Dopo essersi conosciuti ad un corso sulla mixology, Marco Zampilli e Cristian Ricci non si sono più lasciati. Oggi i due sono titolari del Rude Centocelle a Roma, locale di successo in cui ci si diverte bevendo bene.
A Fine Dining Lovers hanno raccontato le loro esperienze, il loro incontro e la loro filosofia dietro al bancone.
Com'è nata la vostra passione per il mondo della mixology?
Marco: Naturalmente, quando avevo vent'anni. Era il 2003 e lavoravo nel laboratorio di pasticceria di mio padre. È lì che ho iniziato a sperimentare, miscelare, osare. Mi divertiva.
Cristian: Il mondo del bar mi ha sempre appassionato. Ho lavorato per molti anni in caffetteria e dentro di me sentivo montare sempre più insistente la voglia di fare qualcosa di più, di creare cose nuove. Questo mi spinse a seguire i primi corsi focalizzati su questo settore fantastico.
E quando il bar è diventato a tutti gli effetti una professione?
Marco: Iniziai con i primi corsi professionali nel 2004 ma solo nel 2007 le cose si fecero serie. Era una Roma ben più viva, colma di locali. La mia generazione è figlia delle discoteche, degli American bar che ora si fatica a ritrovare. È una generazione che ha vissuto e vive un cambiamento epocale per il settore dell'ospitalità tutta, romana come italiana.
Cristian: Nel 2008 partecipai ai primi seminari del settore. È lì che iniziati ad approfondire ogni aspetto di questo mestiere, ad accrescere le mie conoscenze.

C'è qualcuno che considerate il vostro maestro?
Marco: Mi ritengo molto fortunato: credo di aver conosciuto alcuni dei migliori nel panorama nostrano, da da Daniele Gentili a Francesco Pirineo. Da loro ho ricevuto tanti consigli ma anche qualche "scappellotto". Non posso poi dimenticare l'incontro con Massimo D'Addezio, che mi ha dato la possibilità di andare dietro al bancone di Co.So., un verso punto di riferimento.
Cristian: In uno dei primi corsi conobbi Marco. Eravamo solo quattro corsisti e il nostro insegnante era Mattia Perciballi. Fu lui ad aprirmi gli occhi su tecniche, storia, prodotti. Una visione del bar a tuttotondo. .
Quando è nato Rude Centocelle?
Marco: Dopo esserci conosciuti, capitava spesso che facessimo battute sull'idea di aprire un'attività assieme. Il tono, con il tempo divenne sempre meno scherzoso. Tutto cominciò a poco a poco a prendere forma. Nel 2016 decidemmo definitivamente: volevamo fare qualcosa di nostro e volevamo farlo dove eravamo nati: a Centocelle.
Cristian: Esattamente. Ed è così che nasce Rude Centocelle. Una delle interpretazioni sul nome lo vede come acronimo di Rumors Delete, ad indicare la volontà di abbassare i toni di un settore spesso autoreferenziale e riportare al centro dell'attenzione il cliente.
Come descrivereste l'atmosfera del vostro locale?
Marco: Difficile da definire. Di una cosa sono certo: quello che avevo soltanto nella nostra mentre prima dell'apertura, si può trovare davvero quotidianamente una volta varcata la soglia. Siamo uno street bar, accogliamo tutti e cerchiamo di farlo al meglio. Siamo spensierati e ricchi di energia: Rude è un attitude.
Cristian: Basta camicie e papillon, abbondiamo con t-shirt e sorrisi. Il nostro stile è minimal, preferiamo la concretezza all'esibizione. Questo vale per il modo in cui serviamo un cocktail ma anche per il rapporto anche andiamo a instaurare con la clientela. Chi viene da noi deve sentirsi a proprio agio. È la cosa più importante.

E la drink list?
Marco: Siamo partiti nel 2019 ed è concepita come un viaggio nel tempo. Siamo partiti con gli anni '80, ripercorrendo ogni anni attraverso le tappe più significative della musica, del cinema, della storia, dello sport. Il Covid ci ha un po' rallentati nella nostra "indagine temporale" ma a giugno 2021 abbiamo introdotto gli Anni '90.
Cristian: Per noi è anche un metro con cui misuriamo la nostra crescita. La prima realizzata si componeva di otto drink, la seconda di quattordici. Quest'ultima vede in carta 31 differenti drink. C'è tanto da provare.