Parlare di sostenibilità non significa soltanto sapere leggere le etichette degli alimenti per capirne provenienza e contenuto. È necessario uno sforzo in più da parte di tutti ed è questo il tempo di imparare a capire l’impatto che i packaging possono avere sull’ambiente. Gli effetti della pandemia hanno generato una nuova sensibilità globale su questo punto e numerose start up stanno studiando metodi alternativi per produrre packaging in materiale completamente riciclabile e, in alcuni casi, a zero impatto.
Quanto costa il packaging all’ambiente: i dati
I dati dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) del 2020 attestano che ogni cittadino italiano produce in media oltre 480 kg di rifiuti annui. Questo numero è allarmante, ma è vero anche che proprio nell’anno della pandemia la produzione dei rifiuti urbani si sia ridotta del 3,6% rispetto al 2019. Questo non è un numero incoraggiante, ma può farci sperare in una rinnovata sensibilità nel volere contribuire attivamente alla riduzione della produzione dei rifiuti. Lo dimostrano anche le preferenze dei consumatori che, secondo uno studio Ipsos del 2019, valutano la sostenibilità delle aziende partendo proprio dall’adozione di materiali ecosostenibili, riutilizzabili, riciclati o sulla scelta di riduzione degli involucri usati nelle confezioni. 4 acquirenti su 10 prestano attenzione all’imballaggio dei prodotti che acquistano e il 55% è disposto a pagare di più un prodotto a favore del grado di sostenibilità dello stesso. Continuando sempre sul filone dei numeri, GreenItaly ha steso un report nel 2020 che attesta che l’Italia è leader in Europa per il recupero dei rifiuti. Nel nostro Paese ricicliamo il 79% degli scarti che produciamo, più del doppio della media degli altri paesi europei che si aggira intorno al 39,2%. L’impegno dei privati si affianca a quello delle aziende, sono infatti oltre 430mila le società che negli ultimi 5 anni hanno puntato su prodotti e tecnologie green. L’impatto dei packaging sull’ambiente rappresenta sicuramente uno scoglio alto e difficile da infrangere, ma è importante sapere che le acque si stanno smuovendo nella giusta direzione.
Cosa si intende per packaging sostenibile?
Un packaging è ecosostenibile quando, a lungo termine, non crea impatto ambientale o addirittura lo riduce. Sono quindi detti ecosostenibili quei pack realizzati con materiali 100% riciclati che riducono le lunghe catene logistiche e di produzione. È importante cambiare punto di vista e concepire gli oggetti non più come usa e getta, claim assai noto intorno agli anni ’70, ma come risorse preziose da essere usate e riusate innumerevoli volte.
Non è tutto green quello che luccica…
Un piccolo accento deve essere messo sulle scelte quotidiane dei consumatori. Non sempre quella che sembra una scelta green lo è davvero, basti pensare ai sempre più richiesti prodotti vegan confezionati. La nuova generazione di proteine surrogate rappresenta ancora oggi un mercato di nicchia che è però destinato ad un’espansione veloce e sensibile. Molto spesso questo genere di prodotti ha involucri “ingombranti” dal punto di vista dell’impatto ambientale, come ad esempio la plastica dei burger vegan necessaria per tenerli “compatti”. Sempre di più, questi prodotti, sono soggetti ad un trattamento industriale intenso con aggiunta di conservanti, additivi e lavorazioni che pesano sull’ecosistema. La domanda che ci si deve fare in questo caso è: chi sceglie uno stile alimentare completamente vegetale, ha davvero bisogno di tutti questi packaging. E, ancora, possiamo scegliere di non acquistare prodotti che hanno inutili imballaggi a matrioska?
Il delivery e il packaging
I dati del delivery in Italia e nel mondo, negli ultimi anni, ci hanno raccontato di una crescita eccezionale. Complici i lockdown e le restrizioni, il consumo di pasti consegnati è cresciuto esponenzialmente e con esso anche le stoviglie monouso, il polistirolo e la plastica in generale. Su questo punto l’Ue ha bandito, nel 2021, la produzione di posate e piatti monouso, ma la strada verso l’eliminazione totale di questi oggetti è ancora molto lunga.
La nuova frontiera del food packaging
Nonostante la situazione sia scoraggiante, diverse aziende hanno e stanno sperimentando nuovi materiali totalmente compatibili con il benessere ambientale. Molte sono le start up che stanno scommettendo su nuove tecnologie che hanno l’obiettivo di sviluppare packaging non solo riciclabili o riutilizzabili, ma addirittura compostabili. La nuova sfida che potrebbe portare ad una svolta epocale è quella di produrre packaging commestibili. Gli aiuti principali provengono proprio dalla natura, eccovi alcuni esempi:
- le alghe: una giovane azienda londinese ha creato e lanciato un prodotto alternativo alla plastica che si può addirittura mangiare. Questi involucri, se buttati, impiegano poco più di due settimane per decomporsi. Sempre con alghe provenienti da allevamenti sostenibili, un’azienda americana ha prodotto cannucce da drink completamente compostabili;
- i biopolimeri: è tutta italiana la ricerca che produce questo gel spray edibile ricavato da materia prima di recupero. A cosa serve? Spruzzato sugli alimenti freschi ne rallenta l’ossidazione ed è così possibile conservarli molto più a lungo;
- le proteine dei piselli: ci sono voluti 15 anni di ricerca di un’azienda inglese per ottenere dalle proteine dei piselli un involucro che protegge gli alimenti esattamente come la plastica, ma che è completamente commestibile. Sono stati realizzati incarti per dadi da brodo che vengono direttamente immersi nell’acqua senza bisogno di essere scartati.