Meno famoso del re panettone, il principe pandoro – altro dolce icona del Natale italiano, per la precisione veronese - possiede una schiera di fan ugualmente appassionati. La sua origine è legata ad antichi rituali natalizi del Veneto, dove la sera della vigilia gruppi di donne impastavano il levà, coperto di zucchero e mandorle, o al Nadalin con anice e pinoli. A queste tradizioni l'imprenditore Domenico Menegatti si è ispirato per mettere a punto il pandoro come lo assaggiamo oggi, eliminando le mandorle e registrandolo al Ministero di Agricoltura in Commercio del Regno d'Italia.
Le caratteristiche di base sono una gran quantità di burro (almeno il 20%) e il tipico stampo a forma di piramide tronca a otto punte. Era il 1894: da allora il pandoro ne ha fatta di strada, arrivando a essere esportato in 50 paesi del mondo.
Basta tagliare una fetta per capire che il nome si riferisce al colore dorato intenso dell'impasto. L'unicità sta tutta nella consistenza molto soffice e nel profumo intenso di burro mischiato a quello di vaniglia. Per capire se tutti passaggi sono stati rispettati (soprattutto la lievitazione, che dura 24 ore) controllate che l'alveolatura sia minuta e uniforme. Per apprezzarlo al meglio si riscalda a una fonte di calore e si cosparge di zucchero a velo.
Come tagliare il pandoro? Su questo aspetto ci sono due scuole di pensiero: taglio verticale o orizzontale per avere tante fette a forma di stella. Se avanza, tostatelo in forno o in una padella antiaderente e provatelo in versione salata con mortadella o cubetti di foie gras. Se non non sono le calorie che vi interessano, accompagnatelo con una coppetta di zabaione caldo, crema alla vaniglia, panna montata aromatizzata alla cannella o semplicemente cioccolato fuso. Poiché la ricetta casalinga del pandoro è davvero complicata e laboriosa, vi daremo quella della crema di mascarpone, che del pandoro è il naturale complemento.