Lei è un'italiana all'estero, anzi, una romana a Dublino: Veruska Anconitano, 33 anni, in arte La Cuochina Sopraffina, è giornalista e social media strategist, ma da quando si è trasferita in Irlanda è diventata anche una food blogger.
Ricette, considerazioni e consigli: Veruska in meno di 3 anni è riuscita a conquistare lettori e social network, grazie alla sua abilità ai fornelli, ma anche in virtù del suo approccio genuino e ironico. La sua specialità? Ricette veloci e pratiche per chi ha poco tempo a disposizione. E sono proprio queste ricette che la vedranno protagonista di uno show cooking al Salone del Libro di Torino, venerdì 17 maggio.
Fine Dining Lovers l'ha intervistata per conoscerla meglio.
Perchè ha deciso di aprire il suo blog, aveva attese particolari?
Onestamente all'inizio no. Mi aspettavo di giocare con una passione e soprattutto di stabilire un ponte con l'Italia nel momento in cui mi sono trasferita. Sono però dell'idea che se si apre un blog si è anche un po'/parecchio narcisisti, e pian piano, quindi, c'ho preso gusto e ho iniziato a divertirmi sempre di più quando il numero di lettori e le possibilità di interazione si sono ampliate. Inoltre ruoto intorno al mondo del food come giornalista e strategist da anni, per cui so come funzionano certe dinamiche e mi piace raccontarle e smascherarle...
Il piatto che le ha dato più soddisfazione cucinare e pubblicare?
La pasta all'amatriciana. È una ricetta tipica che ognuno si prende la briga di trasformare come vuole senza tener conto che delle regole andrebbero comunque rispettate. È stato un piacere e una soddisfazione quando un giornalista dell'Huffington Post USA ha deciso di realizzare la mia ricetta e documentarla sul magazine, sostenendo si tratti della ricetta autenticamente italiana. Quando abbatti le barriere con l'estero e riesci a far capire cosa significa davvero cucinare italiano è una splendida sensazione (la mia missione è insegnare agli stranieri come si prepara la vera Carbonara, ci sto riuscendo piano piano!). Sono una talebana della cucina tradizionale, detesto chi improvvisa pensando di fare la cosa giusta e detesto chi si incaponisce senza sapere effettivamente cosa sta dicendo.
Lei ha un grande seguito, anche sui social; si è chiesta come mai?
Non ne ho la più pallida idea, anche perché non coltivo molto i contatti con gli altri food blogger, non presenzio ad eventi solo per esserci e non cedo alle lusinghe. L'unica cosa che so per certo è che io sono esattamente come appaio sul blog e sui social, e che sono tutto tranne che una perfezionista. Sono una confusionaria, sono una rompiscatole, ma mi diverto talmente tanto da pensare di riuscire a trasmetterlo anche a chi mi legge. Nella vita reale mi diverto tantissimo, anche di più, ma sono quasi certa di essere ancora meno simpatica!

Negli ultimi anni c'è stata un'esplosione di food blogger in rete e programmi su chef e cucina in tv. Secondo lei cosa viene dopo?
Devo essere sincera: credo che piano piano il mondo si stancherà di tutto questo cibo ovunque, di tutti questi personaggi più o meno noti che ruotano intorno al cibo, e del concetto non proprio veritiero di ricetta replicabile a casa, e che invece di solito non lo è. Qualche giorno fa Fulvio Abbate su La Lettura del Corriere della Sera ha scritto un articolo intitolato "Ridatemi la libertà di mangiare da schifo come insegna mamma". Ho la sensazione e la speranza che prima o poi si tornerà ad un'idea di cucina fatta davvero dentro casa, come era una volta. Quanto al fenomeno dei food blogger, ecco, lo ritengo appunto un fenomeno e per questo si arriverà ad un punto per cui resisteranno quelli bravi e che vogliono usare il blog per dire/fare qualcosa di più.
Lo chef che in questo momento, secondo lei, rappresenta meglio la cucina italiana Oltremanica?
I fanatici dei bellocci a tutti i costi non saranno d'accordo, ma vi assicuro che nel Regno Unito (e non solo) Antonio Carluccio è lo chef italiano più conosciuto in assoluto. La sua fama di bravo chef si accompagna ad una visione della cultura gastronomica italiana a 360 gradi e devo dire che, in barba ai vari Jamie Oliver che provano ad emulare senza riuscirci la cucina del nostro Paese e ai vari chef-tronisti che spopolano ovunque, Carluccio è il portavoce di un modo di mangiare e di cucinare tutto italiano. Ha saputo coniugare passione per il cibo con imprenditorialità in maniera geniale e pochi ci riescono senza snaturare la vera tradizione italiana.
Ha qualche indirizzo da consigliare a Dublino e in giro per l'Italia?
Se penso a Dublino dico The Pepperpot, Matt The Thresher, Rustic Stone e Bon Appetit a Malahide. Se penso a Roma dico Giggetto al Portico d'Ottavia ma potrei citarne tanti altri. In tutti e due i casi non bado alla forma, ma alla sostanza. Per me se un piatto è ben presentato ma non sazia e non è cucinato come si dovrebbe, ovvero in maniera tradizionale, non c'è trippa per gatti...