In Sardegna è possibile trovare un agrume antico e misterioso che sembra essere un ibrido di altri suoi simili: il frutto - costoluto - ha la buccia gialla come il limone ma pesa quanto e più di un pompelmo, l'albero sembra quello delle arance. I rami sono inoltre ricchi di spine.
Si tratta della pompìa, tipica dell'isola.
Pompìa | La storia
La pompìa esiste certamente da oltre due secoli e nasce soltanto in Sardegna.
Nella Baronia, specialmente nel comune di Siniscola, la pompìa cresce spontaneamente nelle macchie e negli agrumeti. Sebbene alcuni la considerino una sottospecie del cedro, è molto più probabile che sia una specie a sè, sviluppatasi come ibrido naturale di agrumi locali.
In un saggio sulla biodiversità vegetale e animale della Sardegna firmato da Andrea Manca dell’Arca, pubblicato nel 1780, si trova la prima citazione della pompìa. In una statistica redatta per ordine del Viceré all'incirca negli stessi anni registra delle coltivazioni di pompìa a Milis, nell’Oristanese.
Quando e dove si produce la pompìa
Foto: facebook.com/Pompia
L'area di produzione è quella dell'area costiera della Baronia, nello spcifico nel comune di Siniscola, in provincia di Nuoro.
Il periodo di maturazione della pompìa va da novembre a gennaio, quando i frutti, giunti a maturazione completa, possono essere raccolti.
Dopo la sua fondazione, il Presidio che la tutela ha riunito cinque produttrici di Siniscola che propongono i dolci a base del frutto e puntano a diffonderlo oltre i confini locali.
Pompìa in cucina
Foto: facebook.com/Pompia
Della pompìa si usa solo la scorza per fare liquori, oppure la parte bianca sotto la scorza per fare le aranzate e una specie di canditi casalinghi: la polpa e il succo sono troppo acidi.
I dolci di pompìa hanno tempi di lavorazione molto lunghi. Passano come minimo sei ore da quando si gratta via la scorza del frutto e si elimina la polpa amara, cercando di non danneggiare la parte bianca sottostante.
Al termine dell'operazione il risultato è simile ad un palloncino vuoto che viene prima lessato, successivamente immerso nel miele millefiori e posto in una teglia a sobbollire per tre ore circa.
Al termine si fa raffreddare: ecco ottenuta sa pompìa intrea.
Nella sua versione ripiena di mandorle assume il nome di sa pompìa prena.
Con la pompìa candita e fatta a filetti, si realizza una torta tradizione che prevede anche mandorle, miele e confettini: s’aranzata.
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