Siamo arrivati agli sgoccioli e la finale è ormai alle porte. Con gli ultimi due protagonisti si conclude il ciclo di interviste per conoscere meglio i dieci finalisti italiani di S.Pellegrino Young Chef 2018. Chi sono i giovani chef che l'11 settembre si sfideranno a Milano? Quali sono i loro sogni, le loro aspettative sul concorso e i piatti che stanno preparando e con cui proveranno a conquistare la giuria italiana?
Abbiamo conosciuto Alberto Lazzoni e Alessandro Rapisarda, Vincenzo Dinatale e Carmelo Fiore, Edoardo Fumagalli e Antonio Sena, Manuel Bentivoglio e Daniele Groppo; oggi il cerchio si chiude con Luca Natalini e Andrea Vitali.
Cominciamo con Luca Natalini, chef della Taverna di Bacco a Nettuno, che alla finale preparerà Pigeon 3000 km. Luca Natalini sarà anche uno dei concorrenti di Top Chef Italia 2017.
1. Perché ha deciso di partecipare?
È il secondo anno che sto cercando di portarmi a casa il titolo di Young Chef. Credo che non si debbano mai lasciar sfuggire i propri traguardi. Bisogna dare sempre il massimo per fare meglio.
2. Cosa ha voluto esprimere con il suo piatto?
Con il piatto che ho scelto desidero esprimere un'idea di ritorno al passato attraverso la storia di un ritorno. Il mio ritorno dalla Russia all'Italia.
3. Dovrebbe vincere lei perché…
Perché se non vinco quest'anno, ci riproverò anche l'anno prossimo. Mai e poi mai mollare!
4. Quali sono i suoi sogni lavorativi?
Riuscire a fare la differenza. Essere diverso da tutti.
5. Cosa pensa le porterà il concorso?
Spero innanzitutto di conoscere professionisti di livello che siano un buon metro di paragone e un confronto importante per la mia crescita.
6. Il giudice che teme di più?
I giudici sarà un piacere conoscerli di persona ma non andrò lì con timore; solo con tanta voglia di esprimere la mia idea.
Andrea Vitali invece è sous chef del ristorante I Fontanili a Gallarate in provincia di Milano. Alla finale di SPYC porterà Pernice, porri e nocciole.
1. Perché ha deciso di partecipare?
Credo che partecipare ad un concorso di tale importanza permetta di ottenere una crescita professionale e personale molto importante. È un concorso che porta al confronto con altre realtà; ti permette di guardare al mondo della cucina da altre prospettive e di avere una platea più ampia rispetto a quella quotidiana.
2. Cosa ha voluto esprimere con il suo piatto?
Ho lavorato al mio piatto basandomi sulle mie esperienze pregresse, lavorative e non. Il concetto fondamentale che vorrei che trasparisse dal mio elaborato è il rispetto per ciò che ci offre la natura e le nostre radici: da qui viene la scelta della pernice, un prodotto di cacciagione che rispecchia ciò che la terra era nel passato, è attualmente e sarà in un futuro.
3. Dovrebbe vincere lei perché…
Sicuramente siamo 10 ragazzi ben motivati e pronti alla vittoria. Penso e spero di poter vincere, perché credo che il piatto ed io possiamo rappresentare e valorizzare al meglio il nostro paese e le nostre tradizioni di fronte ad una giuria internazionale.
4. Quali sono i suoi sogni lavorativi?
Il mio sogno fin quando ho capito che volevo lavorare nel mondo della cucina è quello di aprire un ristorante tutto mio un domani ed esprimere tutto me stesso e la mia passione. Nel futuro immediato spero di fare altre esperienze lavorative, in modo tale da accrescere e migliorare il mio bagaglio lavorativo.
5. Cosa pensa le porterà il concorso?
Mi aspetto un esperienza ricca di emozioni, il mettersi alla prova ed essere giudicato porta sempre ad un miglioramento personale e ad accrescere le proprie capacità.
6. Il giudice che teme di più?
Timore non credo sia la parola adatta. Le persone che mi giudicheranno sono professionisti, quindi più che di timore parlerei di rispetto.
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