Sfoderi un apparecchietto discreto, lo punti contro l'oggetto - o meglio l'alimento - da ispezionare, e il gioco è fatto: il suo contenuto nutrizionale e calorico sarà svelato. Si chiama SCiO, e potrebbe presto diventare lo strumento “magico” di cui ogni foodie e professionista del settore non potrà più fare a meno. In realtà è un sensore molecolare: un oggetto – della dimensione di una chiavetta USB – che rivela la composizione chimica di ciò che analizza, a distanza ravvicinata. Per venire alla luce ha potuto contare su migliaia di padri e madri nel mondo, 12.958 per la precisione: il progetto, di una start-up israeliana, è stato finanziato anche grazie a una campagna Kickstarter, la popolare piattaforma di crowdfunding.
Quasi 3 milioni di dollari raccolti grazie ad essa (sui 10 totali messi insieme fino ad ora), una delle campagne più di successo della storia del servizio online. Il che la dice lunga su quanta voglia ci fosse di un oggettino del genere. È stato ribattezzato “Il tuo sesto senso”; il suo nome viene dal latino “scire”, sapere.
Ma cosa si può dunque sapere grazie a SCiO? Tutti i valori nutrizionali di un “oggetto”, come il suo contenuto di proteine, carboidrati e grassi, le sue calorie e la sua composizione: fino ad oggi, per avere un quadro del genere bisognava recarsi in un laboratorio d'analisi. Adesso basterà schiacciare il tastino sul sensore, e nel giro di dieci secondi le informazioni saranno spedite direttamente sul nostro smartphone. Non solo cibo: anche piante, medicinali, integratori, e potenzialmente quasi qualsiasi cosa, persino le pietre.
Le applicazioni di questo strumento – che altro non è, in fondo, che uno spettrometro tascabile - sono svariate e anche importanti. Sei al mercato e non sai scegliere il melone maturo al punto giusto? SCiO lo sceglierà per te. Sei all'estero e devi comprare una medicina con un nome diverso da quello che conosci? Il sensore molecolare potrà autenticarne la validità. Così come potrà controllare le condizioni del suolo e fornire dati preziosi agli orticoltori. Tecnicamente e grossolanamente, funziona così: l'oggetto in questione viene colpito da un fascio di luce che crea vibrazioni all'interno delle sue molecole; ogni materiale reagisce all'energia di quella luce in un modo unico, lasciando una sorta di impronta chimica che il sensore confronta con i dati presenti in un database, per poi trasmetterli all'utente finale.
I co-fondatori di Consumer Physics, la società che ha creato il dispositivo, stanno riuscendo a racchiudere tutto ciò in un oggetto consumer, dai costi estremamente ridotti. Per adesso i campi d'applicazione sono ancora limitati: frutta, verdura, latticini, olio di cottura, autenticazione di medicinali e integratori, valutazione dello stato di salute di alcune piante popolari. Ma il database di Consumer Physics è in espansione, e presto sarà possibile scandagliare bevande, carni e pane. Ogni volta che qualcuno userà SCiO, aggiungerà “ciccia” al database e lo potenzierà. “Userà” al futuro, perché il sensore non è ancora a spasso nel mondo: attualmente si può pre-ordinare per 249 dollari; le prime spedizioni inizieranno a partire dall'estate/autunno. Una piccola rivoluzione, che nel giro di 10 anni sarà probabilmente cosa banale.