Si è da poco conclusa la manifestazione che, dopo due anni, ha riportato a Roma il circo del whisky. Era tutto un parlare di profumi della Scozia, della ruvidezza dei bourbon americani, di affumicature e invecchiamenti, botti e cereali. Tutto concorre a creare dei prodotti sopraffini, da assaggiare e degustare, ma anche, perché no, a miscelare. Girando fra gli stand abbiamo cercato di individuare le tendenze che cambieranno nei prossimi anni il mondo del whisky.
Lunghi invecchiamenti e bottiglie da collezione
Quando c’è aria di crisi che fa chi ha soldi da investire? Cerca beni rifugio. C’è chi punta sul mattone, chi sull’arte, chi sui vini. Le bottiglie da collezione di whisky, quelle a lungo invecchiamento, in edizione limitata e con confezioni particolari sono uno dei migliori investimenti che si possano fare. Proprio perché sono in edizione limitata e perché nel tempo qualcuna viene pur stappata, così la disponibilità di quella tale release si riduce progressivamente e il valore di quelle ancora intonse aumenta. Quello che oggi si compra a 1.000/1.500 euro – questo il prezzo di una bottiglia da collezione seria – nel giro di pochi anni arriva anche a 3-4.000 euro. Purché naturalmente non si ceda alla tentazione di aprirla. Ma anche in quel caso è un’esperienza rara.
La sfida dei whisky italiani
Tradizionalmente la storia del whisky l’hanno fatta la Scozia e gli Stati Uniti e l’Irlanda. Poi è arrivata la new wave giapponese, che si contraddistingue per il rigore nella distillazione. Oggi assistiamo a un interesse anche in altre parti del mondo, compresa l’Italia. Qui abbiamo l’Italian Malt della distilleria Puni, precursori del genere nel nostro paese. Sono altoatesini ma utilizzano botti di Marsala per l’invecchiamento. Botti di Amarone invece nel caso di Poli, l’antica distilleria di grappa, che ha presentato il suo Segretario di Stato, puro whisky a base di malto d’orzo. E ancora un birrificio artigianale che si è da poco lanciato sul mercato con diverse linee, i lombardi di Strada Ferrata. A questo si aggiungono i whisky israeliani, quelli indiani, quelli australiani, nonché la concorrenza dei cugini francesi.
Il whisky in miscelazione
Ma chi l’ha detto che il whisky deve essere solo degustato, magari con un sigaro davanti a un camino? Basta con questi stereotipi, perché il mercato degli spirits è in continua evoluzione. Si fanno strada sempre di più nelle distillerie, specie le più note, i whisky più giovani, più adatti alla miscelazione perché meno complessi e strutturati. L’Old Fashioned, che è un cocktail a base bourbon americano, dalle radici molto antiche, è un cocktail che sta tornando molto di moda, sia nella sua originalità che in versione “twistata”, come dicono i bartender. Fra i classici meritano la citazione anche il Manhattan, l’Irish Coffee e il Whisky Sour, ma in generale oggi è sempre più frequente trovare cocktail a base whisky nelle drink list dei locali nostrani.
Il ruolo delle donne
L’interesse delle donne nel mondo del whisky sta crescendo. Lo dimostrano le percentuali degli ingressi al Roma Whisky Festival: dei circa 4mila presenti, circa il 35% erano donne, con un +5% rispetto all’edizione precedente, quella del 2019. Le donne, dicono gli esperti, possono vantare un naso che per natura è meglio predisposto a cogliere i flavour del whisky e sono molto ricercate dalle aziende come brand ambassador. E in effetti, fra un banco e l’altro, possiamo testimoniare che la presenza femminile era decisamente importante.