Era il XVIII secolo quando fra i nobili dell’aristocrazia europea divenne di moda affrontare lunghi viaggi in quello che all’epoca veniva chiamato Grand Tour. La stessa parola “turismo” ha origine proprio da questa moda aristocratica. Già all’epoca, una delle mete preferite di questi viaggi era Roma, per i suoi monumenti, la sua storia e l’atmosfera unica. Oggi, dopo i mesi bui della pandemia, la capitale d’Italia sta riprendendo a pieno i suoi ritmi da città brulicante di turisti.
Pensando ai tempi del Grand Tour, che comportava non solo visitare la città, ma anche viverne le consuetudini, abbiamo selezionato alcune attività che hanno il pregio di connettere la storia, l’arte e la gastronomia della Capitale, per scoprire la città sotto un’altra angolazione.
Scoprire Roma in 10 imperdibili esperienze food
1. Un brunch nel dehors di Babingtons in piazza di Spagna
Se diciamo Grand Tour non si può non pensare a Babingtons che è probabilmente, insieme agli scritti di Goethe, una delle più durature eredità di quel glorioso periodo. Questa tea room nasce per volere di due giovani signorine inglesi di buona famiglia, Isabel Cargill e Anna Maria Babington, che rimasero stregate da Roma, visitata proprio nel mezzo del loro Grand Tour. Decisero così di investire i loro risparmi aprendo nella capitale una sala da tè e di lettura destinata alla comunità anglosassone a Roma. Inizialmente aprirono a via dei due Macelli, ma poco dopo il successo le portò in piena Piazza di Spagna, in quello che era conosciuto come il Ghetto degli inglesi e che ancora oggi ospita, a due passi, la Memorial House dei poeti inglesi Keats e Shelley.
Il momento migliore per visitare le sale tardo ottocentesche di Babingtons è alle cinque del pomeriggio, quando va di scena il teatime, tuttavia in seguito alla pandemia si segnala un’opportunità da cogliere assolutamente finché ce ne sarà la possibilità: il dehors in piena Piazza di Spagna, accanto alla scalinata di Trinità dei Monti. L’ora del brunch, in una bella giornata di sole, è il momento migliore per godersi l’atmosfera della piazza più iconica della città. Da non perdere ovviamente le selezioni di tè, anche freddi, da accompagnare senza dubbio ai sandwich della casa.
Babingtons
Piazza di Spagna, 23
Sito
2. Un assaggio delle autentiche Fettuccine Alfredo (sì, esistono!)
Da Alfredo alla Scrofa le Fettuccine Alfredo sono mantecate al tavolo, come da tradizione
Non tutti lo sanno, ma le Fettuccine Alfredo, un piatto che ha avuto successo soprattutto negli Stati Uniti, sono un piatto romano. Sono legate a doppio filo con i due locali che ne conservano la memoria, Alfredo alla Scrofa che si trova appunto in via della Scrofa e il Vero Alfredo che è poco più in là in piazza Augusto Imperatore. La storia racconta che il cuoco Alfredo Di Lelio, vedendo la moglie debilitata dopo il parto, pensò di prepararle questa carica proteica: pasta all’uovo, burro e parmigiano. Il segreto è nella mantecatura, un gesto che tuttora viene compiuto rigorosamente al tavolo, davanti ai commensali, per farne apprezzare la ritualità. Un movimento e un gusto che affascinò due divi del cinema muto, che tornati a Hollywood raccontarono ai loro colleghi il fascino di queste Fettuccine Alfredo, tanto che negli anni della Dolce Vita entrambi i locali divennero un punto di riferimento per il jet set internazionale che frequentava la capitale.
Perché i locali in questione sono due? Perché quello in via della Scrofa è il luogo dove la magia si è svolta per la prima volta e oggi è condotto dagli eredi dei primi mantecatori della storia delle Fettuccine Alfredo; il Vero Alfredo è invece il locale che qualche decennio dopo ha aperto lo stesso Alfredo Di Lelio e che oggi è gestito da sua nipote Ines, che porta il nome della nonna per la quale erano state preparate le prime fettuccine.
