Cambiare vita mantenendo il comune denominatore della propria passione, quella dell'enogastronomia. Potrebbe essere riassunta così la storia di Giulia Monteleone che, dopo aver lavorato come giornalista enogastronomica, è passata dall'altra parte della barricata ormai da qualche anno e, con l'aiuto fondamentale del compagno e del padre, ha creato la sua azienda vinicola.
Per farlo non scelto un luogo particolarmente semplice ma la terra che ama. Così i vini Monteleone nascono sull'Etna e, benché i terreni non siano posizionati particolarmente in alto, si meritano senza dubbio l'appellativo di vini eroici.
Da dov'è nato il coraggio di una scelta così importante? E perché la scelta proprio del vulcano siciliano? L'abbiamo chiesto direttamente a Giulia Monteleone, titolare di Monteleone vini dell'Etna.
Quando è nata la sua azienda agricola?
Nel 2017. Sono sempre stata appassionata di vini, quelli dell'Etna in particolare, e collaboravo con diverse testate del settore. Con il mio compagno ci siamo messi alla ricerca di un luogo dove far nascere questo sogno. Dopo tanti giri abbiamo individuiamo due ettari di vigna vecchia a pochi passi dal fiume Alcantara, ai piedi dell'Etna. Così è nata Monteleone vini dell'Etna, a circa 500 metri sul livello del mare, a breve distanza dall'antichissima Cuba di Santa Domenica, gioiello bizantino di rara bellezza.
Non un luogo semplicissimo per sviluppare un'attività...
È vero, ma ne siamo sempre stati consapevoli. Arrivammo qui in una torrida giornata d’estate, il vento caldo che ci accolse spazzò via tutti i dubbi e le perplessità. Questo era proprio il locus amoenus che stavamo cercando, il posto giusto dove avremmo prodotto il nostro vino. Negli anni successivi ci siamo dedicati ad ampliare l’azienda, partendo dai terreni limitrofi. I frutti di queste nuove vigne saranno la matrice di nuovi vini.
Quanti ettari vitati comprendono quindi attualmente le vostre vigne?
Le nostre vigne si trovano nel versante nord dell’Etna, dislocate in due diverse contrade, Cuba e Pontale Palino. Si tratta di piante antiche a cui tengo molto. Attualmente contiamo tre ettari vitati ma il progetto è di aggiungerne altrettanti.
Chi l’affianca in questo progetto?
Siamo un'impresa di famiglia. Come dicevo, fin dall'inizio ogni decisione è stata presa assieme al mio compagno, Benedetto Alessandro. Lui di mestiere fa l'enologo e senza il suo supporto e il sua lavoro nulla di tutto questo sarebbe stato possibile. C'è poi mio padre Enrico, che ci ha supportato economicamente ma anche praticamente, con il suo lavoro ed aiuto quotidiano.
Quali sono stati i primi vini che avete imbottigliato?
Dal 2017 in Contrada Cuba produciamo due Etna Rosso DOC da uve di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, con piccole percentuali di Alicante. Si tratta del Monteleone Etna Rosso DOC, che è stato anche il primo ad entrare in commercio, ed il Cuba Etna Rosso DOC, quest’ultimo nasce dalla parte più antica della vigna, allevata ad alberello.
Nel tempo si sono aggiunte altre etichette?
Sì, dalla vendemmia 2018 la produzione si arricchisce di due nuove etichette. La prima è l'Anthemis Etna Bianco DOC, da uve di Carricante coltivate a Sant’Alfio, nel versante Est del Vulcano, tra i 700 e i 900 metri sul livello del mare. C'è poi l'ultimo nato, il Rumex Etna Rosso DOC, Nerello Mascalese in purezza e vigna prephilloxera.
E quale tra questi vini sceglierebbe per brindare alla ripartenza dopo il periodo difficile dovuto all'emergenza Coronavirus?
Sicuramente il Rumex Etna Rosso DOC. Come tutti i vini che produciamo, si contraddistingue per freschezza, eleganza, bevibilità. Ma qui il carattere etneo è particolarmente marcato, ogni sorso porta con sé il territorio da cui arrivavo. Sul mercato uscirà a a settembre 2020.
A proposito di lockdown: come avete vissuto la chiusura?
Sono stati momenti certamente non facili. Abbiamo continuato a lavorare nei limiti consentiti: la vigna non si ferma mai. La vendita però ha risentito molto della situazione. Produciamo un vino di nicchia, per intenditori, siamo distribuiti da Marchesi di Barolo e ci rivolgiamo ai ristoratori. Per comprendere il nostro prodotto l'e-shop non è un canale adeguato, abbiamo bisogno di qualcuno che ci racconti e valorizzi. Speriamo ora di tornare alla normalità.