È una passione che nasce in cucina e poi esplode davanti al forno, quella di Petra Antolini. La titolare di Settimo Cielo ha infatti iniziato gli studi per lavorare in cucina a 360 gradi e, solo quanto è nata la sua pizzeria la passione per i lievitati è diventata totalizzante.
Qui, affiancata da Lorenzo Giacopuzzi, omaggia il suo territorio con creazioni golose e genuine. Ecco l'intervista di Fine Dining Lovers a Petra Antolini.
Quando ha mosso i primi passi nel mondo della panificazione e della pizza?
Da piccolissima, tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta. In montagna dalla nonna si impastava praticamente tutto a mano: pane, focacce, pizze. E si cuoceva nella stufa, quindi utilizzando le teglie.
Come e quando hai capito che, oltre la passione, questa sarebbe stata la sua professione?
Fu chiaro fin da subito, una consapevolezza che si scontrò anche con il volere dei miei genitori. Vengo da una famiglia di umili origini; nel 1994 mamma e papà erano piccoli imprenditori del mondo siderurgico. Attività che si è incredibilmente espansa e affermata nel tempo. Entrambi avevano per me in mente un futuro nell'amministrazione dell'azienda. Ma senza fare i conti con i miei desideri. Di fronte alla mia volontà di frequentare l'istituto alberghiero si imposero: o magistrali o ragioneria. Optai per le magistrali e durai un anno, quindi si convinsero ad assecondare ciò che volevo davvero.
Quando nasce Settimo Cielo?
Nasce nel 2010. Per diversi anni ho fatto fino a tre lavori al giorno, dall'insegnamento alle consulenze, fino al vero e proprio lavoro al ristorante. Maturai così a poco a poco l'idea di rallentare i miei ritmi al compimento dei trent'anni e così feci. Per pura casualità venni a sapere che l'intero stabile dove oggi sorge Settimo Cielo era in vendita. Lo comprai.
Come descriverebbe la proposta gastronomica di questo indirizzo?
La mia è una proposta al contempo semplice e articolata. Semplice perché quella che arriva in tavola è una classica pizza italiana, non è gourmet né sono previste degustazioni. L'impasto è genuino, fatto con le migliori farine. La parte più complesse è sicuramente quella delle farciture: anche quelle più essenziali sono frutto di una ricerca importante tra le materie prime del mio territorio, che amo da impazzire. Tengo molto anche all'aspetto "gluten free". All'interno della sala c'è un laboratorio a vista per tutta la linea senza glutine, sia per le pizze che per gli hamburger. Non mancano infine le pizze fritte, che in questo periodo apprezzo più di ogni altra cosa.
Ce la descriva con tre aggettivi, questa irresistibile pizza fritta.
Croccante, morbida. E poi entusiasta, come me e come voglio che si sentano i miei clienti.
E poi c'è quel territorio che ama follemente. Quanto è presente nell'offerta di Settimo Cielo?
Ce n'è molto. Sono fortunatissima, lo ammetto: vivo tra la Lessinia e la Valpolicella, un'area particolarmente votata all'enogastronomia. I prodotti di questa terra sono sempre presenti da Settimo Cielo: dalla mozzarella della Lessinia al Monte Veronese, fino ai salumi affinati in Amarone. Non nego però di avere una grande passione anche per numerose eccellenze del Sud.
Ci sono ingredienti che predilige per il topping?
Sì, e variano molto con la stagionalità. Il Monte Veronese, il Tastasale, il Radicchio di Verona IGP nei mesi più freddi, come ingredienti più freschi in estate.
Una pizza che la rappresenta più di tutte?
In questo momento direi la mia pizza fritta con tartare di filetto. Sono sei spicchi conditi in uscita, croccanti, dal sapore immediato ed avvolgente. E poi c'è un pizzico di 'nduja calabrese. È una pizza sensuale con un tocco spicy. Come me.