Pensate a tutto quello che, sulla cucina, avete visto in tv. Cosa vi viene in mente? Forse il compianto Anthony Bourdain, probabilmente le storie esemplari e a tratti irraggiungibili di Chef’s Table, sicuramente un interminabile catalogo di talent e dintorni che, se da un lato hanno contribuito a far conoscere l’alta cucina anche al grande pubblico, dall’altro hanno quasi sempre e solo giocato sull’aspetto competitivo e ambizioso delle cucine. La brigata come un piccolo esercito fatto di “sì chef”, piatti lanciati e pressure test. Perché questo, almeno per un decennio, è stato ciò che della cucina “bucava lo schermo”.
Oggi, però, qualcosa potrebbe davvero star cambiando. E non solo nella rappresentazione della professione: ora disponibile anche in Italia su Disney+, The Bear è una serie che non sfrutta l’ambiente della ristorazione come un pretesto: la serie parla di cucina, di chef (stellati e non), di piatti. Ma allo stesso tempo lo fa uscendo dal cliché e dagli stereotipi cui forse ci siamo un po’ assuefatti quando si tratta di narrazione televisiva.
Il giovane chef Carmen “Carmy” Berzatto (interpretato da Jeremy Allen White) non porta sul piccolo schermo solo l’idea del talento salvifico destinato a rimettere in sesto le sorti della tavola calda allo sbando un tempo gestita dal fratello morto suicida. Perché The Bear è anche la storia di un lutto, di un trauma che i personaggi affrontano lavorando, di un protagonista fragile e smarrito (anche) a causa di una lunga esperienza in una cucina stellata della quale paga la tossicità in termini di ambiente di lavoro e relazioni con il resto del team.
Una serie che racconta insomma la necessità, non più rimandabile, di riportare la sostenibilità umana al centro delle cucine e lo fa senza compromessi: puntate brevi e intense, grazie a un montaggio serratissimo che tiene il ritmo alto nonostante una sceneggiatura piena di non detti. Che, se ci pensiamo, sono l’essenza stessa di un trauma.
Ma non è tutto. In un’intervista su Esquire, lo sceneggiatore e regista della serie Christopher Storer ha spiegato quanto abbia dovuto insistere per inserire nella trama un tema spesso deliberatamente evitato nelle rappresentazioni della cucina in televisione: la gestione economica. “Per qualche motivo ho scoperto che le persone sono molto reticenti a parlare di soldi [...] Continuavo a pensare: ‘Non possiamo fare questa serie senza parlarne. Non si può fare questa serie senza parlare di quanto siano onnipresenti le questioni economiche’”.
Una serie ben più complessa della storia che vuole raccontare, insomma. Dove la cucina racconta della condizione dell’essere umano e viceversa.