La location è quella di Cà-ri-co Milano, una delle realtà milanesi più interessanti del momento guidata con sapienza da Domenico Carella. In una calda serata che anticipa l’estate milanese si è tenuta la cena del format 4 Hands Dinner.
In cucina ci sono Leonardo D’Ingeo, chef di Cà-ri-co e Alessandro Monocchi, chef di Retrobottega di Roma. Non è una novità, soprattutto in questi ultimi mesi, quella di affiancare in un’unica cucina chef di due mondi differenti, ma il risultato è sempre sorprendente, come accade per tutte le contaminazioni. Questa non è la prima serata del format che nei prossimi mesi ospiterà anche i giovani chef di S.Pellegrino Young Chef.
È il 6 giugno e in una Milano che si appresta ad affrontare il primo Salone del Mobile post pandemia, da Cà-ri-co tutto è pronto per una cena a 8 portate accompagnata dai drink firmati da Domenico Carella e dalle acque S.Pellegrino e Acqua Panna.
La cena è introdotta da Carella, che dice: “Questo percorso racconta l’incontro con una delle realtà italiane che più apprezziamo e stimiamo, da tanto avevamo in mente di andare a trovare Alessandro e Giuseppe (di RetroBottega a Roma ndr) e abbiamo deciso di portarvi con noi a Roma. Divertiamoci e godiamocela!”. Ed è proprio quello che succede, l’intero percorso è divertente e godurioso.
Si comincia con due snack, il primo è il Peperone tonnato in cui compaiono note di griglia che riportano alla mente le estati italiane. Un boccone che funziona e prepara il palato alla seconda portata.
In questa seconda proposta si sente l'influenza asiatica, si tratta di un Sando con lingua, fichi, albicocche e aglio nuovo. Il sapore è intenso e interessante, il pane italiano si scontra con la classica versione dei classici giapponesi, ma ritroviamo all’interno le giuste acidità e morbidezze.
Si procede con due entrée, la prima è Capasanta, corallo, erbe e agretti. La noce della capasanta cruda è servita dentro la sua conchiglia in tartare ed è avvolta da una sinuosa maionese di corallo. A contrastare la grassezza e la morbidezza di questi elementi ci sono agretti appena sbollentati che donano eleganza e croccantezza. Le erbe fanno la differenza in questo piatto e accompagnano il palato ad alternanze amaricanti e acide. La portata è servita in pairing con un drink preparato con Jasmin, cocco e rum. Un abbinamento riuscito che mantiene equilibrio al naso e in bocca.
Si prosegue con la seconda proposta di questo gruppo: Fagiolini, lardo, ‘nduja di albicocche. I fagiolini sono freschi e croccantissimi, il lardo offre la parte grassa che contrasta l’acidità del condimento e la dolcezza della ‘nduja di albicocche che si trova al cuore del piatto, quasi come fosse una sorpresa da guadagnarsi. La nota interessante di questo piatto è senza dubbio il tono affumicato dato dall’olio di condimento che, in abbinamento al drink a base di Agrumi, Mezcal, sesamo e Perrier, dona una sensazione pungente che persiste in bocca diventando poi tonda e avvolgente.
La cena va avanti con il primo piatto: Fusilli, fragole e caciocavallo. La pasta è di altissima qualità e cotta alla perfezione. Il condimento che apparentemente sembra di semplice pomodoro e caciocavallo, lascia in bocca il delicato sapore della fragola e della sua texture, il risultato e armonioso e ben eseguito. Ad accompagnare questo primo piatto c’è un drink estremamente interessante preparato con Sake, hatsumago densho e honjozo. Si tratta di un drink leggero e secco, che non sovrasta i sapori del piatto, anzi li esalta e li fa esplodere rendendoli protagonisti.
Il secondo piatto è quello più interessante di tutto il percorso, quasi fosse il centro di questo viaggio sensoriale: Ombrina, grasso d’oca, agnello, schie e dragoncello. Il filetto di pesce è cotto perfettamente, morbido al palato e contrastato dall’estrema croccantezza delle schie fritte. Il fondo di agnello esalta il sapore marino e il dragoncello non è una semplice decorazione ma uno degli ingredienti protagonisti del piatto. L’abbinamento con questo piatto è il tomato wine, nato da un’idea di Domenico Carella, dal gusto insolito e persistente che contrasta sensibilmente i sapori intensi della portata.
Divertente è il pre dessert, servito in un piccolo piatto senza posate. Si tratta di una gelatina di tarassaco con una forte componente acida che pulisce la bocca dal piatto precedente e la prepara al dessert.
L’ultima portata, accompagnata da un drink preparato con Lacto berries, scotch e vermouth, è una Panna cotta con grano saraceno e zagare. Questo dessert è un’ottima conclusione di questo percorso, profumato e avvolgente porta il palato alla fine di questo viaggio tutt’altro che piatto e ricco di grande carattere.