E' sulla bocca di tutti. Un punto vendita della catena This is not a Sushi Bar di Milano, in particolare quello di Via Lazzaro Papi in Porta Romana ha trovato un modo innovativo per promuoversi. Riassumendo, si può pagare il conto non solo con contanti, carte di credito o ticket, con anche i follower. In concreto:
– da 1.000 a 5.000 follower si ottiene 1 piatto gratis;
– da 5.000 a 10.000 follower si ottengono 2 piatti gratis;
– da 10.000 a 50.000 follower si ottengono 4 piatti gratis;
– da 50.000 a 100.000 follower si ottengono 8 piatti gratis;
– da 100.000 follower in su la cena viene offerta per intero.
L'operazione promozionale, che non ha un termine, è iniziata lunedì 15 ottobre.
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Un post condiviso da Clizia Incorvaia (@cliziaincorvaia) in data: Ott 16, 2018 at 4:29 PDT
Clizia Incorvaia, 205 mila follower, è stata tra le prime ad ottenere la cena gratis
L'idea è sicuramente vincente, ma pensate siano tutte rose e fiori? Non proprio. Intervista all'ideatore e fondatore di This is not a sushi bar, Matteo Pittarello.
Come sono andati i primi giorni? Numeri alla mano, intendo. Quanti "influencer" sono venuti a trovarvi? E quanti piatti avete regalato?
Da lunedì sono passate circa 20 persone con più di 1.000 follower, di cui 4 con più di 100.000. Un ottimo risultato visto che l’iniziativa è attiva da 3 giorni. In tutto sono stati offerti circa 50-55 piatti.
Questo modello di business è sostenibile? Insomma, al mercato del pesce, non si può andare dicendo: "Guarda quanti follower ho, mi daresti un salmone"?
L'iniziativa è più che sostenibile. Ti faccio un esempio pratico: se offro 100 euro di cena a un influencer con più di 100.000 follower, e lo faccio per 10 volte, io, investendo l’equivalente di 1.000 euro di scontrino, raggiungo un milione di persone su Instagram col mio brand. Una qualsiasi forma di sponsorizzazione - che avrebbe comunque un target meno specifico - mi costerebbe di più. Inoltre, il nostro business si basa all'85% sul delievery e lì non si può "pagare" con i follower.
Come tenete i conti?
Il nostro registatore di cassa ha un tasto specifico. Oltre al tasto dei "ticket", ci sono quelli "Instagram clienti" e "Instagram piatti" in modo da essere sempre in grado di sapere in quanti pagano con Instagram e quanti piatti abbiamo regalato. E' anche un modo per tenere traccia dei costi -benefici dell'operazione.
Il proprietario di This is not a sushi bar Matteo Pittarello
Chi è seduto al tavolo e deve pagare il conto per intero perché non è "popolare" non rischia di sentirsi sminuito?
No, perché c'è una cosa che non è stata ancora detta. Questa idea di "pagare con i followers" viene dopo una lunga serie di iniziative "inclusive" che permettono a tutti di avere piatti gratis. Ad esempio: basta iscriversi alla nostra newsletter per avere un piatto gratis, dopo 15 pasti ottieni un buono con 25 euro da spendere in sushi, se segui le nostre pagine social spesso organizziamo momenti di assaggio gratutito delle novità e diamo codici per ottenere sconti. Non serve necessariamente avere followers su Instagram, coccoliamo tutti i nostri clienti. Non è un'operazione discriminatoria, ma solo il modo di entrare in contatto con una parte di pubblico - quello degli Instagrammers - che ancora non avevamo "conquistato".
Si sono create occasioni spiacevoli?
Sì, c’è stato chi ha mangiato e, appena uscito dal ristorante, ha cancellato il post. Molti influencer, infatti, ormai sono delle star e spesso hanno esclusive con alcune aziende, quindi non possono usare liberamente il proprio profilo. Quando ci siamo accorti dell'eliminazione del post, abbiamo chiesto il perché, ma non ce la siamo presa più di tanto. Però non vogliamo che le persone se ne approfittino: deve essere un gioco leale.
Mettiamo che sono un influencer con più di 100.000 follower e ottengo una cena in regalo, ma poi posto che la cena non mi è piaciuta. Cosa succede?
Assolutamente nulla. Piena libertà di parola. Non si può piacere a tutti. E con questa idea di "pagare in follower" non voglio comprare la benevolenza di nessuno.
Un influencer con più di 100.000 follower quante volte può venire a cena gratis?
Anche ogni sera, se vuole. Basta che rispetti il "gioco" della condivisione e faccia un post.
Come reagiscono i clienti "normali" quando vedono che l'influencer riceve molti omaggi solo perché ha più follower di loro? Non rischia di crearsi malanimo?
No anzi, con questa iniziativa tutti i nostri clienti sono diventati più “social”. Si incuriosiscono su chi sia l’influencer, spesso si avvicinano al suo tavolo e lo vanno a conoscere, si fanno dei selfie con la star di turno. L'atmosfera è piacevole e divertente. Siamo soddisfatti.
Avete detto che entro 2 anni volete diventare Cashless, quindi accettare solo pagamenti digitali. Ma, secondo le stime, l'Italia nel 2018 è il terzultimo Paese in Ue per quote di pagamento senza ricorso al contante (il 14% dei pagamenti cashless, appena sopra la Grecia che fa registrare il 12%). Non rischia di essere un sogno irrealizzabile o un flop?
Oggi a Milano il 70% del nostro incasso è cashless, quindi sull'Italia sono fiducioso. Comunque la nostra idea è, entro un paio di anni, di aprirci al mondo portando la nostra catena This is not a sushi bar all'estero. Se il nostro baricentro imprenditoriale si sposterà sulla scena internazionale, aprendoci a player stranieri, diventare cashless sarà un obiettivo facilmente raggiungibile.