Sul profilo Twitter di Luca Iaccarino, autore di Cibo di strada - Il meglio dello street food in Italia, pubblicato quest'autunno da Mondadori con illustrazioni di Gianluca Biscalchin, c'è scritto: «Viaggio e mangio grazie a Lonely Planet, Repubblica e Slow Food. Ho scritto Cibo di Strada (Mondadori) e Dire Fare Mangiare (ADD) e mi godo la famiglia».
E già si comincia a provare un po' di invidia di quella buona. Ma se si apre il suo ultimo libro su quella che dichiara essere una grande passione - il cibo di strada, quello vero, quello «in cui ci si unge» - si scopre:
1 - che le pagine del libro sono perfette per essere usate come cartocci, lo dice anche l'autore: sono «resistenti, igieniche, di grande assorbenza», e se qualche lettore le usasse così, Luca lo riterrebbe un grande successo.
2 - che il cibo di strada e il libro di Luca Iaccarino hanno una cosa in comune: non sono adatti a signorine e mammolette, perché «il ristorante è lirica, la trattoria è pop, il cibo di strada è rock» e la vera cucina di strada «è, appunto, servita per strada, economicissima, semiabusiva» ma «gustosa, unta, rigogliosa, conviviale, compagnona, grassa, etilica, popolare, promisqua, carnale».
3 - che conoscere il panorama italiano del cibo di srada è una vera esperienza culturale, vuol dire «mangiare il territorio», perché «Per dire, i buffet Triestini raccontano di commerci antichissimi, le osmize friulane del dominio asburgico, il pane cunzato siciliano della vita contadina, il panino milanese di quella operaia, l'hamburger l'impatto della cultura americana, la moda dei bagel l'Italia dei party, il kebab quella delle migrazioni nordafricane e turche e così via.»
Come si usa Cibo di strada di Luca Iaccarino
Le 180 pagine di Cibo di strada sono suddivise per regioni, nel capitolo dedicato a ciascuna regione sono descritti i cibi di strada che in quel territorio sono più forti, anche se magari si trovano anche in altre regioni. Per quanto riguarda i locali invece, per ogni regione sono segnalati anche quelli che vendono una specialità tipica di qualche altra zona, come i panzerotti a Milano o il bacaro veneziano in Lazio e il Kebab in Piemonte.
Non ci sono tutti i rivenditori di cibo di strada d'Italia, ma solo la personalissima selezione dell'autore, che ripete più di una volta che se qualcuno si sente poco rappresentato in questa guida, non deve far altro che contattarlo, e lui renderà la prossima edizione più ricca.
Per quanto riguarda le tipologie dei locali, in questa guida troverete baracchini segreti, chioschi popolari, signore baresi che servono manicaretti praticamente dalla finestra di casa, ma anche - specialmente a Roma, Milano e Torino - molti «posti giovani, moderni, addirittura fashion, quelli che fanno panini firmati, quelli con gli arredi griffati, quelli che piacciono alla gente che piace. Anche questo è street food e, per quanto gourmet, costa sempre infinitamente meno che sedersi al ristorante».
Nel libro troverete anche, oltre alle illustrazioni di Gianluca Biscalchin, specchietti informativi come quelliche aggiungevano un po' di sale ai sussidiari delle elementari, dedicati alle cooperative di pesca come allo spritz oppure al rapporto di Uliassi e Cedroni col cibo di strada. In fondo al libro, ci sono anche due o tre pagine a righe per prendere appunti.