Li chiamano i nuovi "domains for foodies": quei nomi di dominio - ovvero l'estensione in lettere di un sito Internet - dedicati interamente al mondo degli appassionati di enogastronomia. Foodblogger, ristoratori, gestori di bar e bistrot, o magari semplici amanti del caffè, del buon vino o delle produzioni biologiche, abili e attenti produttori o ancora insuperabili pizzaioli.
Per loro da pochi mesi sono disponibili i nuovi suffissi: i più diffusi e richiesti sono quelli che terminano in .Coffee, .Kitchen, .Pizza, .Recipes, .Restaurant, .Catering, .Wine, .Beer, .Menu, .Organic. Presto, però, ne arriveranno altri a partire dal generico .Food (ancora non disponibile), con un solo e importante intento: far riconoscere a prima vista anche su Internet la presenza di un professionista, o di un sito gestito da esperti del proprio campo, nel settore agroalimentare ed enogastronomico.
PERCHÈ ABBIAMO BISOGNO DI NUOVI DOMINI
La domanda è legittima: a questo scopo non bastavano i vecchi .com e .net? No. O meglio non più, perché al ristoratore si domanda coerenza: tra la portata presentata nel menu e la pietanza servita nel piatto. E alla Rete si chiede altrettanta trasparenza: gli utenti cercano un'informazione, un consiglio e si creano un'opinione già dal nome del sito. Vale nel campo della moda e del lusso come, a maggior ragione, in quello del settore alimentare ed enogastronomico dove la qualità e la serietà sono caratteristiche fondamentali e intrinseche del servizio.
Nel web un sito equivale a un biglietto da visita o all'impatto dell'insegna del proprio locale. E dunque si pone sempre maggiore attenzione anche all'indirizzo del sito stesso. In questo contesto, già dal 2013 l'Icann, l'ente internazionale incaricato di coordinare la gestione di alcuni servizi della Rete, ha deciso di rilasciare una serie di nuove estensioni tra cui la grande famiglia del .Kitchen e affini. Tra le motivazioni vi è comunque anche quella legata allo scarseggiare dei domini .com, così come un escamotage tecnico: per farsi trovare maggiormente nei motori di ricerca e in particolare su Google, vale la regola di poter offrire una maggiore keyword density, e poter avere una parola chiave legata al proprio settore già nell'estensione del sito è un modo per venir considerati maggiormente.
Tecnicismi a parte, il nome di dominio già settoriale diventa un bellissimo fiore all'occhiello: in Italia, uno dei consorzi enologici più importanti e di grande visibilità internazionale, quello del Prosecco, ha appena scelto di registrare un dominio .Bio per proteggere il suo marchio e rinforzare il legame tra il suo prodotto unico e il concetto di produzione biologica. Molte altre grandi aziende stanno seguendo, ognuna nel suo settore di appartenenza. Un altro caso emblematico è quello del dominio .Pizza, che pur nascendo con un nome e una declinazione molto italiana, "la pizza napoletana", si presta a venir diffuso invece nel mondo intero e,per la vocazione internazionale di questo piatto, a caratterizzarsi anche fuori dai confini dell'Italia.
Pur essendo ancora presto per capire in quale modo questi domini si muoveranno, il loro esordio è stato molto positivo e trasversale: lo hanno già scelto piccoli locali di quartiere e grandi ristoranti, scuole di cucina e rosticcerie, protagonisti dello street food e produttori agroalimentari. In Italia, dove grazie all'Expo Milano 2015 ci sono ora i riflettori puntati sul tema del cibo, il .bio nel 2015 è divenuto il quarto tld (top level domain) più venduto in pochi mesi (dopo il .com, .net e .it), in Francia il .vin e il .wine sono divenuti il simbolo di autenticità e unicità del nettare degli dei, il vino appunto, a prova di contraffazioni.