Alfredo alla Scrofa
Via della Scrofa, 104/a
Sito
Il Vero Alfredo
Piazza Augusto Imperatore, 30
Sito
3. Il caffè degli intellettuali all’Antico Caffè Greco
Uno dei punti di riferimento storici e artistici della città è certamente il Caffè Greco. Anche in questo caso, la deregulation consentita dopo la pandemia ha permesso una pedana con dei tavolini in piena via dei Condotti, ma in questo caso ci sentiamo di suggerire di non cedere a questo richiamo, quanto piuttosto di andare dritti verso i tavolini all’interno.
Fondato nel 1760, l’Antico Caffè Greco si è affermato nei decenni come cenacolo di artisti, letterati, intellettuali e politici, che nei suoi salotti affrescati trovavano un luogo per lavorare e confrontarsi fra di loro. È famoso il quadro di Renato Guttuso che ritrae l’interno del Caffè Greco, animato dai suoi frequentatori. Un omaggio dichiarato al collega Giorgio De Chirico, la cui casa-museo si trova a due passi: “Mi piace abitare in Piazza di Spagna e sa perché? Perché ogni giorno sulla tarda mattinata faccio quattro passi per le vie del centro, vado a prendere l’aperitivo al Caffè Greco”, disse il pittore.
Antico Caffè Greco
Via dei Condotti, 86
Sito
4. Il carrello dei gin del Caffè Doria alla Galleria Doria Pamphilj
Il Gin trolley del Caffè Doria all'interno del Palazzo Doria Pamphili Andrea Di Lorenzo
Ancora dalle parti di via del Corso, dove affaccia il museo privato che raccoglie la meravigliosa collezione della famiglia Doria Pamphilj, all’interno dell’omonimo palazzo nobiliare, c’è il Caffè Doria, aperto nelle ex scuderie nobili del palazzo. A testimoniare l’antica destinazione d’uso, una monumentale fontana in marmo del Seicento che serviva per abbeverare i cavalli, perfettamente integrata nell’arredamento moderno e stiloso del bar. L’offerta comincia dalla mattina con la zona caffè e pasticceria, quindi con le colazioni, ma esprime il meglio di sé quando si fa l’ora di chiedere la consulenza dei barman per scegliere il proprio Gin Tonic.
Il cocktail a base di distillato di ginepro e acqua tonica è protagonista della selezione di oltre 80 premium gin, che vengono proposti direttamente al tavolo con l’ausilio di un Gin trolley, un carrello su cui poi viene realizzato il drink a vista. L’accompagnamento food proviene dalla cucina del bistrot, che ha impostato una proposta contemporanea, che spazia dal confort food italiano alle scorribande gastronomiche in giro per il mondo.
Caffè Doria
c/o Galleria Doria Pamphilj, Via della Gatta, 1
Sito
5. Il Mercato Centrale all’ombra della Cappa Mazzoniana
Se c’è un posto che può fungere da riassunto del meglio della gastronomia cittadina, quello è il Mercato Centrale: fra i banchi troviamo – solo per citarne alcuni – la famosa pizza al taglio e il pane di Gabriele Bonci; il trapizzino di Stefano Callegari, farcito con le ricette della cucina romana; il gelato di Gunther, mastro gelatiere altoatesino trapiantato a Roma, che prepara il suo gelato con acqua delle Dolomiti; la pasticceria raffinata di Federico Prodon e così via.
