Un volgare rosso invecchiato passato per Bordeaux d'annata, ma anche lo squalo che diventa pesce spada, o l'olio extravergine d'oliva italiano che dal Belpaese (forse) è solo transitato, e magari è mischiato con olio di soia. E ancora: il kiwi neozelandese, i pomodori pachino, il caviale non-ne-parliamo...poi la farina di mandorle che diventa pericolosamente farina di noccioline americane, il cavallo che si trasforma in manzo e il riso lungo qualsiasi presentato come Basmati.
Frodi e contraffazioni in cibi e bevande crescono, si trasformano e diramano, e la truffa alimentare diventa una vera e propria branchia della criminalità organizzata.
FRODI ALIMENTARI: IL VINO CINESE
Prodotti di lusso in primis, ma non solo. Il caso esemplare è quello del vino in Cina, nazione imbattibile nella capacità di produrre imitazioni e falsi (peraltro seguita a ruota nella classifica mondiale dei falsificatori da una sorprendente Germania).
Con una classe media sempre più ricca, gastro-enologicamente più curiosa e in continua crescita, il gigante asiatico era vergine al mondo vinicolo fino all'altro ieri, ed è oggi la quinta nazione al mondo per consumo di vino. Uguale: il luogo ideale per arricchirsi illecitamente spacciando un prodotto per ciò che non è. Come sempre, alla faccia dei consumatori, e delle marche serie.
Il fenomeno è fortissimo – varie ricerche calcolano i falsi in bottiglia nel gigante asiatico in oltre 50% di quello in commercio. Quest'anno il governo cinese ha lanciato un'iniziativa, Protected Eco-Origin Product (PEOP), in collaborazione coi produttori per autenticare le etichette tramite codici visibili e invisibili, incluso un QR code che i consumatori possono verificare coi propri smartphone. Esistono già applicazioni che aiutano i consumatori come Vintag App.
Un'iniziata privata è andata oltre, presentando a Shanghai la Smart wine bottle, dall'etichetta particolarmente intelligente basata sulla tecnologia Thinfilm Open Sense che, grazie a sensori sottilissimi, non solo è in grado di rilevare se la bottiglia è già stata aperta, ma anche di tracciare e autenticare il prodotto, anche una volta rotti i sigilli di fabbrica.
I PRODOTTI DI MARE: PESCA MIRACOLOSA PER I CONTRAFFATTORI
I prodotti del mare sono un altro ambito di pesca miracolosa per i contraffattori: il mondo è sempre più voglioso di pescato, e l'omologazione dei menu e delle voglie non risparmia il settore. Il risultato non è solo l'ulteriore depauperamento dei mari e la minaccia sempre più grave alle popolazioni di certe specie, ma un vertiginoso aumento della truffa.
Secondo gli estesi studi in corso da parte dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, Italia, lo scambio di specie ittiche è in salda crescita: il Pangasio diventa Sogliola, il Pesce ghiaccio diventa Neonata e le ostriche da battaglia diventano “di lusso” (tant'è che dall'anno scorso un famoso produttore francese ha iniziato a “marchiare” le sue ostriche).
DIFFIDARE DALLE ETICHETTE? FORSE SI
In generale, dispiace ammettere che chi diffida delle etichette ha spesso ragione e che anche l'intenzionale rappresentazione ingannevole dei prodotti è in aumento, secondo le recenti dichiarazioni di NSF International, la storica organizzazione a difesa della salute e della sicurezza dei consumatori.
Etichette ingannevoli e sostituzione del prodotto sono due delle principali vie alla truffa alimentare; adulterazione e contraffazione vera e propria, le altre due.
Un fenomeno difficile da affrontare a livello globale, con leggi molto diverse da Paese a Paese: per questo sono sempre più gli esperti che invocano la creazione di un organismo internazionale ad hoc - l'Interpol, attualmente, non ha la minima competenza in materia.
Nel frattempo, l'inganno si è annidato nel cibo.