Gli antichi Egizi ne usavano la polvere anche tre volte al dì. Già allora al carbone vegetale venivano riconosciute proprietà disintossicanti, in grado di sgonfiare la pancia e risolvere diversi problemi medici in modo naturale.
Alla fine del 1800, a cavallo con il nuovo secolo, nelle città inglesi si diffondevano questi nuovi biscotti dolci, dall'impasto simile a quello dei famosi digestive, in cui alla farina venivano mischiate polveri di legno bruciato, carbone vegetale appunto. Si dice che la borghesia ne andasse pazza all'ora del tè, anche accompagnati da formaggi stagionati e frutta, per via del loro simpatico colore e delle decantate proprietà amiche della digestione.
Fino ai giorni nostri: il carbone vegetale è divenuto un trend nel mondo della salute, della bellezza e in quello del food. Tecnicamente, si tratta di un additivo da mischiare ad altri ingredienti (come le farine) ottenuto bruciando legna di vario tipo (comunemente si usano betulla, bambù, pioppo). Il suo uso culinario oggi passa dalle cucine dei grandi chef e arriva ai prodotti da forno, entusiasmando esperti di panificazione e pasticceri ma soprattutto interessando all'industria alimentare e alla grande distribuzione.

Immagine: Fancy Factory
IL NERO AMATO DAGLI CHEF
Il merito è quello del suo colore. Quel nero che, anche in cucina, sta bene su tutto: aiuta a ravvivare i piatti e far risaltare altre sfumature di ingredienti nel momento in cui si procede alla presentazione del piatto, incuriosisce e impreziosisce piatti anche semplici (come l'hamburger, in cui il pane viene sostituito da quello impastato con farina al carbone vegetale, o la pasta, che dai toni del bianco passa a quelli del nero che danno risalto al condimento). Non ha controindicazioni: quasi insapore, può essere unito al dolce e al salato.
Infatti le applicazioni sono diverse e molti chef hanno incluso nei loro menu dei piatti a base di charcoal: il più comune è l'uso del carbone per impastare pani e focacce, per preparare crackers su cui adagiare carni e pesci o formaggi e verdure. Viene comunemente accompagnato al caviale, per esempio, e ai frutti di mare. Il secondo è quello di aromatizzare e colorare gli oli vegetali (extravergine di oliva su tutti) con un po' di polvere di carbone vegetale, per poter dare una nuova sfumatura a questo ingrediente - anche a crudo - e rendere più interessante la presentazione del piatto (meglio se quest'ultimo è bianco o chiaro). Il terzo è il suo uso nel mondo dei dessert: diverse gelaterie hanno iniziato a proporre il gelato al carbone (mischiato a liquerizia, ma anche a bacche di vaniglia), per abbinare uno "scoop" grigio-nero ai più colorati sorbetti di frutta e alle creme dalle tonalità più candide. E in Francia il "croissant nero" è ora un'alternativa al più classico color castagna. Il quarto uso è quello che vede il carbone vegetale protagonista dei drink: al Mission Chinese Food di New York il barman ha creato un cocktail total black in cui il carbone dà consistenza a un mix tra mezcal, sakè e miele. E il carbone fa capolino ormai nelle liste di diversi famosi cocktail bar di tutto il mondo.

Immagine: Just Pink
UN MITO DA SFATARE: IL CARBONE DETOX
A metà tra il mondo alimentare e quello della salute, da un paio di anni poi il carbone vegetale è diventato uno degli ingredienti più amati per le diete negli smoothies e succhi concentrati di verdura e frutta usati nei programmi detossinanti. Così il carbone si trova in bottiglietta, sia nella più semplice versione di "acqua al carbone" sia nelle limonate o nei centrifugati di verdura, con la promessa di ripulire da eccessi alimentari l'organismo e purificarlo.
Eppure i medici mettono in guardia sui prodotti culinari a base di carbone: i quantitativi di polvere di carbone presenti e la tipologia di carbone usato non portano ad avere benefici provati se si consumano portate a base di questo ingrediente nero, anche perché i quantitativi usati sono molto bassi. Mancano soprattutto ricerche mediche approfondite sul tema: come spiegano alcuni gastroenterologi, se è vero che il carbone ha proprietà di assorbire le tossine e di eliminarle, non è detto che non possa farlo anche con nutrienti che invece il corpo dovrebbe trattenere. Quel che è certo, è che al di là dei comprovati usi medici per disintossicare per esempio in caso di avvelenamento, in cucina il carbone resta un divertissement: un modo per colorare un piatto e renderlo interessante, senza alcun potere miracoloso.
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