Local, green, low calories, oppure bio, a chilometro zero, sostenibile se vogliamo scrivere in italiano.
Sono le tendenze che fanno bene e che non si riferiscono più al solo mondo del food ma, anche, all’arte del bartending e dintorni. Il cocktail del futuro? È sostenibile, ça va sans dire.
I suoi ingredienti? Naturali e a portata di bartender: sono nell’orto dentro al locale, vero e proprio attrezzo del mestiere come shaker o bar spoon, oppure si trovano a pochi chilometri dalla porta d’ingresso.
Là fuori, tra le bacche, i germogli, le radici. Dove crescono i fiori.
Dove fiorisce la nuova frontiera dei drink, quella dei cocktail sostenibili.
Sustainability, la tendenza nell’arte dei cocktail
È una tendenza nata negli States ma che si sta diffondendo anche in Italia, quella della sustainability, fatta di piccoli gesti rigorosamente green che rappresentano l’innovazione, rispettano la natura e l’ambiente e prevedono un bere sostenibile. Saranno tra gli elementi chiave della Competition World Class 2017, non a caso, piccoli accorgimenti per ridurre l’impatto dell’inquinamento ambientale come quello del succo degli agrumi per la realizzazione del drink. Poi ancora la buccia dell’agrume per il decoro della composizione alcolica, buccia che, se disidratata, diventa un elegante elemento decorativo. E che vuole bene all’ambiente.
A chilometro zero e di stagione
Così la figura del bartender, sapiente alchimista, si avvicina sempre di più a quella di uno chef stellato, attento ricercatore di materie prime che come lui assaggia, sperimenta e reinventa. Lo fa a chilometro zero, con elementi naturali dal sapore autentico quali erbe, spezie, radici e altre percezioni sensoriali che come i bitter aggiungono ai drink una nota nuova e diversa, virano il gusto dei grandi classici o sono ottimi spunti per un sapore nuovo.
La nuova frontiera del drink va a braccetto, ancora, con il concetto di stagionalità. Prodotti freschi e di stagione fanno i cocktail del futuro, pesche rigorosamente d’estate, fragole fresche, il nuovo, insomma, prevede innovazione e un piacevole ripasso di storia.
Sì, perché sostenibilità, se da una parte fa rima con futuro, dall’altra è sinonimo di un passato che piacevolmente ritorna.
Come al tempo in cui le fragole fresche erano le protagoniste beverine del Bucintoro, cocktail che deve il suo nome alla nave delle cerimonie solenni con cui il Doge di Venezia celebrava lo sposalizio del mare mentre per l’occasione, e solo per l’occasione, al bancone del lussuosissimo Hotel Danieli il mondo intero conosceva un drink a base di fragole, fresche ovviamente, che poi divenne il celeberrimo Rossini.
E chissà quante altre storie si celano dietro un amaro alle erbe autoprodotto o nel profumo di un fiore d’arancio trovato al bancone.