Secondo la definizione che ne dà il dizionario, la parola stereotipo racchiude due nature. La più nota è quella spiegata dalla psicologia, che porta ad avere opinioni precostituite e semplicistiche non basate sulla conoscenza personale. Un cliché, insomma.
La seconda, apparentemente meno scontata e per questo più subdola, ha a che fare con la linguistica: uno stereotipo è un’espressione cristallizzata in una determinata forma e ripetuta quasi meccanicamente, banalizzandola. Sono tutti quei luoghi comuni e frasi fatte usate (meglio, abusate) per descrivere particolari situazioni, professioni o gruppi di individui.
Perché, troppo spesso, tendiamo a dimenticarci quanto le parole abbiano un potere trasformativo: forse non dirompente o eclatante quanto leggi o sentenze, sicuramente lento, ma comunque estremamente potente. La narrazione del mondo in cui ciascuno di noi vive ci restituisce un’immagine che – seppur in modo inconsapevole – condiziona il modo in cui in quel mondo ci muoviamo e, più in profondità, l’opinione che su di esso costruiamo.
E’ per questo motivo che come Editor in Chief di Fine Dining Lovers ho sentito il bisogno e il dovere di iniziare, in modo più puntuale e sistematico a “parlare di donne”. Ancora, sì, nonostante sia il 2022. Anzi, proprio perché è il 2022: un momento storico in cui l’astronauta forse più famosa del mondo deve (ancora, davvero?) spiegare dove lascerà la prole mentre è impegnata con il proprio lavoro, in cui ci si scontra sul cognome da dare ai figli, in cui la pandemia ha esasperato disparità di genere ed equilibri professionali.
Abbiamo iniziato proprio dagli stereotipi nel mondo della ristorazione, raccogliendo le voci di oltre 40 donne che hanno condiviso con noi i luoghi comuni che si trovano ancora costrette ad affrontare ogni giorno: il risultato è una fotografia molto più complessa e sfaccettata di quanto si possa pensare, che intendiamo esplorare andando sotto la superficie e moltiplicando il più possibile i racconti e le narrazioni.
Perché empowerment, gender gap, mansplaining sono parole (ahimè tutte inglesi, me ne rendo conto, ma non è un caso che in italiano ci si stia ancora esercitando per trovare un corrispettivo altrettanto efficace) che rischiano di restare espressioni vuote se non riempite delle storie e dei punti di vista di chi le vive in prima persona. Con la speranza che, magari non domani o tra un mese, ci sarà chi non avrà più bisogno di rispondere alla domanda "cosa significa essere una chef donna?"