Ci vuole rispetto. Rispetto per il cibo, rispetto per la tavola.
Lidia Forlivesi non è una chef, ma parla della sua Colazione della Domenica con la stessa passione. Studi al Master in Comunicazione e Giornalismo Enogastronomico del Gambero Rosso e una carriera come organizzatrice di eventi (prima da Antonello Colonna e poi a New York con il Sant Ambroeus), ha cominciato la sua Colazione della Domenica a febbraio 2013. L’unico precedente in Italia era Ma' Hidden Kitchen, nata a settembre 2012, e Gnammo, iniziato ad agosto.
Un successo immediato: vuoi per il formato originale, vuoi per la cura che Lidia mette in ogni dettaglio, vuoi perché di brunch se ne ha già abbastanza e Lidia infatti specifica che il suo non è un brunch. "Devo avere la percezione della tradizione. Io sono italiana e voglio trasmettere l'italianità dei ritmi".
L’abbiamo incontrata per parlare delle sue tavole che, tra granola, composte, pani e torte fatte in casa, hanno conquistato i social network (67.100 followers su Instagram, oltre 6.500 su Facebook) e soprattutto gli ospiti - che non vengono solo da Milano, ma anche da altre città, solo per provare la sua Colazione della Domenica.
Come ha deciso di cominciare?
Mi piace ospitare. Da sempre. Casa mia era il punto di riferimento anche a New York: la domenica pizza o passatelli, il frigorifero sempre pieno in caso arrivi qualcuno all’ultimo minuto. Avevo già cominciato a invitare amici a colazione la domenica, il social eating era il passo successivo, ho solo aspettato la casa giusta. Volevo le condizioni ideali, per me è un vero e proprio evento dal punto di vista organizzativo - anche se il concetto è un’altra cosa.
Perché proprio la colazione?
È da sempre è la "mia" cosa. Moltissimi compleanni li ho festeggiati proprio a colazione! Non voglio prendermi meriti, ma un po’ ho contribuito a sdoganarla io, prima che diventasse una moda. Ogni tanto a New York mi prenotavo una camera d’albergo da sola solo per provare la colazione. Di giorno si è tutti un po’ più lucidi e freschi, un po’ più "scoperti" e senza filtri: la sera c’è un’atmosfera diversa - e ci sono gli alcolici!

E a Milano che colazione in hotel consiglia?
Mandarin e Principe di Savoia, sicuramente. Una delle colazioni preferite di sempre è vicino, il Buongiorno Da Vittorio nell’hotel dei fratelli Cerea.
Qual è un errore che non sopporti?
La maleducazione, la scortesia. Tante mancanze professionali possono essere sopperite da un buongiorno.
Lei ha aperto il blog nonsolofood.com prima di cominciare La Colazione della Domenica: è un passo necessario?
Io non mi definisco blogger perché vorrebbe dire essere incasellata e identificata solo con quello. Però è un po’ il mio portfolio online, serve a farmi conoscere.

Le idee che le persone hanno sul social eating sono spesso molto distorte. Come risponde alle polemiche?
Uno degli elementi scatenanti è stato l’utilizzo del termine "restaurant". Ma si sono dati loro questo appellativo, è ovvio che se metti in mezzo la parola ristorante si scatenano altre cose. La gente pensa che diventiamo miliardari, ma non c’è niente di più sbagliato: se lo facessi per guadagnare dovrei farli pagare almeno il doppio! Noi non rubiamo il lavoro a nessuno. Io ho un lavoro di consulenza che è la mia principale fonte di reddito, la Colazione è un contorno che organizzo una volta al mese, e che non considero un’attività vera e propria ma una passione.
Secondo perché il social eating sta andando tanto di moda?
Quando ospito le persone non le tratto da ospiti, bensì da amici. Vieni a casa mia e fai colazione con me perché è il mio momento preferito e te ne preparo una che rispecchia la mia personalità. Loro lo capiscono e spesso mi portano addirittura un pensiero o insistono per darmi una mano a sparecchiare! Intorno alla mia tavola sono nate amicizie, tra me e gli altri ma anche tra gli ospiti.
Organizzava anche le Burger Night. Prossimi progetti?
A gennaio comincerò un nuovo formato: champagne e hot dogs.