“Il progetto di IO Luigi Taglienti è nato quando ho visto questo luogo e ho pensato che fosse talmente bello da farci qualcosa”. Ha inaugurato il 4 giugno scorso il nuovo ristorante che vede alla regia Luigi Taglienti, chef di origini savonesi che, chiuso il capitolo Lume a Milano, torna sulle scene con quest’ultima interessante novità. Si trova a Piacenza e nasce nell’ambito di Volumnia, l’hub di Enrica De Micheli, gallerista con esperienza tra antiquariato e design: uno spazio aperto nel 2018, dove si coniugano arte, cultura e vita sociale.
Un luogo suggestivo che sorge negli spazi un tempo occupati dalla Basilica di S.Agostino, oggi sconsacrata, con dettagli architettonici emersi durante i lavori di restauro, tra maestosi colonnati, stucchi e affreschi. Il cortile esterno con annessa l’ex falegnameria del monastero è stato recuperato ed è proprio qui che si trova il ristorante siglato dallo chef Taglienti.
IO Luigi Taglienti, il concept
"La mia visione si è unita a quella di Enrica De Micheli, che aveva già concepito un ristorante accanto alla chiesa sconsacrata di S.Agostino, punto di riferimento per i piacentini”, racconta lo chef. “Accanto a questo polo importante per il design, con un focus sugli arredi degli anni '50 e '60, è stato recuperato questo spazio, destinato alla ristorazione. Ci siamo conosciuti ed è scattata la sinergia: IO non è una seconda linea, o un bistrot, ma è una prima linea più soft”, precisa.
“Chi viene a mangiare qui riconosce la mia timbrica, ma è tutto più sobrio, accessibile, contemporaneo, sostenibile a tutti gli effetti: il ristorante parla un linguaggio italiano che va in sinergia con la galleria. Chi va in galleria per il design trova al ristorante una cucina italiana formata, ma leggibile; allo stesso modo, chi viene da noi per mangiare, scopre anche uno spazio meraviglioso legato alla nostra cultura. Questo è un luogo che parla di bellezza, di cultura, di generosità. Ed figlio di un progetto schietto, puro, pulito”, spiega lo chef.
Un ritorno sulle scene dopo la pandemia? “Non è solo una riapertura post covid, ma una vera e propria nuova apertura: siamo un ristorante adiacente a una galleria di design che è sinergica a ciò che già stato. La chiesa del ‘500 è una meraviglia, il ristorante era dentro la ex falegnameria, uno spazio che è stato adibito pure ad armeria durante la guerra”.
IO Luigi Taglienti, il menu del ristorante
E l’impostazione del menu? “Abbiamo rifatto tutta la cucina, il ristorante aveva la visione di Enrica De Micheli. Poi, con il mio arrivo, ha compreso appieno quello che voleva diventare quel luogo: la mia visione era in linea con la sua e l’abbiamo attualizzata in maniera veloce”, racconta Taglienti.
Come spiega lo chef, è un ristorante italiano a tutti gli effetti, con dettagli che lasciano emergere la sua mano. Anzi, per definirlo ha coniato una definizione: “Ho voluto fare volutamente un soft gourmet, un termine nuovo che uso per fare riferimento al linguaggio fortemente italiano e contemporaneo che qui si esprime in tutti i modi”.
Ecco allora la lasagna tradizionale con twist di limone verde, il foie gras foie con salsa di lattuga e cassoeula, la manzetta e un vero e proprio banchetto di dolci tutti italiani, dalla zuppa inglese alla terrina ai tre cioccolati, al Savarin ai frutti rossi. Tutto molto comprensibile, al netto di una visione personale dello chef. “Sì, l’italianità è forte, c’è leggibilità dei sapori, ma allo stesso tempo è riconoscibile la mia mano”, commenta Taglienti.
IO Luigi Taglienti è aperto a pranzo e a cena con menu alla carta, oppure con menu degustazione (4 portate a 58 euro, vini esclusi). “Un percorso che riprende la carta e che fa una sintesi tra i miei piatti signature e una timbrica italiana”, puntualizza lo chef, che non esclude in futuro un’altra nuova apertura all’ombra della Madonnina.
“Io vivo a Milano, ci sono stati dei contatti molto forti per una riapertura, ma le cose devono avvenire in maniera naturale, non vanno forzate. Lume non esisterà più e se ci sarà una nuova apertura non so ancora come sarà. La voglia di tornare a Milano c’è: è la città che mi ha adottato e dove vorrò tornare al momento giusto”.