Come e quando gli abitanti delle Highlands riuscirono a produrre per la prima volta lo scotch non è dato sapersi. Ciò non toglie che questa tipologia di whiskey viene distillato in Scozia da ormai diversi secoli e le ipotesi attorno alla sua origine sono molte. La più accreditata racconta che venne introdotto nel paese dei monaci missionari di ritorno dall’Irlanda. Secondo la storia, infatti, nel 1172 il re Enrico II d’Inghilterra invase l’Irlanda dove la distillazione di spirito da cereali veniva già praticata dal lontano Medioevo. Bartales, magazine specializzato nella mixology, ripercorre le 8 tappe che hanno portato il distillato di cereali ad affermarsi a livello globale.
1. 1823, viene sancito l’ “Excise Act”
Dopo oltre un secolo di tasse particolarmente salate per i distillatori, nel 1823 si arrivò ad un compromesso che legalizzò il lavoro di questi ultimi. Infatti, nel 1814 venne varata una legge che stabiliva che la capacità minima per un alambicco, nelle Highlands scozzesi, fosse di 500 galloni: una vera e propria proibizione, dato che nessuno poteva permettersi di produrre tali quantità di liquori. Con l’Excise Act, però, la capacità minima si abbassò a 40 galloni prevedendo una tassa annuale fissa. Dalle 14mila distillerie clandestine del 1823 si arrivò così a poco più di 70. Tale atto stabilì le basi per una produzione meno occasionale e più industriale. La prima distilleria che aderì fu Glenlivet, nel 1824.
2. 1838, l’invenzione del Coffey Still
Il nuovo alambicco, che permetteva di accorciare i tempi di distillazione, era formato da due colonne collegate fra loro, un analizzatore ed un rettificatore. L’invenzione, a cura di Robert Stein, è del 1826, mentre il perfezionamento è ad opera di Aeneas Coffey, che si occupò anche della registrazione del marchio. Il governo autorizzò l’utilizzo del nuovo strumento tramite la concessione di una licenza, una patente, da cui derivò il nome Patent Still. Di origini irlandesi, Aeneas Coffey sottopose il nuovo impianto ai suoi connazionali, che lo bocciarono, ma fu proprio lo scozzese John Ramsey, proprietario della neonata Port Ellen Distillery, il primo a credere nelle potenzialità dell’alambicco. Questo strumento permise la produzione di whiskey più in fretta, in quantità superiori e, soprattutto, contenendo i costi anche grazie ad un processo ininterrotto. Il Coffey Still, inoltre, era stato concepito per produrre il liquore da vari cereali, in cui l’orzo maltato era presente in piccolissima parte.
3. 1851, il primo blended
Andrew Usher & Co di Edimburgo fu la prima azienda che cominciò a mescolare whiskey. Il merito fu di Andrew Jr. che mischiò nel tino di miscelazione diversi tipi di Glenlivet, seguendo il lavoro di sperimentazione impostato dal padre Andrew nel 1840. L’invenzione del Coffey Still, inoltre, diede impulso alla ricerca ed Andrew Jr. capì che, tecnologicamente, il metodo era geniale, anche se il prodotto finale non eccezionale. Bisognava ottimizzare aggiungendovi del whiskey di malto: questa intuizione fece la sua fortuna, grazie anche all’aumento delle vendite in tutto il Regno Unito.
4. 1850-1860, la mistica della Scozia
Sono gli anni del “tartanismo”, ovvero il fascino diffuso da tutto ciò che proviene dalla Scozia. Il merito? Probabilmente dal poema “The Lady of the Lake” di Walter Scott che, con la sua poesia, descriveva in maniera romantica le Highlands scozzesi raggiungendo una vasta platea di pubblico. Gli inglesi, così, cominciarono ad arredare le proprie abitazioni con oggettistica della Scozia.