Con il riprendere dei viaggi, l’atmosfera è tornata un po’ sincopata, particolarmente affollata a ore pasti, più tranquilla negli orari intermedi. Eppure c’è un elemento che sta lì immobile e che rende questo Mercato Centrale, fra i vari sparsi per l’Italia, particolarmente affascinante: la Cappa Mazzoniana. Collocata in questo angolo laterale della stazione Termini, la cappa era stata realizzata negli anni Trenta da Angiolo Mazzoni per sormontare quello che doveva essere già nei piani un bar e ristorante. Un enorme camino in marmo rosa, che rappresenta in maniera superba lo stile razionalista e che per decenni è stato tenuto lì in abbandono, fino appunto all’apertura del Mercato Centrale, che gli ha donato nuova vita e lo ha fatto conoscere alla città.
Mercato Centrale Roma
Via Giovanni Giolitti, 36
Sito
6. Teatime a cinque stelle in via del Corso
Il rito del tè delle cinque da Velo, al primo piano dell'hotel The First Dolce
Un palazzetto ottocentesco firmato dal famoso architetto Valadier, un hotel cinque stelle che ha puntato tutto sulla pasticceria e una delle strade più famose della città. Tutto questo è The First Dolce, seconda insegna della catena The First nel cuore di Roma (la prima è quella che ospita le cucine stellate di Acquolina, chef Daniele Lippi), in piena via del Corso. Al primo piano dell’hotel, si trova il suo salone di alta pasticceria Velo, punta di diamante dell’hotel guidata dal giovane pastry chef Andrea Cingottini. Alle cinque del pomeriggio va in scena il rito dell’afternoon tea anglo-italiano, accompagnato da ricche alzatine su cui è servito un complemento food a metà tra dolce e salato. Oltre al servizio a cinque stelle, la vera chicca è la consulenza del sommelier del tè Filippo Passariello, la persona giusta per scoprire un bouquet di profumatissime selezioni e farsi orientare nella scelta, imparando qualcosa sulla bevanda preferita dalla regina Elisabetta.
Pasticceria Velo c/o The First Roma Dolce Hotel
Via del Corso, 63
Sito
7. Un picnic in una delle ville storiche della città
Pochi lo sanno, ma Roma è una delle città più verdi non solo d’Italia, ma del mondo. Confrontando i metri quadrati di verde delle principali città del mondo, Roma è l’unica città italiana a comparire nella top ten, con una dignitosa percentuale del 37,37% di verde cittadino e ben 166,47 metri quadrati di verde per ciascun cittadino. Ad aiutare la capitale a raggiungere questi parametri sono le meravigliose ville storiche, da Villa Borghese a Villa Doria Pamphilj, passando per Villa Ada e per le numerose aree verdi più piccole.
Va detto che non è facile trovare un buon ristoro in questi parchi urbani, ma c’è qualche eccezione. Una è il Vivi Bistrot, che da anni è il punto di riferimento food del parco di Villa Doria Pamphilj, particolarmente amato all’ora dell’aperitivo, apprezzato per il suo approccio healthy (organizza anche sessioni di yoga) e per i suoi cestini da picnic, che si possono ordinare un’ora prima della consegna. Se si sceglie la versione deluxe sono di serie il cestino di vimini e il telo da prato. Passando a Villa Borghese, merita la segnalazione la recente apertura di Molto, che ha preso in gestione il bar-caffetteria-bistrot all’interno della Galleria Borghese. Molto è una realtà ristorativa già punto di riferimento del quartiere Parioli e dal mese di maggio, promettono di iniziare la vendita delle Box Take Away, dal packaging rigorosamente compostabile, per consumare il proprio picnic godendosi il verde di Villa Borghese.
Vivi Bistrot
Via Vitellia, 102
Sito
8. Cacio e pepe con vista sul Monte dei Cocci
Il quartiere di Testaccio è uno dei più autentici della Capitale e, oltre ad essere caratterizzato da monumenti iconici come la Piramide Cestia, è ricordato anche per il cosiddetto Monte dei Cocci. Volgarmente, potremmo dire che è una delle prime discariche della storia, perché questo monte si è stratificato con i pezzi rotti delle anfore che approdavano nel vicino porto fluviale cariche di merci preziose come l’olio e il vino. Lo si può vedere dall’esterno, per esempio facendo una bella passeggiata mattutina, che magari può culminare con una sosta food al Mercato di Testaccio, che vanta oltre ai banchi classici da mercato anche una zona dedicata allo street food (da segnalare i supplì di Food Box, i panini di Mordi e vai e la recente apertura di Cafè Merenda, con le torte gentili di Chiara Caruso).
