Pasquale Moro è un nome di spicco nel panorama italiano dell'arte bianca. Vincitore di contest di rilievo nazionale, il pizzaiolo sforna quotidianamente le sue creazioni presso la sua La Casa della Pizza, a Robecco sul Naviglio, in provincia di Milano.
La sua è una storia, che parte da quando era giovanissimo, fatta di tante soddisfazioni e altrettante difficoltà, superate con la costanza e l'impegno. Una storia che racconta a Fine Dining Lovers.
Come è incominciata la sua passione per la pizza?
È una cosa che arriva certamente da mia madre. Preparava per tutti la pizza fatta in casa. Lei era casalinga, mio padre impresario edile. Andai da loro a sedici anni per esprimere loro la mia ferma volontà di essere quanto più possibile indipendente. All'epoca studiavo e correvo in bicicletta ma volevo trovarmi un lavoretto estivo. Non ho mai voluto seguire le orme di papà, non amavo l'idea di essere il figlio del capo. Iniziai così a frequentare una pizzeria finché il titolare non mi propose di lavorare per lui. Accettai immediatamente, anche se avevo un po' di timore di dirlo a mio padre. Dopo il secondo giorno di servizio mia madre mi chiese se mi piaceva ciò che stavo facendo. Le risposi che da grande avrei aperto una pizzeria tutta mia.
Mantenne la promessa.
Decisamente. Basti pensare che solo tre anni dopo, quando avevo diciannove anni, comprai proprio la pizzeria dove iniziai a fare esperienza.
Deve essere stata una bella soddisfazione. Ne ricorda altre che hanno segnato il suo percorso?
Non ero uno che partecipava granché alle competizioni. Un brutto episodio personale fece un po' da spartiacque: nel 2002, dopo un incidente in moto che mi debilitò molto, rischiai quasi il fallimento. Un momento difficile che mi spinse a frequentare diversi corsi di specializzazione: volevo migliorarmi nella tecnica, volevo offrire ai miei clienti un prodotto sempre migliore. In quegli anni conobbi persone straordinarie che ancora oggi sono miei cari amici. Uno di loro a mia insaputa mi iscrisse diversi anni dopo, nel 2016, al Campionato Mondiale della Pizza di Parma. Quando me lo comunicò la mia emozione salì alle stelle. Presi la cosa molto seriamente e partii per il contest assieme a mio cugino, il mio braccio destro. Andò oltre ogni aspettativa: vinsi nella categoria Pizza in pala. Una vittoria che mi fece acquisire una sicurezza del tutto differente. Una grande soddisfazione.
Certamente la sua fonte di soddisfazioni quotidiane è La Casa della Pizza di Robecco sul Naviglio. Quando è nata?
Dopo la vendita del mio primo locale passai un intero anno, tra il 2006 e il 2007, ad avviare ristoranti di altri come consulente. Iniziavo però a sentire sempre più forte la necessità di costruire una famiglia e, tra una trasferta e l'altra, iniziai a cercare casa. Ad un certo punto un amico mi chiamò al telefono, assicurandomi di avere l'immobile che faceva per me. Mi portò a vedere questa casa su due livelli nel centro di Robecco sul Naviglio: un piano commerciale e quello superiore adibito ad abitazione. Ebbi nitida l'immagine del mio futuro davanti agli occhi: casa e bottega, che comodità! L'acquistai nel 2007, per poi avvisare l'attività con l'insegna La Casa della Pizza. Successivamente venni qui a convivere con Daniela.
Che atmosfera si respira in questa sua "bottega"?
Il locale è moderno e l'ambiente è familiare. Come potrebbe essere altrimenti? È davvero la mia casa. Appena entrati i clienti possono notare l'affiatamento che c'è tra i ragazzi che lavorano con me. Sono entrati anche loro a far parte della famiglia. Il cliente qui è al primo posto, si sente sempre gradito. E con i soli dodici posti a sedere possiamo garantirgli intimità ma anche grande qualità, la stessa che ci mettiamo nel servizio d'asporto.
Con quali aggettivi descriverebbe la sua pizza?
Sfiziosa, fragrante, digeribile. E scioglievole.
Una pizza che la rappresenta più di altre?
E talmente difficile scegliere una delle mie creazioni... forse direi la Milanese, perché rappresenta il mio territorio. Il topping è composto da fiordilatte, gorgonzola, funghi porcini, zafferano, luganega. Ma non posso dimenticare anche quella che ha permesso a me e al mio staff di vincere il Campionato Mondiale della Pizza, con pomodoro bio, rucola, prosciutto crudo di Parma 36 mesi, cipolla di Tropea tagliata a coriandoli, Parmigiano Reggiano 24 mesi, aceto balsamico di Modena, olio extravergine d’oliva bio e origano siciliano.
Lei si occupa anche di formazione. Qual è il primo consiglio che darebbe ad un giovane desideroso di fare la sua stessa professione?
Faccio formazione dal 2012. Un consiglio per i giovani? Iniziate questo lavoro se vi piace davvero. Non fermatevi mai: fate ricerca, studiate. È un mondo in continua evoluzione.