Conoscenza, tecnologie e ricerca hanno portato nel corso degli anni a produrre enormi quantità di cibo. Questo è un dato positivo se non fosse che a seguito di questa ampia (e mal distribuita) produzione ne è conseguito un enorme spreco alimentare. Ogni anno, tra Europa e Stati Uniti, circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile vengono buttati. E la situazione, al netto dei dati allarmanti, è davvero grave se si considera che per produrre tutto quel cibo ne sta facendo spese l’intero Pianeta. Si innesca così un circolo vizioso dal quale, senza l’aiuto di ognuno, è molto complesso uscire.
I dati dello spreco alimentare in Italia
Una notizia confortante, per quanto riguarda l’Italia, arriva dall’osservatorio Waste Watcher nel rapporto annuale presentato al Ministero della Salute nel febbraio del 2020.
Per la prima volta dopo 10 anni, infatti, si registra un calo del 25% sullo spreco alimentare delle famiglie italiane.
Il lavoro da fare è ancora molto, ma il fatto che 7 italiani su 10 si dichiarano consapevoli della connessione fra lo spreco alimentare, la sua prevenzione, la salute dell’ambiente e dell’uomo è senza dubbio un dato positivo.
Al momento dell’acquisto, circa il 36% degli italiani presta attenzione agli aspetti specifici dell’impatto che lo spreco alimentare possa avere sulla salute e sul clima. Alla base di questa consapevolezza c’è anche il fatto che sapere che una dieta corretta sia un valido strumento per prevenire decine di malattie e di gestirne il trattamento di altrettante altre è un incentivo importante al momento dell’approvvigionamento domestico. In merito a questo l’Oms si è esposto limpidamente sconsigliando il consumo di carne a favore di frutta e verdura fresche. Questa abitudine salverebbe ogni anno circa 3 milioni di vite umane e, lo abbiamo capito più che mai negli ultimi due anni, ogni vita è una storia.

Le cifre del food waste in Italia
Ma quanto costa in termini economici lo spreco alimentare in Italia? La nuova indagine Waste Watcher stima uno spreco settimanale medio di € 4,9 per nucleo familiare che porta a un dato nazionale di circa 6,5 miliardi di euro considerando l’insieme delle famiglie italiane. Un calo, appunto, del 25% circa rispetto all’ultimo rapporto del 2019, attestato su un valore medio di € 6,6 settimanali per nucleo familiare, per un totale di circa 8,4 miliardi di euro. Sommando il costo dello spreco nelle case a quello della filiera produzione/distribuzione – oltre 3 miliardi di euro – si arriva a un costo complessivo di poco meno di 10 miliardi di euro per lo spreco annuale in Italia, dati 2020. Il “risparmio” 2020 si attesta dunque su 1 miliardo e mezzo di euro, conquistato quasi completamente nelle case degli Italiani. La comunicazione dei dati funziona in termini di sensibilizzazione: il 57% degli italiani ha aumentato la propria consapevolezza grazie alla diffusione delle indagini sullo spreco.
L’importanza della consapevolezza
Oggi gli italiani sono molto più consapevoli sul tema del food waste, ma questa consapevolezza senza un’azione non basta. Lo spreco alimentare è una questione etica, sociale, economica e ambientale che deve essere affrontata da tutta la collettività con progetti concreti che favoriscano i temi della sostenibilità e della circolarità delle risorse. E ancora una volta entra in gioco la sensibilizzazione delle nuove generazioni che, attraverso la scuola, dovrebbero essere istruiti su questo argomento che tocca tutti da vicino.