La gallina, la mucca, il maiale, vengono visti dall’autrice come alimento per l’uomo. Producono cibo e sono a loro volta cibo.
Prodotto di consumo, gli animali sono ritratti immersi in ciò che producono o che diventeranno, il tutto con uno sguardo “leggero”, in chiave pop. Lo sguardo di Federica Cogo.
Federica Cogo è una fotografa italiana, che con il progetto Ritratti industriali ha focalizzato la sua attenzione sul cibo, in particolare sul rapporto tra animale e uomo, il tutto in chiave pop.
Abbiamo intervistato Federica Cogo e le abbiamo chiesto di parlarci dei suoi Ritratti Industriali, un progetto sul cibo espresso nelle nature morte fotografiche.

Da dove nasce il tuo interesse per la fotografia di still life e per il food?
Federica Cogo: La fotografia è un mezzo tra altri, che in alcuni casi scelgo per materializzare un’idea. Il mio interesse per la fotografia nasce quindi nel momento in cui capisco che è il modo migliore per dare corpo alla matrice concettuale di un lavoro. Lo still life per me è particolarmente stimolante, perché mi consente di costruire in piccolo formato l’immagine che cerco e di avere un ampio controllo sul soggetto. L’interesse per il food è una cosa che è accaduta in riflesso a una ricerca più lontana. Il mio interesse artistico si era focalizzato per gran parte del percorso sugli animali e successivamente sul rapporto che esiste tra l’essere umano e la sfera animale che, nella serie Ritratti Industriali, ho voluto rappresentare considerando l’animale come alimento. Ecco da dove parte la sfera Food del mio lavoro.

Come è nata l’idea del progetto e come si è sviluppata?
Come accennavo prima, la radice concettuale del progetto parte dal rapporto uomo e animale. La prima parte della mia ricerca comprende una serie di lavori pittorici nei quali avevo cercato di rappresentare l’animale nella sua anatomia. Successivamente però, ho voluto assecondare la sua posizione all’interno della nostra società, rappresentandone lo scopo: gli animali sono anche cibo e gli animali producono cibo. Ecco quindi l’idea di realizzare ritratti di diversi animali commestibili in miniatura, immersi nel prodotto che diventeranno o che producono loro stessi. Ho voluto ricreare delle immagini leggere, dolci, condite con la carta da parati.
Nella fotografia o nella vita di tutti i giorni, quali sono state le tue fonti principali di ispirazione?
Toilet Paper. Loro usano spesso still life legati al food, e da un punto di vista artistico è stimolante: ricreano un mood, delle immagini surrealiste, e trasformano il food in un’identità. Altra fonte di ispirazione per i miei lavori è Erwin Olaf, un fotografo che ha condotto le sue ricerche fotografiche partendo dallo studio di figure come Jan Weenix, un pittore del XVIII secolo.

Parlando della progettualità, come è nato e come si è sviluppato il processo di selezione degli elementi che costituiscono e compongono l’immagine?
Fin dal principio ho voluto parlare di specifici animali, e cioè quelli per lo più legati all’industria alimentare. Ho fatto una lunga ricerca di selezione principalmente sui modellini. Volevo che fossero il più possibile reali, che non ricordassero la plastica e che fossero curati anche nei dettagli, quindi il mio processo di selezione è avvenuto principalmente nei negozi di giocattoli.
Hai riscontrato difficoltà nella preparazione e realizzazione del progetto?
Sì, nel momento in cui non trovavo una luce soddisfacente, non troppo dura e neanche troppo morbida. Ho trovato difficoltà negli elementi usati in quanto ho dovuto via via controllarli: il latte, le uova in plastilina, il formaggio, la pancetta.

Consideri il tuo lavoro concluso o pensi che avrà un seguito?
Sì, credo sia concluso. Non sono al momento interessata a proseguire la mia ricerca sul rapporto uomo-animale. Non escludo però in futuro qualche produzione still life su altri temi più legati all’uomo e alla società.

Ritratti Industriali di Federica Cogo fa parte di Alidem, una realtà italiana con sede a Milano, che rappresenta autori molto diversi fra loro, selezionando e vendendo al pubblico opere fotografiche. Una collezione in continuo sviluppo e ampliamento che nasce anche dalla collaborazione con curatori, critici e professionisti del settore.