Di Emilia Romagna, come sa chi la conosce bene, non ce n’è una ma due. E non parliamo della divisione campanilistica (provate a dare a un emiliano del romagnolo, e viceversa) ma della doppia anima di una regione che nel DNA ha la tradizione e l’innovazione, i tortellini e i motori, i mosaici di San Vitale e le discoteche della Riviera.
Due anime che ad Al Mèni hanno convissuto fianco a fianco, anzi banchetto a banchetto. Durante l’evento, che si è tenuto questo weekend a Rimini, il tendone da circo in cui si svolgevano gli showcooking era affiancato da una via di produttori regionali.
IL BUONO DELL'EMILIA
Chi si aspettava solo ‘Parmigiano e balsamico’ è rimasto piacevolmente stupito. La tradizione c’era sì, ma c’erano anche realtà giovani e interessanti, format intelligenti, grande attenzione alla salute. La biscotteria Zenzero Candito ad esempio fa biscotti con farine semintegrali di grani antichi macinati a pietra in moltissime varianti, alcune senza zucchero, senza lievito e senza derivati animali: tra biscottini vegani d’orzo e zenzero e croccanti di semi di canapa è difficile andare via senza un sacchetto pieno in mano. Subito a fianco, il Mandorlato al cioccolato di Modigliana, piccolo borgo in provincia di Forlì Cesena: un dolce a base di cacao, farina, zucchero e scorze di arancia frutto di un'antica ricetta tramandata oralmente. Negli anni Trenta l'ultimo membro della famiglia l'ha passata al garzone, e lui al figlio, il quale a metà anni Novanta l'ha trasmessa alla famiglia Mortani, che oggi lo produce nel piccolo laboratorio in alcune varianti come l'amarena, la pera e il caffè. Una storia così bella che fa (quasi) dimenticare il fatto che il dolce sia buonissimo.
BRUNCH SOGNANTI
Tra i produttori spiccava come sempre San Patrignano, la comunità di recupero sulle colline romagnole i cui pani, formaggi e salumi - compreso un pluripremiato squacquerone e una freschissima ricotta senza aggiunta di siero - erano presenti anche al déjeuner sur l'herbe che si è svolto ieri mattina nel giardino del Grand Hotel di Rimini. Tra fontane zampillanti, tovaglie a quadri e tavolini in ferro battuto si respirava davvero un'aria felliniana, onirica in un modo a tratti surreale - per esempio quando un elegantissimo cameriere ti portava un bicchiere di champagne per accompagnare i pancakes che ti erano appena stati preparati davanti agli occhi.
Anche nell'area street food la veracità regionale si coniugava con la sperimentazione gourmet. Strepitoso il food truck Cinema DiVino, dove si trovavano le specialità di Romanzo (nato dalla collaborazione tra la celebre Macelleria Zivieri e il ristorante romano Quantobasta) come la scodella di trippa alla parmigiana. A poca distanza, i sous chef dell'Osteria Francescana preparavano Buns al vapore con ragù di vitellone, funghi e mostarda di mela dalle dimensioni abbastanza piccole da non sentirsi (troppo) in colpa nel mangiarne tre alla volta. "Mi piace il modo in cui ad Al Mèni tutto sembri integrarsi" commenta Sasha Correa del Basque Culinary Center "L'internazionalità e la tradizione, i grandi chef e quelli giovani, poco conosciuti. Non è facile. Questo non è un evento scontato".