Il mondo dei social ha senza dubbio moltissimi aspetti positivi, come ad esempio lo sviluppo di nuove professioni. Il food styling può sembrare una di queste, anche se in realtà si tratta di una professione nata insieme alla pubblicità sulla carta stampata che, già negli anni ’50, vedeva comparire nei quotidiani e nelle riviste generaliste pagine dedicate alla sponsorizzazione di prodotti food & beverage. E come le mode anche il cibo cambia e si evolve, proprio grazie ai social network abbiamo preso l’abitudine di fotografare prima di mangiare.
Il cibo coinvolge da sempre il senso della vista e il food styling lo documenta attraverso le immagini (e i video). Dietro al mondo del food styling ruotano numerosi satelliti che vanno dalle riviste, alla social adv passando per film e documentari più o meno focalizzati sul tema del food.
Ma come si diventa food styling e food photographer? Ce lo racconta Monique d'Anna, fotografa e food stylist nata a Firenze da genitori tripolini, maestra d’arte, donna tenace e professionista sempre in movimento! Monique d'Anna non è solo una food stylist, è anche docente e founder di Dazzero Academy, la scuola di formazione itinerante che porta corsi di food styling e food photography in tutta Italia.
Che cos’è il food styling?
Gli abiti in passerella possono essere bellissimi ma durante la sfilata, trucco e acconciature hanno molta importanza: trasformano il viso di una semplice ragazza in una donna attraente e sensuale, lo mettono in sinergia con l’abito che dovrà indossare. Succede la stessa cosa per il cibo che ha bisogno di essere presentato al massimo della sua bellezza. Anche questo si ottiene con qualche “trucco”. Il food styling si occupa di rendere belli i piatti buoni!

In cosa la food photography si differisce dalla fotografia di altri generi?
Ogni categoria fotografica sviluppa una diversa visione della realtà, nonché l’uso di differenti capacità, nozioni, conoscenze e attrezzature. Il matrimonialista dovrà essere capace di cogliere il momento giusto, di muoversi velocemente, di capire quando cambiare lente o che tipo di impostazioni usare in quel determinato secondo. Cosi come il ritrattista, che dovrà mettere a proprio agio il modello o dovrà trovare la luce adatta a quel viso. La food photography è più vicina allo still life, quindi alla rappresentazione di elementi statici con la differenza che si dovrà curare il cibo con lo scopo di ingolosire esaltando colori, ombre e dettagli per fare percepire consistenze, texture e tutto quello che fa venire fame!

Quando ha capito che voleva fare questo lavoro?
Ho studiato fotografia quando ero piccola, ma l’amore vero per questo lavoro è arrivato 12 anni fa, quando ho aperto un blog di cucina e il mio nome è stato da subito più accostato alla fotografia che alle preparazioni. In quel momento ho capito che dovevo puntare sull’immagine e non sulle ricette. Mi sono resa conto che non esistevano né scuole né corsi specifici per la food photography o il food styling e i quei pochissimi che ho trovato erano annuali, di poche ore e solo a Milano e/o Roma. Ho quindi sviluppato il mio progetto e ho creato i corsi itineranti in tutta Italia che ho voluto chiamare “dazzero” proprio perché le lezioni che tenevo erano pensate per neofiti o blogger che volevano semplicemente rendere giustizia alle proprie ricette con foto più accattivanti realizzate con reflex - all’epoca i cellulari facevano foto piccolissime e di qualità scadente. - Da quel momento non ho più smesso e mi sono spinta oltre le grandi città, creando sinergie e collaborazioni. Ad oggi contiamo più di 800 corsi completati.

Com'è strutturato il suo lavoro?
Può essere suddiviso in tre parti: una buona parte concettuale dove l’incontro con il cliente è necessario per capire il tipo di comunicazione e che tipo di mood utilizzare. Quindi, si scelgono le basi, i props e gli oggetti di scena per realizzare il set. Si scelgono le luci e si inizia a scattare. Niente è lasciato al caso, tutto è programmato e deciso prima dello scatto. Nell’ultima parte si passa all’editing cioè alla scelta delle foto migliori dello shooting che verranno poi post prodotte e inviate al cliente.

Quali sono le sue fonti di ispirazione?
Direi che i miei maestri sono tutti i miei professori della scuola d’arte frequentata in adolescenza e con loro gli artisti che ho studiato e amato. Mi ispirano continuamente!

Quali sono le soddisfazioni più grandi del suo lavoro?
Sicuramente la soddisfazione più grande è legata alla parte di insegnamento. Quando a fine corso mi sento dire dagli allievi “non vedo l’ora di tornare a casa e provare” oppure quando mi chiamano per dirmi che sono stati scelti da clienti, aziende o editori, è una soddisfazione così grande che mi fa dimenticare le fatiche dei viaggi!

Qual è il futuro del food styling?
Ho un’opinione molto personale riguardo il futuro di questo mestiere. La comunicazione contemporanea ci impone sempre di più immagini dinamiche e impulsi visivi molto veloci a discapito delle foto statiche. Penso che il ruolo del food styling si debba spostare e focalizzare verso la parte video. Ci sarà ancora tanto bisogno di sistemare armoniosamente i soggetti nel set ma cambieranno sicuramente le competenze.
Si tratta di un lavoro in cui c'è spesso spreco di cibo, quali sono gli accorgimenti per ridurre al minimo questo fattore?
Purtroppo non sempre si riesce a rappresentare freschezza, brillantezza o croccantezza in modo naturale, spesso si ha bisogno di piccoli aiuti come prodotti organici che ne simulano altri, spennellate di colore o plastilina! Come è facile immaginarsi, spesso il cibo, dopo lo shooting non è più edibile, sia per i trattamenti che può aver subito sia per essere stato maneggiato più volte. In questi casi non c’è molto da fare. Per il resto, cerchiamo il più possibile di scattare foto che abbiano in comune lo stesso ingrediente nella stessa giornata, per poterlo utilizzare più volte, oppure facciamo attenzione a ridurre le quantità.

Cosa consiglia di fare per diventare food styling?
Sicuramente consiglio di frequentare un corso in presenza e poi consiglio di lavorare in uno studio in affiancamento a professionisti, si impara tantissimo e sono esperienze che possono portare anche a buone occasioni lavorative.
