi all’estero. La mia giornata tipo durante il raccolto? Un bel buongiorno all'alba! Mi incontro con Mauro (il nostro agronomo) per fare una passeggiata per le vigne studiando la situazione dell'uva, per eventualmente partire subito con la vendemmia. Una volta dato il via alla vendemmia, invece, rispetto alla quale io faccio un lavoro in vigna la mattina in affiancamento agli esperti di raccolta, mi reco in cantina a dare una mano con il ricevimento dell'uva, accompagnandola in vasca dove poi facciamo partire la fermentazione. Poco dopo solitamente arriva Caterina, la nostra socia-enologa, e spesso in compagnia ci mettiamo con un calice di vino ad assaggiare le varie vasche ipotizzando le possibili evoluzioni del vino. Nel pomeriggio spesso mi ritrovo a fare i rimontaggi o anche a svinare le vasche, a fine fermentazione. La giornata si conclude sempre con una bella cena per festeggiare la giornata lavorativa e di vendemmia. Altrimenti esco con i miei amici: cuciniamo insieme, io porto il vino, inutile dirlo. Però me la cavo anche in cucina...
Cosa ha già imparato e cosa deve o vorrebbe ancora imparare?
Da imparare c’è ancora molto e credo che sia uno dei mestieri dove non si smette mai di imparare e di tenersi aggiornati, proprio per la sua continua evoluzione. Da vignaiolo ho imparato a gestire le vigne nell’arco dell’anno intero e a guidare i mezzi - i trattori - tra i filari. Da cantiniere, invece, sto apprendendo tutto il processo enologico che c'è dietro i nostri prodotti. Un aspetto che vorrei approfondire è il lato commerciale, soprattutto sul mercato estero, perché ho sempre avuto una passione per i rapporti internazionali e il loro evolversi.
Quali sono i suoi obiettivi: come si vede fra dieci anni?
Questa è una domanda complicata, ma sicuramente vorrei seguire le orme di mio padre nel commerciale, in giro per il mondo: mi porta con lui da quando sono un bambino, ho sempre viaggiato tanto. Mi ha trasmesso molte passioni legate all’universo vinicolo ed ho intenzione di portarle avanti nell’azienda.
E invece come immagina il futuro del mondo del vino: i giovani si avvicineranno sempre più?
Quello del vino è un mondo molto ambito, a cui i giovani si stanno avvicinando sempre di più in maniera professionale, frequentando corsi accademici come quelli da sommelier, di enologia, ecc... Nei Paesi a vocazione vinicola come l’Italia i giovani vengono a conoscenza del prodotto prima di tutto a casa, e alcuni, poi, scelgono di entrare nel nostro mondo.
E la pandemia che effetti avrà sul futuro del comparto secondo lei?
La pandemia ha confermato che il vino è un bene essenziale in tutte le famiglie. Si beve sempre con regolarità, grazie al cielo. La pandemia sta rallentando i consumi al ristorante ma al contempo sta incrementando quelli a casa, spesso anche attraverso il web. Io stesso ho fatto aperitivi su Zoom, ho stappato con gli amici e addirittura insieme a mio padre ho fatto degustazioni tecniche. Così come la pandemia ha dato un grande slancio alle vendite tramite e commerce.
Cosa si prova a essere il più giovane vignaiolo nella classifica Top 100 di Wine Spectator?
Si prova passione, orgoglio ma soprattutto serietà nel portare avanti l’azienda con gli stessi standard. All'inizio, appena saputo anche tanta emozione.
Deve gestire un grande patrimonio vitivinicolo: come si sente in questa situazione, un privilegiato o avverte il peso di un'importante eredità?
Al momento mi sto sentendo a mio agio, però, ovviamente, so che non sarà un passo semplice da fare. Comunque direi che un giorno sarò più che onorato di prendere in mano questa eredità costruita con amore e successo dalle generazioni precedenti.
Pensa che il mondo del vino comunichi bene alla sua generazione?
Il mondo del vino si sta aprendo sempre più alla mia generazione, anche grazie alla varietà di prodotti: così riesce sempre a soddisfare il palato di tutti, anche dei meno esperti.
L'eccellenza enologica è un tema che interessa ai tuoi coetanei?
Le eccellenze enologiche spesso non sono alla portata economica dei più giovani, ma fortunatamente si bevono degli ottimi vini anche sotto i 10 euro in enoteca, o 20 euro al ristorante. Nonostante ciò, oggi con i social noi produttori riusciamo a raggiungere con più facilità i giovani. Come azienda, durante la quarantena, abbiamo iniziato un progetto che consiste nel fare video su ciò che quotidianamente succede all'interno della Carpineto, ma anche dei video in cucina in cui io e mio padre cuciniamo la cena, abbinando al pasto un nostro vino.
Tre vini con cui racconterebbe la sua storia a una persona che non la conosce e perché.
Il vino che a parer mio mi rappresenta di più è il Poggio Sant’Enrico che fu creato nel 1998, ovvero il mio anno di nascita. È un 100% Sangiovese, Cru di Vino Nobile che fa un passaggio di un anno in barrique, seguito da 6/7 anni di affinamento in bottiglia. È stato anche il primo sangiovese in purezza nella denominazione del Nobile. Il Dogajolo potrebbe essere un altro bell’esempio, essendo un vino con un blend moderno, morbido, flessibile: da tutti i giorni e facilmente abbinabile a molti pasti, proprio in linea con il lifestyle di un giovane. Poi aggiungerei anche il Brunello di Montalcino che, provenendo da una tenuta a 500 metri di altitudine con esposizione molto ventilata, è un vino che ha grande eleganza, mineralità e sentori floreali: un vino che amo tantissimo.
Autunno, tempo di vendemmia: si ricorda la sua prima raccolta?
La prima vendemmia è stata quella del 2019: all'inizio è stato uno shock perché, non avendo molta esperienza pratica di cantina, mi sono trovato subito direttamente inserito in un momento di stress, che però mi ha fatto scattare la passione, la voglia di fare bene. Alla fine credo che sia proprio quello che ti motiva ad andare avanti e ad eccellere.