Il Giubileo è iniziato, il Papa ha aperto la Porta Santa e il sindaco Gualtieri taglia nastri su base giornaliera, chiudendo i numerosi cantieri che puntellano la città e restituendo a romani e turisti nuove piazze e aree pedonali. Altrettanto, avevamo già parlato lo scorso anno delle numerose aperture di hotel di superlusso, che avrebbero interessato i mesi successivi.
Scopri di seguito tutti i nuovi ristoranti in arrivo a Roma nel 2025.
Ducasse e gli altri: le stelle illuminano la città
Anche lì i cantieri sono ancora di attualità e i tempi come sempre capita a Roma tendono a dilatarsi, ma qualche indizio già c’è e soprattutto dobbiamo registrare l’apertura dei battenti del Ristorante Ducasse al Romeo di via di Ripetta. Si sa ancora poco, per ora siamo al soft opening, ma le foto di sala e piatti danno già la misura della destinazione luxury del progetto.

Alain Ducasse foto Matteo Carassale
A questo si aggiungeranno presto quella di Carlo Cracco all’Hotel Corinthia (estate 2025, dicono) e, anche se non c’è una data, sappiamo che il Four Season ha iniziato i lavori nelle stanze di Palazzo Marini, con affaccio su Piazza San Silvestro. Idem per la catena Hyatt, che sta intervenendo nientemeno che negli spazi della ex sede del Partito Comunista, nella storica sede di via delle Botteghe Oscure.
Ambizioni glam: Roma come Firenze

Cafè Ginori, Hotel de la Ville
Sempre guardando a un pubblico altospendente, sembra che chi ha avuto successo a Firenze ora abbia puntato su Roma. È il caso di due indirizzi glamour che hanno un punto in comune: unire il cibo e lo shopping, in chiave luxury. Uno è Café Ginori, che ha occupato gli spazi al piano terra dell’Hotel de la Ville (a Firenze è al St.Regis), con una parte boutique e una zona ristorazione, in cui immancabilmente tutta la mise en place vede i servizi delle tre linee di Ginori 1735 (Oriente Italiano, Il Viaggio di Nettuno e Labirinto). I menù sono firmati dallo chef Fulvio Pierangelini, già Creative director of food del gruppo Rocco Forte, che ha portato alcuni dei suoi cavalli di battaglia, come la sua Pasta al pomodoro, la Cacio e pepe con astice e la Caesar salad di pollo croccante e tartufi di stagione.

La Ménagère foto Stefano Scatà
L’altro indirizzo fiorentino che ha deciso di investire su Roma è La Ménagère, che ha aperto negli spaziosi locali dell’ex Gilda, oltre mille metri quadrati in pieno centro che sono in parte zona negozio di fiori e home decor e in parte bar-caffetteria-ristorante, con una capienza da 200 coperti. Aperto dalle otto del mattino alle due di notte, serve dalla colazione al dopocena, con una particolare attenzione agli aperitivi, dal momento che il brand è famoso anche per il cocktail bar. Fra i piatti, alcuni classiconi come Filetto alla Wellington, il Filetto alla Rossini e lo Spaghetto aglio, olio, peperoncino, prezzemolo e bottarga.
Cafè Ginori
Via Sistina, 69 - Roma
La Ménagère
Via Mario de' Fiori, 98 - Roma
Aperture e contaminazioni: l’evoluzione delle trattorie romane
Un po’ scintillante e nobile, un po’ realista e popolare: se vogliamo leggere le intenzioni di Roma oggi sembra un po’ di avere a che fare con il Marchese del Grillo, sempre in bilico fra il personaggio blasonato e quello popolano di Gasperino. Perché se il lusso è quello che fa muovere i grandi investitori, va detto che c’è tutta una generazione di professionisti che cerca uno spazio suo, ma si confronta con una clientela con una crescente voglia di normalità in cucina. Insomma, pare essere più saggio chi oggi avvia un progetto sostenibile, rinunciando ad ambizioni stellate e puntando a fare cassetto con un’offerta più comfort e adatta a tutte le tasche e palati. In più, una cifra che si ripete - felicemente - è la voglia di autonomia di buone mani che si sono contraddistinte negli ultimi anni: sono i bravi ragazzi ormai 30-40enni, che hanno finalmente preso il coraggio di dar vita a un’attività tutta loro, per esprimere una cucina libera da turbamenti.
Simbolo di questo “revanscismo” è il progetto di Paolo D’Ercole, che già avevamo apprezzato da Eufrosino e che nel suo Scima, aperto in zona Quarto Miglio con la compagna Chiara Valzania. Ancora di più, il nuovo progetto ha l’ambizione di far sentire a casa l’ospite: casa sua. Lo accoglie con la “pizza scima” (che vuol dire scema in abruzzese), una specie di biscottini salati da intingere in maionesi fatte in casa. Lo delizia con la sua cucina che pesca dai ricettari delle nonne di tutta Italia, perché Paolo è un nerd vero, di quelli che assaggiano qualcosa di buono e hanno l’urgenza di riprodurlo. Chiara poi pensa all’accoglienza e al vino e la quadra è perfetta.

Alcune delle proposte di Pizza Scima
Proprio di pochi giorni fa è l’apertura di Fa.se Osteria Moderna, in zona Furio Camillo, dove Ornella De Felice ha stretto un sodalizio con Fabrizio Mazziotta, oste e maître: lei cucina e lui si occupa della sala di questo ristorante di quartiere da una quarantina di coperti. Un’osteria moderna in cui Ornella gioca non piatti regionali e creazioni personali, con qualche rara concessione ai piatti romani.
Allontanandosi di qualche metro dal raccordo, a Roma Sud, torna Giuseppe Milana, un’altra vecchia conoscenza della ristorazione romana con un progetto da solista, intitolato Giù, Upside Down Restaurant. Il nome lascia intendere che non c’è nulla di scontato, perché il gioco di questo chef che per anni ha cucinato in un ristorante giapponese è quello di proporre la sua cucina contaminata, che spazia dal Giappone alla Sicilia (lui è di Caltanissetta), passando per il Lazio. Dal Giappone Milana ha preso anche la formula, che è quella kaiseki, ovvero piccoli piatti a piccoli prezzi, in modo da lasciare la possibilità ai commensali di assaggiare più portate. Si segnalano i Gyoza ripieni di coda alla vaccinara, il piacione Lollypop di pollo alla cacciatora, il Carbonara shot. Da bis il Donut di anelletto alla palermitana, un piatto supergoloso pensato per i vegetariani è il Bun tonkatsu di cardoncello, mayo all’aglio nero e misticanza.
Chiudiamo la rassegna delle aperture che ci hanno colpito favorevolmente in questa seconda metà del 2024 (qui avevamo parlato delle migliori prima dell’estate), con un ristorante peruviano chiamato Tullpukuna, all’Esquilino. Non il classico etnico, ma il primo esempio da segnalare a Roma di cucina contemporanea peruviana. La proprietà è quella dei vari Inka Chicken della città, ma grazie ai due giovani chef che lo gestiscono i piatti proposti abbandonano la veste popolare per dare un assaggio di cucina peruviana gourmet, con tecniche moderne e presentazioni armoniose.
Scima
Via Annia Regilla, 110
FA.SE Osteria Moderna
Viale Amelia, 13b
Giù, Upside Down Restaurant
Via Paolo Stoppa, 40
Ristorante Tullpukuna
Piazza Dante, 5