Con lui, la storia della famiglia Trippini in cucina è arrivata alla terza generazione.
Un ristorante a Civitella del Lago sempre più considerato punto di riferimento di una cucina "alta e tradizionale" in Umbria; un progetto romano temporaneo che forse così temporaneo non è...
Abbiamo intervistato lo chef Paolo Trippini e abbiamo capito innanzitutto una cosa: che il suo lavoro è anche la sua più grande passione.
Lei arriva da una famiglia di ristoratori. La sua professione di chef è una cosa che è stata una scelta obbligata o è stata comunque una sua volontà?
Sì, con me siamo arrivati alla terza generazione di chef. È stata più che altro una scelta avvenuta automaticamente, ho sempre vissuto in questo ambiente e ne sono stato fin da subito affascinato, appassionato. Ho sempre pensato che avrei fatto questo nella vita e non saprei proprio fare un altro mestiere.
Già con suo padre, quella che era una trattoria gettonata di Civitella del Lago, diventò un apprezzato ristorante. Quali sono le cose che ha cambiato da quando, nel 2006, è arrivato?
In realtà non è cambiato molto: voglio continuare quel percorso di crescita già iniziato da mio padre. Forse la cosa che è cambiata maggiormente è l'approccio alle tecniche di cottura e alle preparazioni, più moderne.
Una peculiarità irrinunciabile del Ristorante Trippini?
La famiglia: per vocazione noi ci siamo sempre contraddistinti per come facciamo sentire il cliente, coccolato con nel proprio salotto di casa. E poi l'attenzione per i prodotti...
Come definirebbe la sua cucina?
Una cucina del territorio e tradizionale. Siamo molto sensibili all'uso di prodotti della nostra terra.
E com'è stata l'esperienza dell'Hotel La Badia ad Orvieto?
È iniziato tutto quattro anni fa, dall'esigenza di trovare un luogo che fosse adatto anche ad ospitare eventi anche consistenti. La Badia era il luogo più scenografico e affascinante della zona e l'abbiamo scelto. Io e il mio staff smetteremo di gestirlo nel 2019 ma c'è tutta l'intenzione di individuare altre location altrettanto esclusive.
Com’è nato invece il Bosco Umbro a Roma?
Bosco Umbro nasce nel febbraio del 2018 e si trova all'interno di Eataly Ostiense. Ci hanno chiesto di gestire lo spazio al terzo piano, portando un po' di Umbria nella capitale. Per me è stato un vero orgoglio avere tra le mani questa vetrina sulla città.
Come hanno risposto i romani a questa sua nuova proposta?
In maniera molto positiva. L'Umbria, si sa, è meta ambita dei romani per il loro weekend e la cucina tradizionale è altrettanto amata. Portare quella autentica e di qualità in città è stata una scelta vincente per fare breccia nei loro cuori.
Non doveva essere un progetto temporaneo?
Esattamente. Doveva durare soltanto tre mesi, un autentico temporary restaurant. Ma il riscontro che abbiamo avuto ci ha riempiti di gioia, di entusiasmo e per ora posso dire che resteremo nella capitale fino alla fine di dicembre 2018. Poi chissà...