Freni e Frizioni è da 15 anni (compiuti qualche mese fa) a questa parte ritrovo per chi vuole bere bene a Roma in un luogo che non è il solito cocktail bar seduto e impettito.
Uno street bar che, in questo momento di emergenza sanitaria globale, ha dovuto adattarsi a uno stile di vita più impostato, ma che sempre e da sempre è riuscito a mantenere uno standard di qualità alto nonostante l’enorme afflusso di gente quasi ogni sera, dall’aperitivo al dopocena.
La crescita di Freni e Frizioni, graduale ma costante, ha portato questo street bar di Trastevere, nel cuore pulsante di Roma, ad essere nominato da Tales Of The Cocktail, autorevole organizzazione di settore, tra i dieci migliori High Volume Bar del mondo.
I menu hanno sempre un tema, i drink sono spesso pop e accattivanti e dappertutto si viene pervasi da un aura rock ‘n’ roll che lo rende uno dei luoghi più piacevoli di Roma (e non solo) per farsi un cocktail.
Oggi conosciamo meglio Riccardo Rossi, bar manager e uno dei soci di Freni e Frizioni.
Iniziamo dal principio: chi è Riccardo Rossi?
Riccardo Rossi è un ragazzo di 36 anni nato e cresciuto per la prima parte della sua vita a Viterbo.Mi sono laureato in scienze della comunicazione per poter poi intraprendere la strada del marketing o del giornalismo. A 22 anni ho deciso invece, come moltissimi poi soprattutto nel mondo della mixology, di partire alla volta di Londra per imparare la lingua, vedere cose diverse. Non avevo assolutamente in mente di stare dietro a un bancone: dovevo rimanere a Londra solo qualche mese. E, come spesso accade, ti innamori di quella città e ci rimani anni. Cinque, per la precisione.
Ha da subito iniziato a lavorare in un bar?
No, ho avuto la fortuna di prendere il posto di un conoscente che si sarebbe trasferito. Lavoravo al Piccolino, ristorante di una catena italiana vicino a Liverpool street. Ho iniziato facendo il runner, lavoravamo tantissimo. Questi lavori, soprattutto in un posto come Londra, sono certamente pesanti, ma ti danno la possibilità di imparare molte cose poi utili nel mestiere che faccio oggi: guardare la sala, stare attento a più situazioni contemporaneamente, essere concentrato per non far saltare in aria il servizio. Dopo poco sono diventato capo runner, quindi coordinavo altre persone e dovevo gestire gli chef, che non sono persone facili. Una volta che il mio inglese era buono, mi hanno chiesto se volessi passare di livello in sala o al bar. Scelsi il bar. Sono legato al mondo della mixology già da quando uscivo con gli amici ed ero intrigato da cosa ci fosse dentro i drink che bevevo. Da barback sono diventato piano piano bar manager e ho preso confidenza col bancone. Dopo un altro periodo sono tornato in Italia per fare altro: quando fai il bartender c’è sempre il momento in cui ti viene il dubbio se sia il lavoro della tua vita o una cosa di passaggio. Come dice sempre Patrick Pistolesi: “Sì, ma poi che vuoi fare da grande?”
Dopo l’Inghilterra, Roma. Anzi, Freni e Frizioni.
Ero tornato per studiare montaggio e video editing, quindi non c’entrava niente con la mixology. E andavo a bere in questo posto, Freni e Frizioni. Una volta sono andato con amici a bere da Freni e Frizioni. Cercavo lavoro e chiesi quella sera stessa a Cristian Bugiada, che oggi è un buon amico e socio. Decise di prendermi a lavorare con loro e sono ancora qui. Lavorare qui non è mai stato stressante: da sempre è stato come uscire con gli amici. Solo che fai da bere. Ma l’atmosfera è quella. Quando Cristian ha aperto La Punta Expendio De Agave, che è un locale in società tra Freni e Frizioni e il Jerry Thomas, qualche anno fa, sono diventato socio e bar manager di Freni e Frizioni.
I menu sono forse l’oggetto più iconico di Freni e Frizioni: pop, a tema, divertenti.
Dal 2013 abbiamo deciso di fare dei menu stampati come se fossero un poster, così te li porti a casa. L’impatto grafico dei nostri menu è facile e forte, ma non dimentichiamoci che dietro a ognuno c’è sempre un lavoro di ricerca e di squadra. La sfida, direi vinta, è sempre stata di fare qualità nonostante i grandissimi numeri di persone che sono sempre venuti a trovarci. I nostri menu poster sono molto facili da capire, ecco perché alla gente piacciono: c’è stata la drink list sui fumetti, quella sui film (con drink ispirati magari a 007 o al Grande Lebowski, sempre rivisitati e attuali) mentre al momento ne abbiamo una ispirata ai videogiochi. Videogiochi Arcade per la precisione: quindi Super Mario, Street Fighter, Sonic. Giochi con cui molti di noi sono cresciuti.
Uno spoiler per la prossima drink list?
Posso solo dire che uscirà verso ottobre/novembre e che ci permetterà di fare quello che non abbiamo potuto fare in questo periodo: viaggiare.
Lei ha anche un'autentica passione per il Pisco, distillato d’uva peruviano. Perché lo ritiene così speciale?
Amo viaggiare. Quando sono andato in Perù per la prima volta mi sono innamorato subito del Pisco. In bottigliera se ne trovavano sempre una o due bottiglie, ma difficilmente si approfondiva. Invece lì ho scoperto un mondo fatto di terroir, sfaccettature, sapori differenti. Può sembrare simile alla nostra grappa, ma non lo è: perché la distillazione parte dal succo dell’uva, non dalle vinacce. In Perù mi hanno anche fatto Caballero del Pisco in una cerimonia che in realtà era più un uscita fuori, dove abbiamo bevuto e ci siamo divertiti.
Ultima domanda, spinosa ma doverosa: da quando la pandemia ha imposto nuove regole ai locali come Freni e Frizioni, quanto ne avete risentito?
Ovviamente tantissimo. Fare servizio al tavolo invece che servire decine di persone e di amici in un clima di festa, ovviamente ha acciaccato un po’ la nostra anima. Ma anche così siamo sul pezzo, è anche un modo per vedere un tipo di servizio a cui non eravamo abituati e speriamo si possa tornare al più presto a stare tutti insieme a divertirci con un bel cocktail in mano.