Per chi preferisce una sosta più comoda, basta prenotare da Flavio al Velavevodetto chiedendo espressamente un tavolo con vista sul Monte dei Cocci: il tuffo nella romanità è garantito, anche per i piatti di cucina romanesca di questa trattoria, fra gli indirizzi più sicuri della Capitale per i capisaldi della cucina romana. Il must della casa è la cacio e pepe, rigorosamente mantecata al tavolo.
Flavio al Velavevodetto
Via di Monte Testaccio, 97
Sito
9. Un gelato a forma di Colosseo, da mangiare davanti alla Fontana di Trevi
Il gelato a forma di Colosseo firmato Lucciano's
Una recente apertura ha sconvolto il panorama del gelato capitolino. Non tanto perché ad aprire sia stato un mastro gelatiere famoso, quanto perché a sbarcare a Roma per proporre il suo gelato è stata una catena che arriva dall’Argentina. Il nome della gelateria, aperta a un passo dalla meravigliosa Fontana di Trevi, è Lucciano’s. È l’insegna di Daniel e Christian Otero, due italo-argentini, padre e figlio, che aprono la prima gelateria nel 2011 non lontano da Buenos Aires e da lì iniziano la conquista prima del Sud America e poi degli Stati Uniti, per arrivare quindi in Europa, dove hanno festeggiato il punto vendita numero 60 con l’inaugurazione in via delle Muratte ad aprile 2022.
La loro punta di diamante sono gli icepops, dalle forme riconoscibili: hanno iniziato con il maialino Tonio, sono passati a fare stecchi a forma di Minions (sono l’unico brand che ha ottenuto i diritti dalla Universal) e hanno deciso di conquistare Roma con il Colosseum Ice Pop. Lo stecco a forma di Colosseo è una geniale idea di marketing, che merita l’assaggio, godendosi la bellezza mozzafiato della Fontana di Trevi.
Lucciano's Roma
Via delle Muratte, 76
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10. La crostata di visciole simbolo del Ghetto ebraico
Il Forno Boccione, ovvero l’antico forno del Ghetto è letteralmente un’istituzione per la comunità ebraica e non solo. È il ricordo di un confort food per tutti i romani, perché qui si può trovare la più buona crostata di visciole della città. Il mitologico forno del Ghetto si trova nello slargo di via del Portico d’Ottavia, che pur chiamandosi “via” è una specie di piazza, che fa da punto d’incontro per questo quartiere storico della città, nel pieno centro di Roma. Qui si può dire che ogni sampietrino racconti una storia, dai fasti romani testimoniati dalla presenza del Portico d’Ottavia, fatto costruire da Augusto in onore della sorella, ai tempi dell’antico mercato del pesce ebraico, fino ai capitoli bui del rastrellamento del Ghetto.
Questi ultimi sono testimoniati dalle numerose pietre d’inciampo (sampietrini in ottone che puntellano il selciato), collocati in memoria di chi perse la vita nella Shoah. Oggi la comunità ebraica vive un momento per fortuna più tranquillo e affolla questa piazza, dove si affacciano diversi ristoranti di cucina ebraico-romanesca: ci sono BaGhetto, Bellacarne, la Taverna del Ghetto, il mitico Giggetto. Tranne l’ultimo, sono tutti ristoranti kosher, che seguono quindi i dettami alimentari della kasherùt. In tutti si possono mangiare i piatti simbolo di questo tipo di cucina, come il carciofo alla giudia, quello alla romana, la concia di zucchine, il tortino di aliciotti e indivia.
Forno Pasticceria Boccione
Via del Portico d'Ottavia, 1
Sito