Alessandro e Filippo Billi sono fratelli e insieme gestiscono l'Osteria Billis di Tortona. Dopo gli esordi in Veneto e le esperienze nell'alta ristorazione, anche internazionale, è in questo locale, originariamente poco più grande di un chiosco, che iniziano a farsi notare da un pubblico gourmet che supera i confini cittadini.
Ecco cos'hanno raccontato a Fine Dining Lovers.
Avete entrambi deciso di lavorare nel mondo della ristorazione. Com'è cominciato tutto?
Alessandro: Tutto iniziò dalla nostra curiosità. Certo, in casa nostra si è sempre mangiato molto bene ma non arriviamo da una famiglia di ristoratori. Siamo sempre stati attratti dalle storie, dai personaggi che abbiamo incontrato. Uno su tutti, il cuoco di un antico Bacaro veneziano che, tra una polpetta e l'altra, ci raccontava tutto di sé. Noi eravamo bambini, rimanevamo incantati. Nascemmo a Tortona ma per quindici anni abitammo a Venezia e questo ci ha innegabilmente stimolati. La tradizione gastronomica di quei luoghi è incredibile.
E quando è arrivato il fine dining nella vostra vita?
Filippo: Anche in quel caso fu piuttosto presto. Nostro nonno era un appassionato di alta cucina e ci portò spesso con sé. La prima volta che ci portò in un ristorante stellato ci fiondammo sul pane e lui ci rimproverò molto. Così imparammo rapidamente la differenza tra mangiare e degustare. Insomma capimmo che il cibo poteva essere anche esperienza.
Ma quando si è spostato tutto dal piano della passione a quello della professione?
Alessandro: Ho iniziato io per primo. Da sempre volevo essere indipendente, così andai in collegio in quel di Stresa, dove ebbi la possibilità di studiare per diventare cuoco. Successivamente tornai a Venezia per lavorare, mentre Filippo in un primo momento faceva il commerciale nel settore dell'abbigliamento. Venni preso da Corrado Fasolato al MET, fu un grande onore. Rimasi fino a quando il ristorante non ottenne le due stelle Michelin. A vent'anni ebbi l'occasione di aprire a Padova un primo ristorante. Mi confrontai con Filippo, era un bravo comunicatore nel suo settore e gli proposi di lavorare con me, per occuparsi della sala.
E come andò?
Filippo: All'inizio male. Ero timido, faticavo molto a parlare. È però vero che in breve tempo mi sciolsi molto e la sala divenne il mio ambiente. Così come il vino la mia passione. Nacque così Boscia Billi Bistrot, un locale informale in cui lavorammo incessantemente per i successivi cinque anni, raggiungendo un ottimo successo. Arrivò poi il momento di vendere, tutti e due avevo voglia di crescere, di fare nuove esperienze. Così io approdai al Ristorante Berton di Milano, mentre Alessandro viaggiò: dapprima il Vietnam, poi il Giappone con Luca Fantin. Fino a quando non decidemmo che era il momento di avere nuovamente qualcosa di nostro, di più maturo. Che potesse raccogliere tutto ciò che avevamo appreso.
E arrivò così Osteria Billis?
Alessandro: Sì, con il progetto di Osteria Billis tornammo alle origini: a Tortona. Lì aprimmo in quello che era poco più che un "baracchino". Iniziammo subito a proporre il nostro concetto di fine dining o, come ci piace definirlo, "fun dining". Il nostro servizio e la qualità delle materie prime sono da alta ristorazione l'approccio è più amichevole, contemporaneo. Basti pensare che nello staff abbiamo due persone che si occupano della comunicazione. In provincia è quasi impensabile trovare una realtà che investa in figure non prettamente legate ad un lavoro in sala o in cucina. Per noi, al contrario, è fondamentale. E anche i piatti, pur ricercati, parlano spesso la lingua della semplicità.
Un progetto che nel tempo sta facendo molto parlare di sé.
Filippo: È vero, l'Osteria Billis ci sta dando grandi soddisfazioni. Siamo alle persone della città, molto vicini alla stazione. In breve tempo siamo diventati un ponto di riferimento per gli amanti della buona cucina in città e oltre. Quest'autunno, dopo una chiusura estiva in cui abbiamo affrontato una serie di lavori, partiamo ancora più spediti e migliorati nella nostra offerta.