5. 1872, si diffonde la Fillossera della vite
Nel 1858 la Francia importò una quantità di vite americana con lo scopo di innesto: assieme ad essa, però, arrivò anche la Fillossera, un insetto che falcidiò le coltivazioni in tutta Europa. La prima apparizione avvenne nel 1863 vicino ad Avignone, per poi arrivare a Londra (Hammersmith) e nella zona del Cognac. I produttori di questo liquore, per trovare una soluzione, miscelarono le poche riserve rimaste con altri distillati di altra natura fino ad esaurimento scorte. I consumatori, non soddisfatti, dovettero così dirottare le loro preferenze su altri distillati: fu l’inizio della scoperta e del consumo di Whiskey irlandese e scozzese.
6. 1877, la nascita della Distillers Company Limited
Nell’aprile 1877 Macfarlane & Co. della distilleria Port Dundas, John Bald & Co. di Carsebridge, John Haig & Co. di Cameron Bridge, McNab Bros. & Co. di Glenlochil, Robert Mowbray di Cambus e Stewart & Co. di Kirkliston, si fusero dando vita alla Distillers Company Limited (DCL) con sede a Edimburgo. Nel 1909 perorarono la loro causa, andando a chiarire cosa potesse essere considerato Whiskey o meno: quando la Commissione preposta decise che si potesse definire Whiskey anche quello prodotto con i cereali dal Coffey Still ottennero la loro vittoria. La DCL, durante la sua storia, crebbe a dismisura al punto di acquistare (o far chiudere) tutte le piccole aziende che praticavano la miscelazione.
7. 16 gennaio 1920: scocca l’ora del Proibizionismo negli USA
Impennata dei prezzi e nascita del mercato nero come principali conseguenze. Oltre che favorire la malavita, il Proibizionismo fece lievitare il numero delle catene farmaceutiche, che potevano vendere Whiskey a scopo medicinale. La distilleria di Laphroaig, per esempio, vendeva il proprio liquore torbato come medicinale. Gli scozzesi, che potevano “vantare” molta esperienza nel campo del contrabbando, vennero in aiuto agli “assetati” ed aprirono diverse “sedi” tra Cuba, le Bermuda ed il Canada dove il whiskey venne introdotto legalmente per poi essere distribuito da dei battelli in acque internazionali. A quei tempi si stima che ci fossero più di 100 “magazzini galleggianti” lungo le coste degli Stati Uniti. Fu la nascita degli “Speakeasy”: locali che sembravano qualcosa d’altro ma, pronunciando una parola d’ordine, si aveva accesso ad un vero e proprio bar. Nel 1929, però, il Congresso votò a favore di un provvedimento che non solo puniva i consumatori di alcol, ma anche i produttori: la situazione peggiorò ulteriormente e ci si iniziò a chiedere se quella del Proibizionismo fosse la strada giusta da seguire. Fu proprio una delle sue più ferventi sostenitrici, Pauline Sabine, moglie del presidente Morgan, davanti al Congresso degli Stati Uniti, a chiedere l’abolizione del Proibizionismo, ottenendo la maggior parte dei consensi, ma non quello del presidente di allora, Hoover. Ci pensò invece Roosvelt, il 5 dicembre 1933, a porre la parola fine.
8. 6 dicembre 1922: nasce lo Stato d’Irlanda
Il 24 aprile 1916, circa millecinquecento uomini, presero d’assalto Dublino facendola loro ed issando al cielo la bandiera irlandese: fu l’inizio della Guerra Civile, che durò dal 1919 al 1921, un conflitto contro il Regno Unito. Una fra le principali conseguenze fu che il whiskey irlandese non poté più arrivare nei paesi del Commonwealth a causa dei dazi doganali. Prima del Proibizionismo, negli USA, il whiskey irlandese era il più bevuto e quando si esaurirono tutte le scorte, dato che l’Irlanda non ebbe tempo per costruire un sistema di contrabbando, venne introdotta un’imitazione a base di alcol di barbabietola e colorazione di lucido da scarpe. John Kennedy, di origini irlandesi, andò di persona in Irlanda per incontrare i principali produttori, Jameson e Powers, per proporre loro di incrementare la produzione. Questi ultimi, però, preferirono non immischiarsi e consegnarono definitivamente la leadership del Whiskey alla produzione scozzese