Giovane e già molto apprezzato, Carlo Sammarco è diventato un pizzaiolo noto nel panorama nazionale grazie al suo lavoro di ricerca e promozione fatto sulla cosiddetta "pizza a canotto".
Noi di Fine Dining Lovers abbiamo fatto qualche domanda al titolare dell'ormai celebre Pizzeria 2.0 di Aversa per scoprirne di più sul suo lavoro, sui suoi trucchi, sui suoi progetto.
Ecco cosa ci ha raccontato Carlo Sammarco.
Quando ha incominciato esattamente ad avvicinarsi al mondo della cucina?
La mia famiglia lavora da sempre nella ristorazione. Quando ero ragazzino, verso i dodici anni, ho iniziato a passare molte delle mie giornate nella pizzeria e ristorante di mio nonno, dove mi sono da subito sentito coinvolto dalla passione con cui lavoravano alla preparazione degli impasti.
Quando ha capito che quella della pizza sarebbe stata la sua strada professionale?
All’età di 17 anni, quando, con l’aiuto di mio zio, imparai questo mestiere e decisi successivamente di andare via, alla ricerca di nuove esperienze, per acquisire nuove nozioni.
C’è qualcuno che le è stato particolarmente d’ispirazione sul lavoro?
Sono stato ispirato da ognuno dei miei familiari, in particolar modo proprio da mio zio, che mi ha seguito proprio dall'inizio, trasmettendomi tutte le basi di questo mestiere.
C'è un episodio che considera il "primo successo" della sua carriera?
L’episodio fondamentale è stato senza dubbio quello dell’apertura, insieme ai miei soci, del primo locale ad Aversa. È così che ho iniziato ad essere conosciuto da un numero sempre maggiore di persone e ho potuto raccogliere finalmente i primi frutti dei miei sacrifici.
Che ingredienti ci sono nella sua pizza preferita?
Tra le mie pizze, quella che preferisco è la “Carlo Sammarco”, con molti degli ingredienti che amo: carciofi campani affogati con olive caiazzane, capperi di Salina, datterino giallo, provola dei Monti Lattari, pancetta arrotolata del maialino nero casertano, basilico fresco, provolone del Monaco dop, olio extravergine d'oliva.
Quali ingredienti invece non utilizzerebbe mai come topping per una pizza?
Su una mia pizza non potrei mai mettere la panna, perché utilizzando prodotti di prima qualità, secondo me questo alimento ne andrebbe a nascondere i sapori. E poi la frutta, che da buon italiano proprio non riesco ad associare alla pizza.
Quale, tra le sue pizze, proporrebbe ad un cliente che viene per la prima volta da Pizzeria 2.0?
Ad un cliente che viene per la prima volta nel mio locale proporrei una delle pizze stagionali. Può sceglierne una qualsiasi, in base alle proprie preferenze personali, sono tutte create e studiate per valorizzare al meglio gli ingredienti di stagione.
Come definirebbe in tre aggettivi la sua pizza?
Gustosa, saporita, digeribile.
Com’è nato il progetto di Pizza Canotto a Frattamaggiore?
Il progetto di Frattamaggiore nasce dalla voglia che io e i miei soci avevamo di aprire un secondo locale con un concept diverso, moderno. Non c’era posto migliore di Frattamaggiore, che negli ultimi anni si è sviluppata economicamente e socialmente, rivelandosi uno vero punto di riferimento per la movida locale.
E cosa caratterizza questo nuovo locale?
Si tratta di un locale distribuito su due piani davvero innovativo: attento al design, dotato di tre forni e ben 300 coperti. Per mantenere alti gli standard lo abbiamo munito di due cucine complete.
Sogni o progetti per il futuro?
Di progetti e sogni per il futuro ce ne sono sempre tanti, ma il sogno che mi piacerebbe più di tutti realizzare è quello di esportare, a tempo debito, la mia “Pizza Canotto” anche all’estero.
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