New York e il cibo: oltre le guide turistiche con il libro di Paolo Cognetti

Io al diner ci vado per l'hamburger e lo voglio così: con pomodoro, lattuga e cipolla, la senape e non il ketchup, doppio strato di monterey jack, un cetrolio in salamoia accanto, contorno di patatine. La patate mi ricordano di essere nelle strade degli irlandesi; il cetriolo che New York è una città ebraica; il cheddar che qui gli italiani non sono mai riusciti ad importare del buon formaggio. E poi la carne, naturalmente: la carne è l'America. Per questo deve grondare sangue.

Raccontare New York attraverso il cibo: Paolo Cognetti, scrittore milanese che nei suoi libri di narrativa porta sempre con sè un po' della Grande Mela, è l'autore di Tutte le mie preghiere guardano verso ovest. Il libro, edito EDT, fa parte della collana Allacarta, progetto ideato da Luca Iaccarino, che cerca di unire letteratura e cultura gastronomica in pubblicazioni ibride, e che prendono le distanze dalle solite guide turistiche.

Il cibo e New York: il racconto di Cognetti è molto prezioso; da una parte l'esperienza personale dello scrittore, dall'altra la storia della città e i punti di riferimento, le specialità che si rincorrono fra di loro in una narrazione che riesce a far entrare il lettore negli strati più profondi della città.

Apre così Cognetti nel suo libro il discorso su New York e il cibo: "Sarà senz'altro la storia di un'ossessione; questa città non fa che mangiare tutto il tempo, perciò bisognerà indagare la natura della sua inestinguibile fame". L'autore parte quindi in missione: dal macello gastronomico della Lower East Side, fino a Brooklyn, passando per l'immigrazione e tutte le etnie che hanno reso grande culturalmente New York.

Attraverso le parole di Cognetti è possibile creare una mappa personale per un viaggio che attraversa l'isola e le sue specialità: il famoso Jing Fong a China Town per i Dim Sum, lo storico Peter Luger per la bistecca più buona della città da 90 dollari, il mercatino di Williamsburg con lo