Nei cocktail, in un semplice bicchiere di acqua minerale, per rendere più brillante il colore delle verdure, per i dessert o per tanti altri usi creativi in cucina. Il ghiaccio, da semplice acqua solida, è versatile e pieno di sorprese. Qualche numero per conoscerlo meglio.
2/3
è la quantità perfetta di ghiaccio per un Daiquiri o un Margarita, due dei cocktail che ne fanno maggior uso. In questi casi si utilizza cracked ice, ossia ghiaccio triturato al momento, che ha la capacità di sciogliersi in fretta, visto che il consumo del cocktail è piuttosto veloce. Come linea generale, il ghiaccio tritato si utilizza in cocktail con alta percentuale di alcool e privi di elementi acquosi. Negli altri cocktail, meglio utilizzare piccoli cubetti o “lump”. Liquori e bevande “pure”, invece, si servono con unico, grosso, pezzo di ghiaccio, perché si gustano con più calma.
2,5 pollici
è il diametro perfetto della cosiddetta “ice ball”, la sfera di ghiaccio con cui si accompagna un whiskey a regola d’arte. Vietato, infatti, utilizzare i classici cubetti. In mancanza dello stampo adatto (fioccano le proposte nei negozi, anche online), meglio un “cubetto gigante”.
3
sono le caratteristiche che deve avere un buon cubetto di ghiaccio. La prima è la trasparenza, che dovrebbe essere quasi totale, senza “ombre”. La seconda è la forma, che deve essere regolare, anche dopo il taglio. Infine c’è la durezza: più è elevata e meglio è. Se un cubetto si rompe a contatto con la bevanda è indice di scarsa qualità e di un raffreddamento troppo rapido. In fondo, anche se si tratta di ghiaccio, serve cura.
5 miliardi di dollari
è il valore dell’industria manifatturiera del ghiaccio previsto per il 2019. Il dato si riferisce, in particolare, alla macchine adibite alla produzione di cubetti. La crescita di questo business viaggia spedita, con un aumento di circa il 7,9% all’anno. Il 38% dell’industria è in mano agli Stati Uniti, che dominano la classifica.
8 dollari
il prezzo medio di un “cubetto di lusso”, un cubetto di ghiaccio perfettamente insapore, che si scioglie lentamente, in 30 minuti, così da raffreddare i cocktail ma senza annacquarli. La richiesta è così elevata da aver creato quella che viene definita “l’industria del ghiaccio di lusso”.
500 grammi
di sale per tonnellata di acqua è la quantità massima consentita per la produzione di “fiocchi” di ghiaccio. Un’alternativa al classico ghiaccio, più simile alla neve, prodotta utilizzando questa “salamoia” molto diluita. I fiocchi ottenuti hanno uno spessore tra 1 e 15 millimetri, forma irregolare e larghezza tra 12 e 45 millimetri.
1748
è l’anno a cui risale il primo sistema di refrigerazione artificiale. Lo inventò William Cullen, dell’Università di Glasgow, ma non seppe trovarci un’applicazione pratica. Più in là si spinse l’inventore americano Oliver Evans, che nel 1805 progettò la prima ice maker, anche se il suo connazionale Jacob Perkins, nel 1834, ha realizzarne un modello che utilizzava vapore compresso. Gli valse la bellezza di 40 brevetti.
101325 Pascal
è la pressione atmosferica standard a cui si forma il ghiaccio con una temperatura di 0 °C (o 273,15 K). Si tratta della forma solida dell’acqua ed è composta da cristalli di forma variabile. Se la forma è esagonale si ha il ghiaccio di tipo Ih, che è il più stabile e più nobile. Meno stabile è il ghiaccio con cristalli cubici, quello di tipo Ic. Agendo su pressione e temperatura, si hanno comunque altri tipo di ghiaccio: ce ne sono in totale 15.
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