"Questa è una vittoria a senso unico. Non sto raccogliendo soldi per pagare il mio staff, sto cercando di raccogliere fondi per aiutare un rifugio in modo da poter mantenere il mio personale e anche aiutare i miei produttori."
Così chef Álvaro Clavijo il 18 marzo, dopo aver chiuso il suo ristorante El Chato a Bogotá per via del Coronavirus.
Lo chef ha cominciato a cucinare in un rifugio di 65 persone, inclusi bambini e anziani, che non possono uscire a causa della quarantena. Il suo progetto sta andando così bene che lo chef vorrebbe estendere la sua idea ad altri rifugi simili.
"L'idea è molto semplice: le persone sponsorizzano il nostro operato nel rifugio donando anche solo 10$ con i quali riusciamo a far mangiare 5 persone. Con il nostro lavoro evitiamo che le persone che risiedono nell'ostello violino le regole del non uscire e offriamo loro un pranzo bilanciato che permetta loro di sopportare le difficoltà del momento."
Il team di Clavijo consegna minestre e stufati fatti in casa ai residenti in difficoltà usando verdure e tagli di carne che arrivano dai suoi soliti fornitori.
Qui il sito per la raccolta fondi per il rifugio di Álvaro Clavijo
Le verdure fresche non sono molto usate in Colombia "È divertente vedere gli ospiti del rifugio che gustano le nostre pietanze con le verdure come se fosse cibo nuovo e strano."
Lo chef, che si è formato ne L'Atelier di Joël Robuchon, Per Se e Noma, ha sicuramente fatto tesoro della sua esperienza all'estero, ma sin dall'inizio si è mostrato attento nell'uso dei prodotti locali della sua terra. Anche il nome del ristorante ne è una dimostrazione: El Chato' è un vezzeggiativo dialettale di Bogotà.
"Ho una responsabilità verso questi agricoltori ed ero preoccupato per loro," ha spiegato, "vendere i prodotti attraverso il nostro sito non era una soluzione, così abbiamo pensato di sponsorizzare il rifugio e usare i loro prodotti per cucinare per gli ospiti del rifugio."