Nel bosco di Fanò, a Scorrano, nel cuore della campagna salentina, lunedì 6 settembre 2021 si è tenuto Metaland, il primo evento in presenza organizzato dagli chef Floriano Pellegrino e Isabella Potì, anima del ristorante stellato Bros’ a Lecce e della trattoria Roots. Un evento fuori dagli schemi, concepito come un rave: una grande festa tra gastronomia e sonorità tecno, che ha visto protagonisti i visionary food talk, dialoghi su creatività e avanguardia che hanno coinvolto personaggi non solo della cucina, ma anche della musica e dell’arte contemporanea.
L'idea? Fare il punto su quella che sarà la ristorazione del futuro, prendendo in considerazione la creatività e l'imprenditoria a 360 gradi. “Uno spin off di tutto quello che facciamo – dalla trattoria Roots, al ristorante Bros’, dal delivery di Sista al progetto Meta, alla squadra di rugby – che è frutto della nostra idea di business”, come hanno spiegato Floriano Pellegrino e Isabella Potì nel corso della nostra intervista alla vigilia dell’evento.
Metaland, un evento “tribale” tra arte, musica e cucina
Aperto al pubblico, l’evento ha radunato nel cuore della notte protagonisti del mondo della musica, dell’arte e della cucina, per parlare di visioni e di futuro: dallo chef andaluso Paco Morales, due stelle Michelin al ristorante Noor di Cordoba, al rapper Wayne Santana della Dark Polo Gang.
Il tutto ritmato dalle note elettroniche, tra tecno e acid house, del dj Big Boy Bart e dagli assaggi firmati Bros’, dalla gazzosa aromatizzata con le erbe di Scorrano al drink preparato con vodka e anguria fermentata.
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Ciò che ha reso senza dubbio originale l’evento, oltre all’orario e alla modalità, è il contesto “selvatico” e primordiale: gli speaker si sono dati appuntamento in mezzo al bosco, entrando al centro della scena. Hanno parlato circondati dal pubblico, disposto a cerchio senza barriere, quasi a voler richiamare un rito tribale.
L’atmosfera è stata creata anche dall’illuminazione tra gli alberi e dal suggestivo allestimento delle opere di Marco Ceroni, artista romagnolo che ha esposto tra i rami e la vegetazione le sue mandibole animali in marmo.
La storia è un ingrediente: l’intervento di Paco Morales
L’entrata a cavallo di Isabella Potì ha aperto le danze. “Il nostro viaggio parte dal passato, che per noi non significa essere obsoleti o tradizionalisti: per noi è solo un punto di partenza per fare un passo indietro e andare avanti”, così la chef ha dato il benvenuto a Metaland. “Per noi il punto di partenza è stato Scorrano, dove siamo qui oggi, e dove siamo tornati, perché sapevamo che avrebbe rappresentato la nostra identità, che ci avrebbe dato la forza per essere avanguardia”, ha proseguito. “Quello che per noi è Scorrano, per lo chef Paco Morales è l’Andalusia”, ha infine detto per introdurre il primo ospite.
“Sono molto contento di stare qui a Lecce con voi. Quando gli chef mi hanno chiamato, ho detto subito di sì”, ha esordito il bistellato andaluso, che ha parlato di cucina, storia di futuro e di passato, raccontando la sua realtà. “È molto emozionante essere ospite qui, perché anche noi siamo un popolo del Mediterraneo: abbiamo molto in comune come cultura e come modo di pensare”.
“Guardare alla tradizione non è qualcosa di nuovo, ma si è sempre fatto: pensiamo a quando Ferran Adrià ha dato una scossa alla cucina del mondo, sembrava che dovesse essere tutto molto tradizionale o tutto molto sperimentale. Noi adesso stiamo facendo qualcosa di diverso: cuciniamo i prodotti del nostro territorio, creiamo rapporto con produttori locali: la cosa più importante è saper leggere i prodotti del territorio con intelligenza, con studio. Perché, altrimenti, non avremmo potuto apprendere nulla noi chef. Le cose cambiano, ma è importante rispettare la saggezza, quello che riguarda le tradizione. E noi che possiamo fare? Avere uno sguardo più fresco. La mia cucina si basa sulla storia, ma è molto fresca: da una parte respiri il passato, ma dall’altra superi il futuro”, ha spiegato.
Ma a cosa ci riferiamo quando parliamo futuro? “L’Italia è un po’ come la Spagna. Non credo che la cucina debba essere ripetitiva: è importante conoscere il territorio. Oggi abbiamo mangiato lo spezzatino di cavallo con la puccia salentina e mi sembra pazzesco che attraverso un prodotto si mangi la storia. È importante capire come sfruttarlo”.
Lo chef, poi, ha fatto riferimento al proprio percorso personale. “Sono andato via di casa a 18 anni, ho lavorato con Adrià, con Andoni Luis Aduriz al Mugaritz, tutti chef importanti. Ma quando mi chiedono da chi ho imparato di più rispondo sempre “da mio papà”. Lui mi diceva sempre “continua”, non mi diceva “bravo”. Questo ha reso possibile la costruzione di Noor, il mio ristorante, che si trova vicino a casa di mio padre, per dimostrargli che si può andare oltre: dopo che ho ricevuto la seconda stella Michelin, lui mi ha detto che se mi fossi concentrato di più avrei potuto prenderne tre”.
