Due iconiche maison si attribuiscono la sua invenzione: Ruinart inviò le prime bottiglie in Germania già nel 1764, mentre Veuve Clicquot effettuò una spedizione nel 1775. Sembra però che, mentre nel primo caso l’inedito colore uscì fuori in modo accidentale durante la pressatura, per quanto riguarda la “vedova” ci fu la precisa volontà di proporre un nuovo prodotto sul mercato.
Oggi lo Champagne Rosé sta conquistando sempre più appassionati, e non solamente tra il pubblico femminile (basta con i luoghi comuni sui vini “di genere”, l’affinità qui è solo cromatica) grazie alle sue tante e diverse espressioni, da quelle più fresche e bevibili a quelle più austere e complesse, e alla sua versatilità negli abbinamenti, dalla tartare di manzo al trancio di salmone, dal sushi ai salumi.
I metodi di produzione sono due: quello dei rosé de saignée (letteralmente “sanguinamento”) che prevede di estrarre il colore attraverso il contatto del mosto con le bucce; e quello della miscelazione tra vino bianco e rosso – lo Champagne è l’unica denominazione in Europa per la quale questa pratica è ammessa – e che secondo molti garantisce maggior costanza e finezza.
Ecco dieci grandi bottiglie più un outsider (e non necessariamente le più care) per scoprire le migliori e più singolari espressioni di Champagne Rosé.
Veuve Clicquot Vintage 2008 Rosé
Una bottiglia che rende onore al primato storico della maison in fatto di rosé: naso floreale e agrumato, elegante e cremoso all’assaggio, è uno Champagne fuoriclasse – 61% Pinot Noir, 34% Chardonnay e 5% Meunier - estremamente godibile nonostante la sua complessità.
Dom Ruinart Rosé 2002
Prodotta con uve provenienti da vigneti Grands Crus (20% di Pinot Noir in rosso e 20 di Chardonnay), è una bottiglia di grande complessità e finezza, ancora freschissima, con sensazioni di arancia sanguinella e frutti rossi maturi e una bella persistenza in bocca. Ci si può divertire ad abbinarlo anche a piatti dai sapori intensi come un vitello tonnato.
Charles Heidsieck Rosé Réserve
Uno Champagne accattivante e ben fatto – con un assemblaggio di 33% Pinot Noir, 34 Chardonnay e 33 Meunier – che viene apprezzato soprattutto da chi non disdegna una certa tendenza dolce. Al naso svela note di melograno e fiori secchi e in bocca è rotondo ma fresco ed estremamente piacevole da bere.
Bollinger Rosé
Nonostante non sia un millesimato, il rosé base della maison fondata nel 1829 ad Aÿ sorprende per la sua complessità: l’olfatto svela note di pesca e pepe rosa, in bocca è asciutto, mai troppo dolce, persistente e molto elegante, capace di reggere con classe anche gli abbinamenti più arditi.
Egly-Ouriet Rosé Grand Cru
Assemblaggio di 65% di Pinot Noir e 35 di Chardonnay, matura ben 52 mesi sui lieviti e ha un dosaggio (cioè il residuo zuccherino) bassissimo di soli 2 grammi per litro. Uno Champagne caratterizzato da grande freschezza e raffinatezza con un naso inusuale più giocato sul sottobosco che sul frutto rosso.
Jérôme Prévost La Closerie fac-simile rosé
Allievo di Anselme Selosse (uno dei più apprezzati produttori della Champagne), Prévost possiede un vigneto di poco più di 2 ettari da cui ottiene meno di 15mila bottiglie. Il suo è un Rosé inusuale, perché creato con 100% di Meunier – uva ritenuta inferiore alle altre e per questo raramente usata in purezza. Perlage fine, sentori di agrumi e grande verticalità e sapidità al palato: un piccolo grande Champagne.
Dom Pérignon Vintage Rosé 2004
Dalla mitica maison con sede nell’abbazia di Hautvillers è uscita anche questa magnifica versione in rosa, da un’annata particolarmente piacevole, che sorprende per i profumi esplosivi di frutti di bosco e di erbe aromatiche e per una bocca minerale e complessa che invoglia all’abbinamento con i crostacei.
Paul Barà Grand Rosé
Il villaggio Grand Cru di Bouzy ha una forte tradizione “rossa” e questo Champagne non fa che confermarla in questo assemblaggio di ben 82% di Pinot Noir e un 18% di Chardonnay. Uno Champagne “vinoso”, con un naso fruttato e balsamico e una bella mineralità e acidità, che si fa apprezzare per la piacevolezza di beva.
Louis Roderer Vintage Rosé 2010
La maison di Reims, tra le più rinomate della Champagne, spicca anche per la personalità dei suoi rosé: il Vintage 2010 – con 62% di Pinot Noir del cru di Cumières – ha bellissimo perlage, espressioni di agrumi e di spezie, e una bocca pulita e gustosa. Una bottiglia ideale da stappare all’ora dell’aperitivo.
Perrier –Jouët Belle Èpoque Rosé 2006
La cuvée de prestige della maison di Eperney non ha solamente la bottiglia più bella – quella decorata con i celebri anemoni, creata da Emile Gallé nel 1902 – ma è anche uno dei migliori rosé in circolazione, esemplare per la sua eleganza e complessità senza mai perdere la piacevolezza di beva.
Moët Ice Impérial Rosé
Champagne con ghiaccio? I puristi storceranno il naso ma questo può essere un modo di berlo inconsueto e ideale con le alte temperature estive. La nuova bollicina rosé di Moët & Chandon, infatti, è il primo Champagne al mondo creato per essere servito on the rocks. Bouquet molto fruttato, con nuances di frutti di bosco e pesca, palato dolce e finale fresco con note di pompelmo rosa.
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