Nel momento in cui l'emergenza legata al Coronavirus ha raggiunto proporzioni globali, la riflessione sul cibo e il suo approvvigionamento è diventata più che mai una priorità.
World Central Kitchen è l'organizzazione non governativa senza scopo di lucro che si occupa di fornire pasti in seguito a catastrofi naturali, fondata nel 2010 dallo chef José Andrés. L'organizzazione ha preparato il cibo ad Haiti in seguito al devastante terremoto, ma WCK si occupa anche di educazione sanitaria nelle cucine, programmi di formazione culinaria e iniziative di impresa sociale che responsabilizzano le comunità e rafforzano le economie locali.
Lo chef José Andrés ha dunque una grande esperienza di lavoro nelle aree disastrate dove le infrastrutture della catena di approvvigionamento sono gravemente compromesse e con la sua Ong è in grado di contribuire alla creazione di un sistema che garantisca alle persone l'aiuto vitale di cui hanno bisogno nel momento di massima difficoltà.
"Quello che si sta accadendo in questo momento, con le persone che svuotano interi scaffali dei supermercati, non è molto dissimile da quello che accade prima di un disastro naturale come un uragano" ha spiegato Nate Mook, CEO di World Central Kitchen.
"È una reazione piuttosto naturale se le persone hanno l'incertezza di cosa accadrà nell'immediato futuro. Bisogna però considerare che le catene di approvvigionamento sono molto vulnerabili perché non sono pensate per gestire un grande afflusso di persone che comprano tutto nello stesso momento."

Nate Mook, CEO di World Central Kitchen
World Central Kitchen ha già risposto all'epidemia di Coronavirus intervenendo 18 ore dopo la prima chiamata, per dare supporto alla nave da crociera Grand Princess attraccata a Tokyo e messa in quarantena a causa di un caso di Coronavirus a bordo.
"Ci siamo subito resi conto di essere in una situazione molto complessa. Lo scorso anno eravamo in Mozambico quando c'è stata un'epidemia di colera dopo un ciclone e abbiamo dovuto metterci alla prova anche con la distribuzione di cibo che fosse in totale sicurezza per noi e per le persone di cui ci stavamo prendendo cura." ha detto Mook.
Proprio per questo motivo, l'intervento di WCK a Tokyo è stato organizzato nella massima sicurezza. La preparazione e la cottura del cibo sono avvenute lontano dalla nave. È stata creata una catena logistica che portasse il cibo dal centro di Tokyo fino al porto e dunque alla nave. Quando c'è stato il caso della California, WCK è stato in grado di reagire prontamente alla situazione con un'organizzazione già rodata.

Alcuni membri di World Central Kitchen a Oakland, California
Gestire un'emergenza su una nave da crociera è chiaramente diverso che occuparsi della pandemia Coronavirus, ma ci sono micro insegnamenti che possono essere replicati su larga scala. WCK sta lavorando proprio alla creazione di modelli e progetti che possano essere portati nelle zone colpite e che garantiscano la distribuzione di cibo e pasti nel mezzo di una pandemia.
"La sfida principale che stiamo affrontando qui negli Stati Uniti è rivolta a tutto quel cibo che viene consumato in posti a cui si presta meno attenzione" ha continuato Mook "come ad esempio le scuole. Negli Stati Uniti molti, se non tutti, i bambini ricevono almeno un pasto dagli istituti scolastici. Vale anche per i campi estivi. Con una pandemia in corso verrebbe a mancare questa garanzia non potendo radunare i ragazzi e nemmeno convincere il personale a dare loro da mangiare."
La situazione è ulteriormente complicata dal numero di famiglie che hanno un'economia precaria basata su lavori occasionali e che non potranno più contare sul pasto garantito dalla scuola.
"Ci sarà un effetto domino, con persone che - rimaste senza lavoro - non sapranno come sfamare le loro famiglie" ha aggiunto Mook, che ha poi raccontato: "Abbiamo visto questo effetto un anno fa, quando c'è stato lo shut down degli Stati Uniti. In un paio di settimane le cose sono diventate difficili per molte persone. Si trattava di cittadini laboriosi che, rimasti senza stipendio, si sono ritrovati a dover chiedere un pasto gratuito per la prima volta nella loro vita."

Nate Mook con un impiegato governativo a Washington D.C.
In questo momento delicato è importante rimanere calmi e cercare di avere una prospettiva ottimista. I media possono dipingere il futuro nel modo peggiore, ma non è pensabile che sia del tutto disastroso.
"La buona notizia è che, rispetto a un uragano, il Coronavirus non sta fermando l'afflusso di merci e dunque i supermercati vengono costantemente riforniti senza intoppi. La filiera alimentare e di trasporto del cibo, almeno nelle aree metropolitane, non sta mostrando problematiche. Probabilmente le cose potrebbero diventare più complicate nelle zone più isolate e difficili da raggiungere."
"Diverso è l'atteggiamento che dobbiamo avere in Paesi come gli Stati Uniti che sono ben più estesi dell'Italia. Serve una strategia diversa."
Il messaggio condiviso da tutti è di lavarsi le mani spesso, cosa che gli chef applicano da sempre alla loro via quotidiana. Sono proprio gli chef, con la loro esperienza in merito all'igiene, all'approvvigionamento e alla cultura alimentare in genere, ad avere un ruolo fondamentale per il lavoro che World Central Kitchen fa sul campo.