“Il duro lavoro funziona sempre, la storia è l'ingrediente in più. Mi piace sempre più parare meno della mia cucina, e far parlare le mie mani. Nel mio ristorante la cucina è aperta e riesco a vedere se il cliente è soddisfatto o meno: nel mondo ci sono tantissime persone che cucinano bene, ma è importante capire come il cliente sta seduto, cosa gli è piaciuto e cosa no. Non faccio questo lavoro per le classifiche, ma mi interessa che gli ospiti siano soddisfatti. E soprattutto, ho la fortuna di farlo in una città come Cordoba, ricca di arte e di storia, che è stata un importante punto di riferimento del decimo secolo.
“Ogni anno il nuovo menu del mio ristorante si ispira a un’epoca. Ora stiamo cucinando il secolo XV e XVI, per esempio. Invece di introdurre gli ingredienti che vengono dall’America, li introdurremo in maniera antropologica, ossia considerando come sono entrati nell'uso europeo”.
Cucina e musica comunicano la stessa cosa: Dark Wayne Santana
Un ingresso a bordo di una moto a quattro ruote ha segnato l’inizio dell’intervento di Floriano Pellegrino e Dark Wayne Santana, sulle note trap della Dark Polo Gang. Entrambi hanno riflettuto su quanto siano solo apparentemente diversi i loro mondi di riferimento - la musica e la cucina - ma come in realtà stiano facendo e comunicando la stessa cosa: la rottura, “il break”, come hanno detto.
“Sono contento di essere con voi qui a Scorrano, dove è iniziato tutto, Scorrangeles. Sono contento di questo evento anche perché cerco sempre di non ragionare come un cuoco: non mi basta essere solo un fucking cuoco, solo cucina. Son contento di essere qui con Dark Wayne Santana perché noi creiamo i menu come se fossero album musicali, e la nostra ultima edition è il menu Bros’ Flow: ogni piatto è come se fosse un singolo. I musicisti si chiudono nello studio per creare un nuovo album e noi ci chiudiamo nel laboratorio di Meta. Ecco perché oggi è un onore avere qui un amico che ha accettato subito il nostro invito”, ha esordito Pellegrino.
“Quando mi hanno invitato a parlare, ho reagito dicendo ‘Floriano ma che cavolo devo dire del cibo, io non c’entro nulla col cibo!”, ha raccontato il rapper. “Poi, in realtà, ho iniziato a ragionare e ho pensato che nei miei brani c’è tanto cibo, da Cono gelato a Spezzacuori, con i versi come La tua tipa la conquisto con un mazzo di fiori, teriyaki e tempura, è cotta a puntino. Cosa significa questo? Che alla fine, forse, facciamo la stessa cosa, cerchiamo di comunicare qualcosa. La musica che ispira il cibo e il cibo che ispira la musica… nella mia musica c’è tanto cibo”, ha proseguito.
“Ci siamo resi conto che in realtà cerchiamo entrambi di fare qualcosa di diverso, entrambi comunichiamo qualcosa. Che cosa abbiamo in comune? Il non piacere. Sì, perché la nostra musica quando è nata è stata odiata, non capita, perché stavamo innovando, stavamo usando nuovi ingredienti, anzi forse gli stessi ingredienti, ma con nuovi metodi di cottura, nuovi gusti. Ho detto quindi a Floriano che è questo quello che noi facciamo! Non piacere, perché non stiamo facendo qualcosa per sentirci dire che siamo bravi, ma per innovare. Se non piaccio va bene lo stesso, perché sto innovando. E questo è il nostro punto di incontro, il nostro punto di rottura”, ha spiegato il musicista.
Pellegrino, poi, ha spiegato come l’idea di tornare a Scorrano per aprire Bros’ sia stata una scelta identitaria, fatta con la consapevolezza che la sfida fosse proporre il break - il cambiamento, la rottura - a Lecce, quindi fare avanguardia nella provincia, attirare in Salento cuochi da ogni parte del mondo a comporre la giovane brigata, scegliere di svolgere un’attività pulita, essere mentori per i più giovani e riscattare così un territorio. “Spesso noi parliamo di Bros’ gang perché ci siamo voluti riscattare con la cucina, con dei bei progetti, con un senso di appartenenza”.
“Noi, allo stesso modo, con la Dark Polo Gang raccontiamo Roma e quello che vivono i ragazzi dei suoi quartieri, e la gente ha capito che siamo molto diversi da quello che succede nel mercato. E credo che alla fine Bros’ rappresenti la trap in cucina, perché porta una città come Lecce, con i suoi ingredienti mediterranei, alla ribalta, dando un senso di identità e individualismo. E credo che in questo momento, in cui tutti vogliono essere omologati, uguali agli altri, questo sia il punto di rottura: cercare di fare cose diverse, ma portare il proprio quartiere”, ha concluso Dark Wayne Santana.
“Non ci vergogniamo delle delle nostre origini, di parlare in dialetto e di dire che veniamo da Scorrano: per noi l’identità è la chiave del successo”, ha concluso Pellegrino, prima di lasciare spazio al dj-set che è proseguito fino all’alba, facendo sentire Scorrano al centro del mondo.