Allievo di Gualtiero Marchesi e Alain Ducasse, chef e proprietario di un ristorante con due stelle Michelin, coinvolto in diversi progetti dentro (e fuori) dalla cucina: Carlo Cracco è indubitabilmente uno dei più noti chef italiani.
Dal 13 al 15 ottobre farà parte dei Sette Saggi, la giuria internazionale di top chef che, durante la finale di S.Pellegrino Young Chef 2016, giudicherà i piatti dei 20 finalisti.
Gli abbiamo fatto qualche domanda sugli inizi della carriera, sul suo ruolo di giudice e sulla situazione della cucina italiana.
Quale consiglio darebbe ai giovani chef?
Di essere curiosi, per scoprire e provare cose nuove ogni giorno. Tenete gli occhi bene aperti.
Qual è il miglior consiglio che le abbiano mai dato?
Stare concentrato, prestare attenzione e imparare dalle persone con più esperienza.

Cosa le manca dell'essere uno young chef?
Prima, quando finivo il servizio, mi fermavo con i miei chef per una bevuta, adesso alla sera non ho la stessa energia.
La cucina italiana è stata molto sotto i riflettori nell'ultimo anno - qual è per lei l'aspetto più interessante della cucina italiana contemporanea?
È più facile trovare gli ingredienti, e nel mondo gastronomico ci sono molte più risorse e molta più consapevolezza. È fortemente inspirante, abbiamo più carte da giocarci.

Pensa sia difficile per gli chef italiani essere creativi in un paese tanto attaccato alle tradizioni?
No, anzi, penso sia un grande valore aggiunto. Devi conoscere le tradizione per essere creativo.
Quali sono i progetti lavorativi su cui si sta più concentrando in questo periodo?
Il mio nuovo ristorante in Galleria Vittorio Emanuele.